Rubrica di Dario – N.6: Come scegliere la formulazione (Seconda e ultima parte)

Con queste premesse, sembrerebbe un compito facile scegliere la formulazione, ma in realtà non lo è. D’altronde, se così non fosse, chiunque potrebbe efficacemente improvvisarsi disinfestatore, anche un padre di famiglia, cui basterebbe entrare in una rivendita di prodotti agricoli o in una ferramenta per ottenere risultati paragonabili a quelli di un professionista.

È quindi necessario che i professionisti stessi acquistino consapevolezza della complessità della scelta di un prodotto, trappola, erogatore o formulato che sia, possibilmente con argomentazioni che vadano al di là di un generica constatazione del tipo: “ha sempre funzionato”, oppure: “uno vale l’altro”, e quindi: “tanto vale scegliere quello che costa di meno”.

I criteri per operare la scelta della formulazione devono necessariamente basarsi sulla sicurezza dell’esca e sulla sua appetibilità, ma anche la durevolezza è un fattore importante, soprattutto laddove gli interventi siano eseguiti ad un mese o più di distanza.

I blocchetti offrono la massima sicurezza, visto che possono essere fissati con facilità, e il roditore non può portarne via che poche briciole. Ciò permette anche di valutare i consumi con buona accuratezza: ciò che manca nell’erogatore è stato necessariamente consumato. Quindi, pesando il blocchetto residuo si ottiene una stima affidabile del quantitativo consumato. Le bustine, dal canto loro, possono sì essere fissate, ma anche strappate e portate via, rendendo così più difficile valutarne il consumo effettivo.

L’appetibilità dei blocchetti, generalmente buona, è però mediamente inferiore rispetto alle bustine. E non potrebbe essere diversamente, visto che i blocchetti contengono paraffina, sia pure in piccole quantità. Quindi, in presenza di forte competizione alimentare (ad es. mangimifici, allevamenti), la scelta potrebbe cadere proprio sulle bustine di pasta.

Dimentichiamo invece ogni valutazione sul colore e sull’aroma. Per quanto riguarda il colore, i roditori, non avendo una gran vista, non notano differenze nella colorazione di un’esca. Sono poi sempre stato convinto che l’aroma abbia importanza solo per il professionista, che si sente più sicuro nell’aprire una confezione da cui fuoriesce un intenso profumo di fragola oppure di nocciola. Si tratta infatti di aromi artificiali, realizzati per l’odorato umano e non per quello dei roditori, i quali sono attratti solo dall’odore degli appetenti, essenzialmente dai cereali.

Il terzo aspetto è costituito dalla durevolezza, e cioè dal lasso di tempo per il quale l’esca mantiene una sufficiente appetibilità. Nel caso in cui gli interventi siano frequenti, questo fattore diventa trascurabile, altrimenti la durata dipende dalle condizioni ambientali. I blocchetti sono più resistenti all’umidità, alla polvere e alle basse temperature, e in condizioni normali possono mantenersi appetibili per anni, mentre le bustine di pasta si mantengono meglio in presenza di temperature elevate, ma essendo composte di grassi, la loro durata è comunque inferiore.

Infine, visto che talvolta si rende necessario cambiare il principio attivo (ad esempio perché si ha il sospetto che la popolazione di roditori sia resistente a quello utilizzato), diventa importante considerare i principi attivi con cui è disponibile una data formulazione. Sarebbe auspicabile che l’esca fosse il più simile possibile a quella da sostituire, meglio se dello stesso produttore, ed è quindi bene affidarsi ad una formulazione che sia disponibile in almeno due distinti principi attivi, uno più sicuro (bromadiolone o difenacoum, meno tossici per le specie non bersaglio) e uno più efficace (ad es. brodifacoum).

