Cosa dice l’Auditor – N.3: Un approfondimento sulla UNI EN 16636

Proseguendo l’esplorazione del mondo “UNI EN 16636”, ci rendiamo conto di come le attività elencate nel nostro secondo approfondimento facciano parte di un flusso circolare che l’azienda che applica un sistema in accordo con la norma in oggetto deve essere in grado di garantire e rispettare.

Tutto il punto 5 della norma si concentra sull’analisi di questo diagramma (foto sopra) all’interno del quale si muovono le seguenti figure:

  • Responsabile tecnico
  • Utente professionale (operatore sul campo)
  • Venditore (agente)
  • Amministrazione

le cui competenze sono esplicitate nella appendice già vista, anche questa, nel nostro secondo approfondimento.

Passiamo a esaminare ciascun punto del diagramma che compone per intero il processo del servizio di gestione degli infestanti.

Guardiamo i primi 5 punti di questo flusso:

5.1 Contatto con il cliente

In questo primo contatto con il cliente, è importantissimo tenere conto in modo specifico di qualsiasi preoccupazione del cliente e di eventuali fattori di rischio che possano influire con la scelta del servizio da offrire (ad esempio posizione geografica, natura del business del cliente, valore dei beni interessati dal servizio, ecc.). Il servizio proposto sarà sicuramente diverso tra quello in una azienda che tratta viti o bulloni o quello in un molino!!!!!! [figure coinvolte: Responsabile tecnico, Operatore sul campo, Venditore]

5.2 Ispezionare / Valutare il sito – Monitoraggio

In questa fase il PCO (nella persona della sua persona competente) deve determinare se vi sia una infestazione in atto o se possa, potenzialmente, aver luogo. Le risultanze di questa prima attività, devono essere spiegate al cliente prima che venga implementato qualsiasi intervento.

Questa valutazione deve fornire indicazioni specifiche circa le eventuali specie infestanti, circa i fattori che potrebbero dar luogo o favorire una infestazione; circa l’identificazione delle diverse misure preventive, sia strutturali che no, per attenuare il rischio di una infestazione, proliferazione o reinfestazione (Pest proofing); revisionare e valutare l’efficacia delle precedenti ispezioni, dei precedenti trattamenti e interventi.

Se questa attività fa parte di un regolare contratto di servizio in cui non viene identificata alcuna infestazione si parla di monitoraggio. [figure coinvolte: Responsabile tecnico, Operatore sul campo, Venditore]

5.3 Valutare le infestazioni, identificare i parassiti e condurre una analisi sulla causa originaria

Se viene rilevata una infestazione, il responsabile tecnico, in questa fase, deve condurre una analisi approfondita e spiegare i risultati al cliente.

La valutazione deve riguardare elementi essenziali per una diagnosi accurata, tra cui:

  • Rilevamento e identificazione di parassiti e loro portata e distribuzione;
  • Valutazione dei fattori che potrebbero portare ad una loro proliferazione;
  • Identificazione delle misure preventive per mitigare i rischi di ulteriori infestazioni;

Attenzione particolare si dovrà porre poi sulle situazioni in cui il cliente non è riuscito ad agire in base a precedenti raccomandazioni.

Quando viene identificata la presenza di parassiti, il PCO deve stabilire e rintracciare le possibili fonti dell’infestazione e utilizzare questi risultati per eventuali raccomandazioni formali e per progettare strategie di prevenzione e trattamento.
[figure coinvolte: Responsabile tecnico]

5.4 Valutazione del rischio del cliente e del sito

In questo punto della norma, come nella nuova ISO 9001:2015, si parla di “risk assessment” o analisi del rischio, ovvero, una metodologia volta alla determinazione del rischio associato a determinati pericoli o sorgenti di rischio. Questa può essere applicata in svariati campi, dal settore agroalimentare (HACCP) sino alla gestione dei rischi ambientali.

Esiste addirittura una norma ISO, la 31000, che fornisce principi e linee guida generali per la gestione del rischio. Può essere utilizzata da qualsiasi organizzazione pubblica, privata o sociale, associazione, gruppo o individuo e non è specifica per nessuna industria o settore. La ISO 31000 può essere adottata per molte attività come la definizione di strategie e decisioni, operazioni, processi, funzioni, progetti, prodotti, servizi e beni. Può inoltre essere applicata a qualsiasi tipo di rischio, sia per conseguenze di tipo positivo che negativo.

