Rubrica di Mauri N.3: Carabidi in città

Le trappole per il monitoraggio delle blatte non sono generalmente selettive, per cui capita spesso di catturare altri artropodi, meno pericolosi, ma che vanno opportunamente segnalati specialmente se lavoriamo in un’area sensibile (aziende alimentari, ospedali, scuole, alberghi). Non è difficile trovare degli insetti scuri, più o meno allungati, dai colori talvolta metallici, con sottili mandibole affilate e che all’occhio del profano vengono scambiati per scarafaggi. Attirati soprattutto dalle luci artificiali, questi insetti notturni penetrano all’interno delle strutture, provocando disagio e preoccupazione nelle persone. In realtà si tratta di coleotteri Carabidae, senza alcuna importanza dal punto di vista igienico-sanitario, e che svolgono la loro attività di predatori a livello del suolo, anche in prossimità degli ambienti urbanizzati. Si nascondono nel terriccio umido, sotto le pietre, in mezzo alla vegetazione. In ambiente naturale la vita di un adulto è di solito inferiore a un anno.

Nel nostro paese sono presenti oltre 1300 specie, ma nelle aree agricole, nei giardini, nei parchi e negli incolti risultano dominanti pochi gruppi. Pterostichus sp., Carabus coriaceus, C. picenus, C. germarii sono grossi coleotteri carnivori ormai poco comuni negli ambienti urbani, mentre sono sempre più abbondanti quelle specie che si sono adattate ad una dieta vegetariana, un’eccezione per questo ordine di coleotteri.

Ad esempio Zabrus tenebriodes, lungo poco meno di 2 cm, è un tipico infestante dei campi di cereali coltivati: gli adulti erodono le cariosside in fase di maturazione, mentre le larve possono rovinare le piantine più giovani e le parti verdi delle foglie. Nelle nostre città le infestazioni sono legate soprattutto al genere Amara (in particolare modo A. aenea) e al gruppo degli “harpalini” (genere Harpalus, Pseudophonus, Ophonus, ecc.). Questi insetti, caratterizzati da un’alimentazione prettamente oppure parzialmente granivora, presentano delle mandibole corte, tozze e smussate, utili per questo tipo di dieta, e naturalmente le loro popolazioni possono crescere in maniera esponenziale se sono disponibili grandi quantità di risorse alimentari come semi di Graminacee e Ombrellifere, spontanee o coltivate. Tale particolare adattamento si riflette nel comportamento alimentare delle larve, in grado di trasportare e di “sgusciare” questi vegetali all’interno di gallerie, profonde diversi centimetri, scavate nel terreno.

Una delle specie più conosciute in grado di invadere in estate le nostre abitazioni è Pseudophonus rufipes, nerastro con le zampe rossastre, noto per danneggiare le fragole nei campi in quanto si nutre degli acheni dei frutti, ma capace di consumare anche semi di altro tipo e piccoli invertebrati. Quando le densità diventano particolarmente abbondanti e le risorse alimentari tendono a scomparire, questi carabidi abbandonano i siti naturali e si avvicinano in gran numero, spesso volando, agli ambienti urbanizzati. Ultimamente un altro piccolo insetto, Carterus fulvipes, ha cominciato a colonizzare campi coltivati di ombrellifere da seme e successivamente, con migliaia di individui, tende ad infestare i centri abitati adiacenti: la regione Emilia Romagna, tramite il servizio fitosanitario, ha addirittura prodotto una nota informativa sulle procedure e comportamenti nei confronti di queste particolari invasioni. Infine un’altra specie, bicolore e legata a prati incolti asciutti e di erba medica, Diachromus germanus, in annate favorevoli può creare grossi disagi, quando di sera, in pianura padana, centinaia di individui cercano di entrare nelle abitazioni vicine. È difficile prevedere queste oscillazioni numeriche di anno in anno, poiché le variabili ambientali (temperature ed umidità, parassiti, predatori, risorse alimentari, ecc.) sono numerose e le interazioni particolarmente complesse. In ogni caso il disinfestatore deve identificare l’infestante, rassicurando il cliente sull’assenza di eventuali rischi sanitari. Poi, se necessario, per diminuire le densità dei coleotteri, effettuerà un trattamento chimico lungo il perimetro e i muri esterni della struttura con formulazioni a base di piretroidi residuali, creando una specie di barriera e tenendo in considerazione che l’infestazione potrà semplicemente essere attenuata, ma non risolta. E come al solito nel tempo ritornerà l’equilibrio, e non sarà per merito nostro!