T&C n.70 – novembre 2015

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Rubrica di Dario – N.5: Come scegliere la formulazione (Prima parte)

La formulazione delle esche rodenticide è un aspetto chiave del controllo dei roditori. Per formulazione si intende la matrice alimentare nella quale il principio attivo viene inserito affinché abbia probabilità di essere ingerito dai roditori. Fino a dieci anni fa, nei cataloghi dei distributori di prodotti per il controllo dei parassiti erano presenti parecchie formulazioni diverse, ognuna di esse disponibile per numerosi principi attivi. La Direttiva Biocidi ha però cambiato le carte in tavola, e oggi esistono molte meno formulazioni, meno principi attivi e, di conseguenza, meno combinazioni formulazione-principio attivo. La stessa Direttiva ha, di fatto, molto limitato anche la possibilità di variare gli ingredienti visto che, una volta registrata, una formulazione deve rimanere sostanzialmente invariata nei suoi coformulanti.

Ecco quindi che i margini di manovra dei professionisti si sono molto ridotti, e una conoscenza dei materiali disponibili diventa fondamentale.

Ma quali sono le caratteristiche in base alle quali valutare le diverse formulazioni?

Fino a pochi anni fa ne distinguevamo tre, adesso ne dobbiamo necessariamente aggiungere una quarta. Vediamo quali sono e perché se ne è aggiunta una nuova.

Cominciamo col dire che le formulazioni, negli ultimi venti anni, non hanno visto sostanziali novità, se non per l’uscita dal mercato di alcune di esse.

Non ci sono più i liquidi concentrati che, nonostante non potessero essere considerati una formulazione essi stessi, offrivano comunque la possibilità di creare le esche a proprio piacimento, inserendo gli ingredienti che di volta in volta si ritenevano più adatti al contesto specifico.

Si potevano preparare quindi esche a base di pesce, frutta o nocciole, talvolta anche liquide, a base di acqua o succo di frutta. Tali esche estemporanee erano molto utili in presenza di forte competizione alimentare.

Sono quasi scomparsi i pellets, così come le bustine di cereali o di sfarinati. Non si trovano più i paraffinati puri (formulati in cilindri o dadini) e neppure i gel, i quali, a differenza del settore degli insetticidi, nel campo del controllo dei roditori non hanno mai fatto breccia. Poco diffusi risultano cerali e fioccati.

Di nuovo, come dicevamo, c’è poco o nulla. Ciò che è profondamente mutato è la proporzione in cui i pochi formulati rimasti si dividono il mercato, oggi pressoché monopolizzato da due sole formulazioni.

La prima è costituita dai blocchetti realizzati con procedimenti di estrusione, i quali hanno espanso notevolmente la loro offerta. La seconda è rappresentata dalle bustine di pasta, un formulato ideato e sviluppato proprio in Italia, ma in forte diffusione anche all’estero, che incontra sempre il favore dei professionisti. Le altre formulazioni, essenzialmente costituite da sfarinati e pellets, hanno un’importanza ormai piuttosto marginale.

Ma quali sono le caratteristiche da valutare nella scelta di una formulazione?

formulazioni

Advion® Gel Scarafaggi e Advion® Gel Formiche: piacciono agli insetti, piacciono al vostro business

Logo Advion Scarafaggi

Advion® Gel Scarafaggi è un’esca che unisce una matrice brevettata molto appetibile a un principio attivo unico, non repellente, l’Indoxacarb, che viene bio-attivato dagli enzimi interni delle blatte.

Gli studi dimostrano che questa formulazione attrae velocemente le blatte, anche in presenza di fonti alimentari alternative. Advion® Gel Scarafaggi può essere applicato in un’ampia varietà di siti.

  • Controllo tempestivo e completo delle principali specie di scarafaggi
  • Utilizzabile per interni ed esterni
  • Adatto agli stabilimenti di manipolazione degli alimenti
  • Formulazione ad alta appetibilità
  • Bio-attivazione ad opera degli enzimi degli scarafaggi

POPOLAZIONI REFRATTARIE ALLE ESCHE IN GEL

Varie ricerche hanno messo in evidenza che la matrice, o formulazione, di alcune esche in gel non attrae più certe blatte. Questo significa che gli scarafaggi non si nutriranno più con l’esca. Advion® Gel Scarafaggi è stato studiato per superare questo fenomeno. La sua formulazione è stata specificamente sviluppata per vincere l’avversione all’esca in gel mostrata da queste popolazioni di scarafaggi. Inoltre, Syngenta è impegnata a monitorare qualsiasi cambiamento nella reazione degli insetti, per garantire la massima efficacia delle sue esche anche negli anni a venire.