Nel nostro caso il PCO deve prendere in considerazione:

  • eventuali implicazioni derivanti dai requisiti della natura e della struttura dei locali, dell’ambiente e del luogo, dalle attività svolte sul sito;
  • il potenziale impatto dell’intervento sull’ambiente e sulle specie non bersaglio;
  • l’atteggiamento del cliente nei confronti del rischio (ossia la natura degli organismi parassitari, la probabilità di presenza e / o proliferazione e una valutazione realistica delle potenziali conseguenze che tale presenza avrebbe sul cliente)

[figure coinvolte: Responsabile tecnico]

5.5 Definire il campo di applicazione legale

Il responsabile tecnico stabilisce formalmente quali regolamenti e leggi sono applicabili (nel settore di intervento) e quindi seleziona una strategia di controllo appropriata da includere nel piano di gestione dei parassiti per il cliente.

I diversi scenari di controllo sono soggetti a diverse normative europee, racchiusi all’interno dell’allegato B della norma:

B2. Protezione delle risorse, inclusi legno, prodotti a base di legno e altri materiali (compresi la proprietà degli edifici e il controllo degli uccelli) – Gruppo Principale 2 del regolamento (UE) No. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi

B3. Protezione di piante e prodotti vegetali – Regolamento (CE) No. 1107/2009 relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari

B4. Protezione della salute in esseri umani, animali e bestiame tramite gestione e controllo delle infestazioni (Pest Management) – Gruppo Principale 3 del regolamento (UE) No. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi

B5. Protezione della salute negli esseri umani, animali domestici e bestiame da disinfezione – Gruppo Principale 1 del regolamento (UE) No. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi

[figure coinvolte: Responsabile tecnico]

< Post precedente – Post successivo >

 

 

5° SEMINARIO NAZIONALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER OPERATORI AMBIENTALI PUBBLICI E PRIVATI

Al via il 5° Seminario Nazionale sulle zanzare di Parma.

Le Zanzare: con particolare riferimento
alla 
Aedes albopictus e alla gestione dell’emergenza

17 gennaio 2018

Parma – Camera di Commercio

via Giuseppe Verdi 2

Le iscrizioni sono chiuse ma sarà possibile registrarsi sul posto. Ovviamente sarà possibile fare domande e incontrare i fornitori.

Per ulteriori informazioni, scaricate il volantino qui.

Noi ci saremo, vi aspettiamo!

Aumentare al massimo il successo degli erogatori per roditori

Gli erogatori di esca rappresentano uno strumento importante nei programmi di IPM (Integrated Pest Management) e l’installazione avviene fondamentalmente per due motivi: in primo luogo fornire una misura preventiva per qualsiasi roditore che potrebbe avvicinarsi all’edificio da altre aree e, in secondo luogo, controllare una infestazione di roditori in prossimità oppure all’interno dell’edificio.

Una volta posizionati i contenitori, si presume che possano succedere tre cose:

  1. I roditori presi di mira incontreranno effettivamente gli erogatori;
  2. I roditori entreranno negli erogatori;
  3. I roditori si nutriranno del tipo di esca posta al loro interno.

Sfortunatamente non è sempre così, in quanto i “topi” non interagiscono sempre con gli erogatori installati oppure, anche se lo fanno e consumano le esche, non avviene ciò che il cliente si aspetta: una soluzione rapida al suo problema.

Ma perché questo non avviene? Quali sono i fattori in gioco che potrebbero causare la mancata visita degli erogatori anche quando si è sicuri della presenza di roditori in quel luogo?

  • I roditori si sono accorti della presenza degli erogatori?
  • Oppure li hanno semplicemente ignorati?
  • Magari erano insicuri e timorosi di avvicinarsi ed entrare in questi nuovi “oggetti”?

L’obiettivo di questo articolo è presentare una panoramica degli aspetti relativi alla biologia e al comportamento dei roditori al fine di migliorare i risultati sul posizionamento degli erogatori e conseguente consumo di esca.

I principi discussi qui si applicano a ratti e topi, sebbene questa ricerca sia stata   condotta sul surmolotto (Rattus norvegicus).

Comportamento intorno alle esche

Negli ultimi decenni, i ricercatori hanno raccolto informazioni sul comportamento dei roditori in risposta a oggetti, come le bait station, che appaiono improvvisamente nel loro ambiente. In generale questo comportamento, che dipende da diversi fattori, è complesso e può variare, anche in maniera significativa, da una colonia di roditori ad un’altra. Fondamentale è la densità, cioè quanti roditori condividono le stesse risorse in un’area limitata: ad esempio nel seminterrato di un edificio, in un cantiere, un parco urbano, un giardino inutilizzato e così via. Quello che gli studiosi hanno imparato è che raramente ci sono due infestazioni di roditori esattamente uguali.