 

 

 

Casi di successo: Bird Free contro i piccioni di Palazzo Venezia, Roma

Risalente al 15° secolo, nel 1469 Palazzo Venezia divenne una Residenza Papale. Oggi è più famoso per i discorsi al popolo di Mussolini, affacciato dal balcone del Palazzo che si apre su Piazza Venezia. Da lì comunicò la sua dichiarazione di guerra alla Gran Bretagna e alla Francia del 1940.

All’interno di Palazzo Venezia sono stati identificati tre punti nei quali si è reso necessario il trattamento con 小島 Bird Free per eliminare l’infestazione di piccioni: la loggia a forma di L, nel sud-ovest del Palazzo (sinistra); un cortile interno, in cui si trovano le apparecchiature di condizionamento dell’aria (centro); e la loggia, nel sud-est del Palazzo, che si affaccia sul Monumento del Milite Ignoto (destra).

I piccioni si appollaiavano di notte sulle travi della parte sud della loggia a forma di L, nel sud-ovest del Palazzo. Gli escrementi dei piccioni avevano notevolmente imbrattato il pavimento della loggia.

Le sette capriate nella parte sud della loggia sono state pulite. I Vassoi di 小島 Bird Free sono stati installati sulle travi superiori delle capriate distanziati di 20 centimetri fra loro (centro), mentre sulle travi inferiori sono stati posti a una distanza di  25 centimetri fra loro (destra).

I vassoi non sono visibili dal basso.

I vassoi di 小島 Bird Free sono stati posizionati a 25 centimetri fra loro in tutte le piccole sporgenze su entrambi i lati della loggia a forma di L.

Nel cortile interno, i piccioni nidificavano in un armadio situato su un balcone in legno. L’ingresso del mobile è stato bloccato per evitare che i piccioni penetrassero nuovamente e l’intero pavimento del balcone è stato pulito e trattato con vassoi di 小島 Bird Free a 15 centimetri di distanza fra loro. Le travi, su cui si appollaiavano i piccioni (destra), sono state pulite e trattate.

Il parapetto e le attrezzature dell’aria condizionata nel cortile interno sono state pulite dal guano e trattate con vassoi di 小島 Bird Free come precedentemente indicato.

Le incrostazioni sulle travi della loggia nel sud-est del Palazzo evidenziavano  il luogo dove i piccioni si appollaiavano di notte. La parte superiore della capriata  più lontana dalla porta, maggiormente infestata, è stata trattata con vassoi di 小島 Bird Free posti a 20 centimetri fra loro. Le parti superiori delle restanti travi sono state trattate con i vassoi a 20 centimetri di distanza fra loro, un metro su entrambi i lati del vertice. Mentre tutte le restanti parti delle travi sono state trattate con i vassoi distanziati di 25 centimetri l’uno dall’altro.

Si ringrazia per la disponibilità l’azienda Green Chemical che ha eseguito il lavoro.

Un Corso Certificato davvero speciale

Nella vita capitano opportunità strane, inaspettate.

Ecco cosa è successo in Colkim. In Maggio siamo stati contattati da Andrea Gentili, della Hampton Tecnico Sanitaria di Roma, che chiedeva la nostra disponibilità a realizzare un corso personalizzato per un cliente veramente particolare: il carcere di Frosinone.

La decisione è stata unanime e immediata: l’avremmo fatto e gratuitamente. Sapevamo che sarebbe stato impegnativo tuttavia sentivamo di voler concretizzare un aiuto per dare un segno di vicinanza offrendo la nostra pluriennale professionalità con i Corsi Certificati.

Dalla prima richiesta alla realizzazione è passato pochissimo tempo sebbene ci fossero da portare avanti i tanti impegni e progetti già in agenda. In Luglio Aldo Gelli e Maurizio Bocchini hanno tenuto un corso di due giornate per dei discenti specialissimi: i detenuti della Casa Circondariale di Frosinone.