APPLICAZIONE OTTIMIZZATA

Nei test di applicazione effettuati, Advion® Gel Scarafaggi ha mostrato una regolare e costante viscosità. L’utilizzazione di un dispositivo che misura la pressione necessaria sul grilletto della pistola applicatrice ha evidenziato che, applicazione dopo applicazione, la quantità impiegata di Advion® è costante.

Poiché Advion® dispone di una formulazione a viscosità ottimizzata, si può essere certi di applicare la corretta quantità di gel, anche in zone non visibili.

EFFICACIA PROVATA

Numerosi studi effettuati con Advion® Gel Scarafaggi hanno mostrato che esso offre un eccellente controllo delle principali specie di blatte che comunemente causano problemi in Europa.

UN PRINCIPIO ATTIVO VINCENTE

Advion® Gel Scarafaggi contiene un principio attivo insetticida brevettato e appartenente alla classe chimica delle ossadiazine, quale unico attuale rappresentante.

Il suo meccanismo d’azione lo differenzia da tutti gli altri insetticidi. Basandosi su un processo di attivazione metabolica che avviene all’interno degli insetti bersaglio, esso offre molteplici vantaggi nella disinfestazione professionale.

Questo processo di attivazione metabolica è importante perché permette di differenziare efficacemente gli insetti bersaglio dagli organismi non bersaglio, come i mammiferi.

PRINCIPIO ATTIVO RIVOLUZIONARIO

Pochi insetticidi utilizzano enzimi naturali presenti negli insetti nocivi per attuare i cambiamenti nella loro struttura molecolare accrescendo la loro efficacia biologica.

Attraverso metodi di ottimizzazione chimica, i ricercatori hanno sviluppato il principio attivo di Advion® in modo che venga bio-attivato dagli insetti bersaglio.

Il processo di bio-attivazione coinvolge enzimi presenti nell’insetto e inizia solo quando il prodotto viene ingerito o assorbito dalla blatta. L’Indoxacarb, grazie al processo guidato dal metabolismo degli insetti bersaglio, viene bioattivato e convertito nella forma attiva.

Il fatto che il principio attivo divenga realmente letale solo all’interno dell’insetto bersaglio, consente ai professionisti della disinfestazione di gestire al meglio il controllo degli insetti infestanti e i suoi effetti sull’ambiente.

Advion® Gel Scarafaggi è stato formulato specificamente per risultare appetibile a tutte le specie di scarafaggi infestanti tra cui Scarafaggio nero (Blatta orientalis), Blattella germanica (Blatella germanica) e Blatta americana (Periplaneta americana).

Il leggero ritardo dell’effetto letale del principio attivo contenuto in Advion® Gel Scarafaggi fa sì che le blatte, una volta consumata l’esca, abbiano il tempo di ritornare nel loro rifugio e di contaminare molti altri scarafaggi. Il risultato è una significativa riduzione dell’infestazione attraverso il meccanismo di transfer orizzontale.

Logo Advion Formiche

Advion® Gel Formiche usa un nuovo principio attivo, l’Indoxacarb, che viene bio-attivato nella sua forma ad alta efficacia insetticida dal metabolismo delle formiche.

Advion® Gel Formiche combina la provata efficacia dell’Indoxacarb con una formulazione in gel molto attraente per le formiche, fornendo così un controllo potente e ad ampio spettro delle formiche infestanti.