La parte successiva della discussione rappresenta una sintesi parziale dei risultati della ricerca, i quali possono aiutarci a implementare e migliorare il servizio del controllo dei roditori.

Esplorazione degli erogatori

Perché i ratti entrano (o non entrano) nei nostri nuovi erogatori?

  1. Il tempo impiegato dai ratti per entrare in un nuovo contenitore di esca posizionato nel loro territorio può variare notevolmente ed avvenire anche in 24 ore oppure richiedere giorni, settimane, mesi. Oppure i nuovi erogatori potrebbero non essere mai visitati. Questa tempistica è correlata in larga misura alla stabilità dell’ambiente. Ad esempio, per quanto tempo il cibo, l’acqua e i nascondigli sono rimasti disponibili e invariati nel tempo? Molte generazioni di roditori sono riuscite a crescere e prosperare nell’ambiente? Se il sito è stato favorevole per la colonia di roditori e il successo riproduttivo elevato, i ratti (almeno alcuni) potrebbero essere disponibili ad interagire con i nuovi erogatori e/o le nuove trappole.
  2. L’esitazione verso nuovi erogatori ed oggetti può essere particolarmente significativa nelle femmine adulte che si sono già riprodotte.
  3. Il comportamento neofobico è più forte verso i nuovi punti esca che verso il nuovo cibo.

Il ruolo degli odori

Che importanza hanno “gli odori”?

  1. Gli odori associati al singolo individuo e alla colonia in generale, possono svolgere un ruolo importante nel comportamento alimentare, sociale e riproduttivo. Queste sostanze chimiche (spesso contenenti feromoni) possono anche influenzare le risposte dei roditori ai nostri erogatori, trappole ed esche. Negli studi sul ratto di fogna all’interno delle aziende agricole, gli erogatori vengono generalmente installati in luoghi in cui si sono verificati i più alti livelli di attività (escrementi, urina, segni di sfregamento, ecc.) e di conseguenza si riscontra il maggior numero di visite al loro interno. E’ chiaro le interazioni sociali tra i ratti hanno interessato gli erogatori frequentati, determinando quali individui del gruppo “erano autorizzati” a nutrirsi delle esche.
  2. I ratti spesso seguono le tracce lasciate da altri individui per arrivare al cibo. In parte questo è dovuto al fatto che tali percorsi sono ricoperti del “profumo” della colonia e dei membri di una stessa famiglia.
  3. Allo stesso modo, se i ratti “toccano” l’esca che trovano all’interno di un erogatore, ciò può essere influenzato dagli odori che i roditori precedentemente hanno lasciato all’interno, all’esterno o in prossimità del dispositivo di esca. Questo è lo stesso comportamento con cui i roditori distribuiscono i loro effluvi presso gli ingressi delle tane e dei rifugi. Tali odori possono essere presenti nelle deiezioni, urine e secrezioni urogenitali.

Comportamento alimentare

Quali sono le preferenze dei ratti nei confronti del cibo e della sua distribuzione?

  1. In generale, i ratti preferiscono nutrirsi all’interno o in prossimità di un sito riparato. Se viene individuato un alimento appetibile in aree aperte ed esposte, questo verrà trascinato in un luogo protetto oppure in un’area conosciuta e già utilizzata per l’alimentazione.
  2. Nelle infestazioni gravi, i ratti possono consumare il cibo contemporaneamente in gruppi numerosi, formati anche da oltre una dozzina di individui. Di conseguenza se un erogatore di grandi dimensioni viene installato nel punto giusto, diversi membri di una famiglia si alimenteranno all’interno della stesso contenitore.
  3. Alcuni studi hanno evidenziato come sia fondamentale per i roditori adulti uno spazio adeguato per il consumo di una quantità sufficiente di esca. Ad esempio, gli animali possono mangiare più cibo se hanno la possibilità di appoggiarsi alla base con le zampe posteriori e manipolare l’alimento con quelle anteriori. Questo comportamento viene addirittura favorito da un erogatore con un’altezza superiore ai 15 cm.

Dieci punti da tenere a mente

Questi suggerimenti sono importanti e possono velocizzare l’utilizzo degli erogatori e il relativo consumo dell’esca da parte dei nostri “amici”.