I corsi che si svolgono nelle carceri hanno l’obiettivo di offrire delle opportunità a coloro che, scontata la pena, dovranno cercare un lavoro per iniziare una nuova vita.

È difficile immaginare ciò che si prova ad entrare in un carcere anche solo per motivi lavorativi. Aldo e Maurizio sono rimasti impressionati dalle misure di sicurezza con i cancelli che si chiudevano dietro di loro e l’impossibilità di far entrare qualsiasi oggetto. Tutto questo fa sentire davvero isolati dal mondo esterno.

Proprio in contrasto con questa sensazione, hanno potuto rilevare ed apprezzare la volontà e la capacità dei responsabili del carcere per dare speranze e opportunità concrete ai detenuti.

Con grande sorpresa hanno trovato dei discenti attentissimi, curiosi, coinvolti, che hanno dato la soddisfazione più grande a tutti noi che abbiamo preparato e realizzato il corso con la consueta passione, precisione e scrupolosità.

Ecco la lettera del Carcere che ci ha veramente fatto piacere ricevere:

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Si ringraziano Andrea Gentili e Vittorio Cané che hanno curato i contatti con Francesco Cocco, Luisa Pesante e Rosa Maria Luporuggiero, Responsabili della Casa Circondariale di Frosinone.

Rubrica di Dario n.16: Il sopralluogo, questo sconosciuto (Prima parte)

Nella mia attività ho spesso constatato che il sopralluogo è la fase più importante nella predisposizione di un piano di controllo ma, al tempo stesso, troppo trascurata. Il sopralluogo ha indubbiamente una doppia valenza, tecnica e commerciale. Infatti, se da una parte è vero che in tale fase si raccolgono le informazioni più importanti per predisporre il piano di controllo, dall’altra non va trascurato che è in questa occasione che il cliente si farà un’idea della vostra capacità.

Dal punto di vista commerciale, un sopralluogo frettoloso o, peggio, svogliato è quanto di peggio si possa concepire. Per carità, capita a tutti di avere fretta, vuoi perché si deve andare a prendere il figlio a scuola, o anche solo perché si è stanchi alla fine di una lunga giornata. Ci sono alcuni segnali che possono essere colti: ad esempio, quando il cliente vi dice frasi del tipo “non le interessa vedere la zona esterna?”, probabilmente ha colto che abbiamo fretta e non ci stiamo dedicando a dovere alla risoluzione del problema che a lui sta a cuore. Il suo desiderio, in quel momento, è vederci concentrati sul suo problema, anche il nostro rispondere al cellulare lo indisporrà. Un sopralluogo superficiale non consentirà di raccogliere i dati fondamentali, né ci permetterà di fare una buona impressione al cliente. Insomma, un fallimento da entrambi i punti di vista, tecnico e commerciale.

In generale, è bene evitare di eseguire un sopralluogo in condizioni difficili, per esempio quando il buio impedisce di ispezionare bene le aree esterne, o quando non si ha tempo a sufficienza. Purtroppo non sempre è facile rispettare i tempi che uno si è dato, basta un ingorgo o un imprevisto qualunque e la tabella di marcia salta. Se si è fatto tardi, meglio chiedere scusa e rimandare, insistere ad eseguire un’ispezione di scarsa utilità è controproducente.

Nella fase iniziale, è bene stare a sentire quello che dice il cliente, evitando di esprimere giudizi troppo prematuri. Vi esporrà il problema, riferendo inevitabilmente molti fatti e circostanze inutili, che sarà vostra cura sfrondare, ma in mezzo ai quali ci potranno essere importanti indizi per la risoluzione del problema. Cercherà immancabilmente di minimizzare il problema (“penso che sia sempre lo stesso topo”), di attribuirlo ad una causa esterna (per esempio, a dei lavori eseguiti nelle vicinanze), in alcuni casi avrà addirittura già pronta la soluzione, preferibilmente semplice ed economica (“basta mettere un po’ di bustine qui e lì”). Bisognerà fargli capire, con garbo, che il suo compito non è quello di fare le diagnosi né di trovare le soluzioni, ma di aiutarvi a capire come stanno le cose, in modo da poter individuare una soluzione al suo problema.