  • Un meccanismo d’azione rivoluzionario
  • Altamente attraente per tutte le principali specie di formiche
  • Controllo totale della colonia
  • Adatto per gli stabilimenti di manipolazione degli alimenti
  • Viscosità ottimale in tutte le situazioni
  • Trasparente, inodore, non macchia
  • Utilizzabile per interni ed esterni

I VANTAGGI DELLA BIO-ATTIVAZIONE

La bio-attivazione è un processo metabolico innovativo che sfrutta lo stesso metabolismo della formica per provocare il cambiamento nella struttura molecolare dell’Indoxacarb potenziandone l’efficacia insetticida.

Dopo l’ingestione di Advion® Gel Formiche, gli enzimi interni degli insetti convertono la molecola di Indoxacarb nella sua forma letale. Il metabolita attivo si lega al sito bersaglio e blocca i canali del sodio dell’insetto, che va incontro a paralisi e morte.

Questa attivazione metabolica fa sì che l’Indoxacarb distingua efficacemente tra insetti bersaglio e organismi non bersaglio, come i mammiferi. Il fatto che il principio attivo divenga realmente letale solo all’interno dell’insetto bersaglio consente ai professionisti della disinfestazione di gestire al meglio il controllo degli insetti infestanti e i suoi effetti sull’ambiente.

CONTROLLO TOTALE DELLA COLONIA

Advion® Gel Formiche agisce sulle principali specie di formiche colpendo gli individui in tutti gli stadi di vita e portando all’eliminazione dell’intera colonia.

Il leggero ritardo dell’effetto letale dell’Indoxacarb, il principio attivo contenuto in Advion® Gel Formiche, consente agli insetti, una volta consumata l’esca, di tornare nel loro rifugio per contaminare altre formiche. Il risultato è una significativa riduzione della popolazione. Le formiche operaie, attraverso la trofallassi, condividono l’esca con i membri riproduttivi della colonia, causando la morte della regina e la completa eliminazione dell’infestazione. Advion® Gel Formiche, se applicato seguendo correttamente le istruzioni, aiuta a eliminare le formiche in pochi giorni.

CONTROLLO DI UN’AMPIA VARIETÀ DI FORMICHE, INTERNAMENTE ED ESTERNAMENTE

Advion® Gel Formiche è stato formulato specificamente per risultare attraente per molte specie di formiche infestanti tra cui, a titolo esemplificativo:

  • Formica nera (Lasius niger)
  • Formica faraone (Monomorium pharaonis)
  • Formica argentina (Linepithema humile)
  • Formica fantasma (Tapinoma melanocephalum)

Altre specie controllate comprendono: Paratrechina longicornis, Pheidole megacephala, Myrmica rubra, Crematogaster spp Tetramorium spp e Camponotus spp.

Dato il suo favorevole profilo ambientale, Advion® Gel Formiche può essere usato sia all’interno che all’esterno di diversi siti:

  • Residenziale (Appartamenti e condomini, Casali e ville),
  • Trasporto (Aerei, Autobus, Navi, Treni),
  • Commerciale e Industriale (Industrie alimentari, Hotel, Ristoranti, Supermercati, Magazzini),
  • Pubblico e Istituzionale (Ospedali, Scuole, Case di riposo)

UNA GRANDE APPETIBILITÀ ADATTATA ALLE DIVERSE ABITUDINI ALIMENTARI DELLE FORMICHE

La maggior parte delle specie di formiche, a un certo punto, mostra una preferenza per la melata o gli alimenti dolci. Alcune, tuttavia, si nutrono anche di cibi proteici o oleosi. Dato che le preferenze alimentari delle formiche sono estremamente volubili, è di importanza cruciale usare un’esca in gel che permetta una maggiore flessibilità.

A tal fine Advion® Gel Formiche è stato formulato in modo da risultare maggiormente apprezzato dalle principali specie di formiche, consentendone un controllo più sicuro.

UNA VISCOSITÀ OTTIMALE

Questa formulazione ad alte prestazioni è progettata specificamente per essere un vero gel. Ciò significa che Advion® Gel Formiche può essere applicato in molte situazioni, come ad esempio la parte inferiore di una superficie orizzontale o su superfici verticali dove il prodotto rimarrà nella zona in cui si applica. Inoltre, può essere applicato su molti tipi di superfici, incluse quelle porose, con scarse possibilità di essere assorbito, mantenendo quindi elevate prestazioni contro le formiche bersaglio.