Tuttavia occorre sempre tenere presente che in ogni infestazione possono agire fattori sconosciuti al disinfestatore e anche le esperienze precedenti, da cui i ratti hanno imparato, possono influenzare l’esito di qualsiasi programma di controllo dei roditori.

  1. Secondo Peter Cornwell, famoso entomologo urbano: “Il successo del trattamento dipende dal dettaglio dell’ispezione” e questa formula si applica molto bene al controllo dei roditori. Prima di installare qualsiasi erogatore è importante, sia dal punto di vista del servizio che da quello commerciale, analizzare la situazione ambientale. E’ necessario capire innanzitutto dove i roditori si procurano il cibo e l’acqua e in quali punti sono presenti le tane. Questo può non essere scontato e di conseguenza vanno individuate anche zone tranquille e ambienti caldi, dove magari sono presenti i ripari (permanenti o temporanei), i percorsi più adatti per gli spostamenti, gli elementi fondamentali di un complesso che li possono favorire come angoli, linee di servizio e vuoti strutturali.
  2. La fase pratica riguarda le visite sul campo per conoscere le zone ad alta attività della colonia. Ciò viene fatto osservando le “tracce attive dei roditori” (ARS) come escrementi, marcature del loro passaggio, segni di rosicchiamento, peli, “resti alimentari”, ecc. In quelle aree in cui gli ARS sono più numerosi e concentrati (e specialmente nei siti dove si sovrappongono con le risorse ambientali menzionate in precedenza) dobbiamo immaginare di collocare su una mappa dei riferimenti specificitipo quelli che si osservano su Google Maps – per indicare il punto dove installare un erogatore.
  3. Se possibile, posizionare gli erogatori non direttamente sopra le tracce, ma “adiacenti”. Non intercettare il percorso principale di una colonia, anche di soli venti centimetri, può incidere negativamente sui risultati e sul consumo di esca.
  4. Gli erogatori non vanno spostati, né devono essere apportare modifiche al piano di controllo una volta che i roditori hanno cominciato a frequentarli..
  5. Se per qualche motivo i roditori non entrano nei classici contenitori in plastica, negli Stati Uniti vengono utilizzate delle grosse postazioni artigianali in legno. Nel nostro paese l’utilizzo e l’obbligo di “erogatori di sicurezza” rende questa procedura scarsamente affidabile ed economicamente poco applicabile.
  6. Dopo aver collocare gli erogatori nelle zone ad “elevata attività”, è consigliato pre-adescare (prebaiting) gli erogatori con cibi familiari ai ratti in quella specifica area e/o utilizzare esche attrattive di monitoraggio. Questo sistema a volte permette di superare o ridurre la loro avversione iniziale. Quando i roditori cominceranno ad utilizzare il cibo pre-adescato, le stazioni saranno diventate familiari e conterranno così “il profumo della colonia”. A questo punto verranno posizionati i rodenticidi e le esche placebo/di monitoraggio potranno essere allontanate oppure lasciate sul posto.
  7. Ispezionare gli ambienti che forniscono una protezione ai roditori (cespugli, materiali accatastati, accumuli di spazzatura, angoli nascosti) per scoprire eventuali ARS (indice di una significativa attività dei roditori): anche questa è una valida soluzione per posizionare gli erogatori.
  8. Tramite una particolare “pinza” (strumento utile per il disinfestatore professionale), un buon suggerimento è quello di raccogliere tutti i pellet fecali trovati nelle vicinanze e posizionarne un paio immediatamente all’esterno di entrambi i fori di ingresso degli erogatori.
  9. In caso di ratti che hanno le tane nel terreno, disporre alcuni mucchietti di terra, raccolti in prossimità delle gallerie, su entrambi i lati dell’erogatore, di fronte agli accessi (come fatto in precedenza con gli escrementi).
  10. Infine, se sono presenti resti d’involucri per alimenti, cartone, piccole pietre, pezzi di legno o altri oggetti con segni evidenti di attività da parte dei roditori, è opportuno collocare alcuni di questi “oggetti familiari” all’interno oppure all’esterno dei contenitori di esca. E’ utile coprire il più possibile il pavimento degli erogatori proprio con questi materiali oppure aggiungere terra, foglie, erba, ecc. Questa tecnica funziona soprattutto nei confronti di quelle colonie permanenti che si sono stabilite già da tanto tempo.

Liberamente tradotto dall’articolo di Bobby Corrigan su Pest Magazine di Ottobre-Novembre 2017