Rubrica di Dario – N.4: Come scegliere il principio attivo (Seconda e ultima parte)

Gli anticoagulanti presenti oggi sul mercato sono sostanze molto affini, sia nella struttura chimica che nel meccanismo d’azione. Tuttavia, presentano caratteristiche assai diverse, sia in termini di tossicità per le specie bersaglio e non bersaglio, sia di possibilità di sviluppo della resistenza, e la conoscenza di tali aspetti è il presupposto essenziale dell’attività di un professionista del pest control. Non è superfluo rilevare che la differenza fra un professionista e un utente occasionale, ad esempio un agricoltore, è proprio nella capacità di discernere le differenze fra le varie sostanze, conoscendone pregi e difetti, e valutandoli a seconda del contesto in cui si opera.

Per orientarci nella loro scelta, dobbiamo valutare tre diversi aspetti:

1) efficacia contro le specie bersaglio

2) rischi per le specie non-bersaglio

3) possibilità di sviluppo di resistenza

Il primo punto, benché fondamentale, non può tuttavia essere valutato senza considerare il secondo. In sostanza, la scelta del principio va fatta considerando entrambi gli aspetti.

Spieghiamoci meglio. Se io lavoro in un allevamento di maiali o in un giardino nel quale vivono dei cani, o semplicemente in una zona di campagna o in una villa urbana con presenza di rapaci (poiane, falchi, gufi, barbagianni ecc.) o altri predatori di topi e ratti (faine, martore, donnole ecc.), mi devo porre il problema dell’esposizione al rodenticida anche di questi animali, che potrebbero nutrirsi di ratti intossicati. Quindi, dovrò selezionare un principio attivo efficace e nel contempo sicuro.

In tali condizioni, utilizzare brodifacoum o flocoumafen, molto potenti e tossici anche per la fauna non bersaglio, è estremamente rischioso. In queste situazioni, è meglio puntare su rodenticidi meno potenti, come bromadiolone e difenacoum.

Una domanda potrebbe sorgere spontanea: perché non considerare anche i rodenticidi della prima generazione ancora presenti sul mercato (warfarin, coumatetralyl, clorofacinone)? La risposta si articola in questi quattro punti principali:

I. la loro efficacia è significativamente inferiore rispetto ai rodenticidi della seconda generazione;

II. per essere efficaci, necessitano di essere ingeriti per più giorni. Quindi, i quantitativi distribuiti sono maggiori e di conseguenza anche la loro presenza nell’ambiente;

III. questi principi attivi sono a forte rischio di sviluppare resistenza; è questo un problema concreto, da non sottovalutare assolutamente, ed esplicitamente considerato nelle etichette dei rodenticidi.

IV. le formulazioni presenti sul mercato sono ormai pochissime, e la loro reperibilità è difficile.

Rimandando la trattazione dell’argomento ad un articolo specifico, potremmo schematizzare così la questione:

– se il professionista sospetta o è certo della presenza di individui resistenti, allora è bene evitare l’uso di anticoagulanti della prima generazione;

– per quanto riguarda quelli della seconda generazione, quelli ritenuti immuni dal fenomeno sono essenzialmente i tre più potenti, vale dire brodifacoum, flocoumafen e difethialone.

– bromadiolone e difenacoum, invece, sono principi attivi dalle numerose caratteristiche positive (efficacia e tossicità nei confronti delle specie non bersaglio), consigliabili nella maggior parte dei trattamenti. Solo nei casi di comprovata resistenza (dimostrati in alcuni paesi europei), si consiglia quello dei principi attivi più tossici e potenti come brodifacoum e flocoumafen, con l’accortezza di distribuire bassi quantitativi di esca, puntando invece su interventi più frequenti, applicando cioè la distribuzione “ad impulsi”.

EXIT 100 SC FLOW: la più moderna formulazione a base di cipermetrina

EXIT 100 SC FLOW è il primo insetticida a base di cipermetrina ad essere formulato in Sospensione Concentrata in acqua, altrimenti nota col termine di Flowable.

Nelle formulazioni SC, il principio attivo solido rimane in sospensione stabile in un fluido, generalmente l’acqua, grazie all’azione di opportuni agenti sospensivanti.

Il principio attivo deve essere in forma solida cristallina per poter essere finemente macinato fino ad ottenere particelle di diametro variabile fra 3 e 5 micron e quindi disperso in maniera omogenea in acqua con l’aiuto di opportuni coformulanti.

La cipermetrina tecnica non è però un solido cristallino ma un liquido viscoso e quindi non adatto alla formulazione in Sospensione Concentrata.

Com’è stato possibile allora avere ottenuto la formulazione di EXIT 100 SC FLOW?

È stato necessario fare sì che la cipermetrina potesse assumere una forma solida cristallina per poi essere micronizzata e formulata come normalmente succede per i principi attivi solidi.

Il processo produttivo per ottenere una forma solida della cipermetrina è piuttosto complesso e raffinato e si snoda fra varie fasi in cui il principio attivo viene fatto assorbire stabilmente in un carrier inerte solido. È proprio il suo processo formulativo a rendere EXIT 100 SC FLOW estremamente raffinato e unico.

Per quale ragione si è voluto ottenere un prodotto Flowable con Cipermetrina?

Le formulazioni SC hanno il vantaggio di essere più persistenti rispetto alle altre formulazioni liquide. I Flowable uniscono i vantaggi delle formulazioni liquide a quelli delle polveri, eliminando contemporaneamente le caratteristiche negative di queste ultime.

Le particelle cristalline che vengono distribuite sulle superfici trattate non sono assorbite dalle superfici stesse e quindi il principio attivo rimane più a lungo disponibile per poter esplicare la sua azione insetticida.  Ne deriva perciò un maggior effetto residuale del prodotto.

Inoltre, questo tipo di formulazione presenta anche vantaggi per l’operatore perché le particelle presentano un minor rischio di assorbimento cutaneo e nel caso dei piretroidi, e della cipermetrina in particolare, ne diminuisce sensibilmente il potere irritante.

Rubrica di Dario – N.3: Come scegliere il principio attivo (Prima parte)

Il principio attivo è l’ingrediente fondamentale dell’esca rodenticida, e cioè la sostanza che, se ingerita in una dose sufficiente dall’animale bersaglio, è in grado di causarne la morte.

I principi attivi utilizzati nel corso della storia sono i più disparati. Testimonianze storiche parlano dell’uso di estratti di piante (soprattutto l’elleboro) nell’Antica Roma per uccidere topi e ratti, mentre l’estratto di scilla rossa (Urginea maritima), una pianta mediterranea, è stato impiegato fino al secolo scorso per lo stesso scopo. Fino agli anni ’50 del secolo scorso i rodenticidi avevano tutti azione acuta, e cioè portavano a morte il roditore dopo poche ore dall’ingestione della dose letale di tossico. Ciò presentava l’inconveniente di suscitare ben presto nella popolazione una forte diffidenza nelle esche tossiche, rendendone difficile il controllo.

Due eventi indipendenti, uno risalente a più di cinquant’anni fa, l’altro ben più recente, hanno però cambiato drasticamente lo scenario di riferimento dei rodenticidi.

Il primo è stato l’avvento degli anticoagulanti, una classe di principi attivi derivati sintetici delle idrossicumarine, i quali, a partire dagli anni ’50, hanno trovato crescente diffusione nel mercato mondiale. Paradossalmente, il successo di tali principi attivi risiedeva (e risiede tutt’ora) nel ritardo con cui il meccanismo d’azione provoca dapprima il malessere e successivamente la morte dell’individuo. Tale ritardo, quantificabile in un lasso di tempo di alcuni giorni (tra 2 e 7) fa sì che gli altri individui del nucleo familiare o dell’intera colonia non siano in grado di associare l’ingestione del cibo con il malore, e questo evita l’insorgere di una diffidenza verso l’esca rodenticida.

Il secondo evento, assai più recente, è costituito dall’entrata in vigore della Direttiva Biocidi, la cui applicazione ha, di fatto, estromesso dal mercato tutti i rodenticidi presenti fino a pochi anni fa sul mercato (fosfuro di zinco, norbormide), ad eccezione degli anticoagulanti.

Ciò ha fatto sì che, nonostante gli innegabili problemi connessi con il loro uso, ad oggi non vi sia alcuna alternativa concreta all’uso degli anticoagulanti, con la conseguenza che la scelta del principio attivo deve necessariamente ricadere su una sostanza di questa famiglia.

Tutti gli anticoagulanti sono provvisti dello stesso meccanismo d’azione: essi bloccano la sintesi epatica della vitamina K, un fattore essenziale della coagulazione. Tuttavia, la presenza di scorte di tale sostanza nel fegato garantiscono all’individuo un limitato periodo di autonomia, quantificabile appunto in alcuni giorni. Una volta terminate le scorte “endogene”, l’individuo avverte i primi sintomi, consistenti in emorragie localizzate in varie parti del corpo; l’estendersi delle emorragie agli organi vitali provoca prima il malore e successivamente la morte.

Nel prossimo contributo entreremo nel cuore del problema, e parleremo di come si sceglie il principio attivo rodenticida.

Foto: Urigea marittima sull’isola di Zannone – Dario Capizzi

Rubrica di Dario – N.2: Associare due principi attivi migliora l’efficacia di un rodenticida?

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L’associazione di più principi attivi è una pratica diffusa nel pest control, e riguarda per lo più famiglie di biocidi diverse dai rodenticidi, soprattutto gli insetticidi. In questi ultimi, infatti, si assiste spesso alla combinazione di due principi attivi nello stesso formulato, e ciò viene fatto per rispondere a due diverse esigenze, combinando quindi sostanze diverse. Il primo obiettivo è quello di combinare un’azione abbattente ad una residuale, garantendo quindi sia una buona efficacia iniziale del biocida che un suo effetto prolungato. Il secondo è quello di impedire lo sviluppo di fenomeni di resistenza, ed in questo caso ad essere abbinati sono soprattutto principi attivi di diverse famiglie. La probabilità che un individuo sia resistente a due diverse famiglie di principi attivi, infatti, è molto bassa.

Viene a questo punto spontaneo domandarsi se questi ragionamenti siano applicabili o meno anche per i rodenticidi, soprattutto in considerazione del fatto che in commercio esistono formulati che prevedono proprio l’abbinamento di due principi attivi. Negli scorsi decenni in commercio esistevano formulati che contenevano l’abbinamento di warfarin e sulfachinossalina, un farmaco veterinario, sulla cui maggior efficacia rispetto alla formulazione contenente il solo warfarin, tuttavia, non vi era accordo unanime.

Attualmente vi sono in commercio formulati che abbinano due differenti anticoagulanti, il cui valore aggiunto, a detta dei distributori, consisterebbe nella minore probabilità di sviluppare resistenza. In realtà, l’associazione di due principi attivi anticoagulanti non comporta alcun vantaggio. Si tratta, infatti, di principi attivi della stessa famiglia, provvisti del medesimo meccanismo d’azione, la cui associazione non garantisce quindi alcun beneficio aggiuntivo rispetto all’azione del più potente dei due per aggirare il fenomeno della resistenza.

Almeno in teoria, l’unica associazione che potrebbe avere senso (fermo restando che necessiterebbe di essere opportunamente sperimentata) sarebbe quella fra un anticoagulante ed uno dei vecchi veleni acuti, provvisti, questi sì, di meccanismi d’azione differenti. Tuttavia, come noto, i rodenticidi acuti non sono disponibili sul mercato, e tale possibilità rimane, appunto, solo teorica. Qualora fosse possibile, comunque, comporterebbe la rinuncia al principale punto di forza degli anticoagulanti, e cioè quello del ritardo con cui si manifestano i sintomi dell’intossicazione rispetto all’ingestione della dose letale, che è poi la chiave del loro successo.

Rubrica di Dario – N.1: L’importanza di pensare come un topo

Sono passati quasi trent’anni da quando, giovane studente del corso di laurea in scienze forestali, ho cominciato ad occuparmi dei problemi causati dai roditori alle attività umane, sotto la guida esperta ed autorevole di Luciano Santini, che in quegli anni (siamo nella seconda metà degli anni ’80) insegnava zoologia forestale all’Università della Tuscia, i cui insegnamenti mi sono sempre stati di grande utilità, e con il quale ho il piacere di collaborare e confrontarmi ancora oggi.

Inizialmente, mi occupai del problema dei danni alle semine forestali, poi dopo la laurea mi interessai di altri aspetti, dalle industrie alimentari ai centri urbani, dall’agricoltura alle isole. Sebbene possa dire di avere ormai accumulato una discreta esperienza a riguardo, mi sono dato un regola aurea da cui non trasgredire, che posso sintetizzare così: mai smettere di imparare.

La ragione è semplice: considerarsi arrivato, senza necessità di aggiornare continuamente le proprie conoscenze, ti induce inevitabilmente a ripetere sempre le stesse cose e sempre peggio, ad affrontare i nuovi problemi sempre con lo stesso approccio, mentre normative e materiali cambiano, e con loro le esigenze e le aspettative di chi ti chiama a risolvere un problema.

Da un lato leggo e mi aggiorno il più possibile e, pur non rinunciando mai a dire la mia, che sia un convegno o una rivista scientifica, dall’altro cerco sempre di stare a sentire chi ho di fronte, nella convinzione che la maggior parte delle cose che so le ho imparate sul campo, ascoltando i problemi e valutando le soluzioni –giuste o sbagliate che fossero- di volta in volta adottate per risolvere un problema. In questo senso, il confronto con i professionisti è stato fondamentale: sono loro ad avere il polso dei problemi, dei materiali e dei prodotti, ma anche delle ricadute normative e delle esigenze dei clienti finali. Da loro mi arriva sempre un feedback specializzato, spesso di alto livello, analizzato dal punto di vista di chi un problema lo deve risolvere, e non solo raccontare.

C’è un’ultima considerazione che vorrei fare: nel corso di questi anni ho imparato quanto sia decisivo capire come ragionano e come percepiscono l’ambiente le specie che cerchiamo di combattere. Prevedere quali saranno i percorsi, le vie d’accesso e le fonti alimentari è cruciale nell’impostare la strategia, così come identificare le aree più favorevoli e quelle che lo sono meno. In altre parole, parafrasando Oscar Wilde, l’importanza di pensare come un topo!

Dario

Rubrica di Dario: approfondimenti e riflessioni dell’esperto nella gestione dei roditori

Siamo orgogliosi di comunicare che presto inizieremo la pubblicazione di brevi articoli scritti da Dario Capizzi, conosciuto da tutti come l’esperto italiano attualmente più qualificato nel settore della disinfestazione dei roditori.

Vorremmo che la sua rubrica diventasse un piacevole appuntamento per tutti i professionisti della disinfestazione: i suoi articoli, arguti e molto precisi, chiariscono molti dubbi e falsi miti che spesso confondono anche i disinfestatori.

Per chi ancora non lo conoscesse, Dario Capizzi attualmente funzionario della Regione Lazio, è un esperto di problematiche inerenti il monitoraggio e la gestione dei roditori, cui ha dedicato gran parte della sua attività professionale e scientifica. Come capirete seguendolo nella sua rubrica, è convinto che il lavoro di un professionista non possa prescindere dalla conoscenza degli aspetti tecnici e biologici, senza però trascurare quelli storici, culturali e socioeconomici.

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