Rubrica di Roberto N.4: Quella vorace Galerucella!

Quando si dice che “l’abito non fa il monaco”; proverbio assolutamente appropriato per introdurre un altro insetto parassita delle alberature urbane che spesso mette in allarme i proprietari degli stabili. Si tratta di Galerucella (Xanthogaleruca) luteola, a tutti nota con il nome di Galerucella dell’Olmo.

È un coleottero crisomelide, di circa 7 mm di lunghezza, il cui adulto è di colore giallo ocra tendente al verdognolo, con capo giallo più piccolo del torace e con una macchia mediana sulla fronte, dalla quale si dipartono due antenne nere. Anche il protorace si presenta di colore giallo con una tacca mediana bruno-nerastra affiancata all’esterno da altre due bande nere. Sulla superficie delle gialle elitre sono presenti punteggiature in rilievo e lunghe bande nerastre (una centrale e altre due ai margini esterni) che si allungano fino all’addome. In genere la specie, almeno allo stadio di adulto, è così facilmente riconoscibile; tuttavia esiste un altro coleottero appartenente alla stessa famiglia che gli assomiglia tantissimo e con il quale spesso può essere confuso, si tratta della Diabrotica del mais (Diabrotica virgifera), la quale però presenta abitudini alimentari diverse.

Adulto di Galerucella luteola (fonte: commons.wikimedia.org) 
 
Adulto di Diabrotica virgifera (fonte: www.floraitaliae org)

Le “gentili” fattezze e il colore vivace della livrea della Galerucella dell’Olmo non farebbero assolutamente pensare alla sua reale natura di insetto particolarmente temibile per la sua spiccata voracità, pertanto bisogna diffidare dall’apparenza del suo ingannevole aspetto. Non è una specie rilevante dal punto di vista igienico-sanitario, ma non si può dire altrettanto dal punto di vista agro-forestale, per i danni che arreca alla vegetazione e, in alcuni casi, all’ambiente urbano circostante.

È un insetto fitofago le cui larve e gli adulti divorano le foglie a partire dalla pagina inferiore e risparmiando le nervature, facendole assumere così un aspetto scheletrizzato tale da provocare il loro completo disseccamento. Nei casi più gravi viene danneggiata l’intera chioma e ripetute infestazioni debilitano le piante rendendole maggiormente vulnerabili agli attacchi da parte di insetti xilofagi, principalmente scolitidi. Le larve mature sono contraddistinte dalla presenza di quattro fasce longitudinali gialle che spiccano su di un corpo di colore verde od olivastro di 9-10 mm di lunghezza e con numerose setole.

Larva di Galerucella luteola (fonte: www.meloidae.com)

Allo stato attuale è praticamente presente ovunque in Italia, dove vive esclusivamente a spese degli Olmi, principalmente delle specie Olmo campestre (Ulmus campestris), Olmo montano (Ulmus montano) e Olmo siberiano (Ulmus pumila). Abbastanza di frequente sciami di adulti invadono abitazioni ed edifici che si trovano nelle immediate vicinanze degli alberi danneggiati per trascorrervi l’inverno. E’ bene sottolineare che l’insetto non arreca alcun danno alle persone e agli animali domestici, se non quello di provocare l’insorgenza di comprensibili fenomeni di entomofobia.

La conoscenza della biologia di questo insetto infestante e il contesto urbano e/o rurale dove tale infestazione si manifesta, si rivela di fondamentale importanza in fase di individuazione e realizzazione del metodo di lotta più efficace per il suo controllo. Ed è proprio durante il periodo di svernamento della galerucella, che il disinfestatore si trova a fronteggiare eventuali segnalazioni della sua presenza all’interno di abitazioni.

Normalmente l’insetto adulto trascorre l’inverno, e i primissimi mesi della primavera, nelle anfrattuosità della corteccia del tronco, nel terreno e al di sotto delle foglie secche; generalmente agli inizi di maggio, gli stessi adulti raggiungono le foglie delle piante ospiti per nutrirsene. Dopo circa quindici giorni di intensa attività trofica hanno luogo gli accoppiamenti e quindi la deposizione delle uova, che vengono incollate verticalmente e in gruppi di 20-30 sulla pagina inferiore delle foglie. Le larve fuoriescono dopo una settimana e raggiungono la maturità in 15-20 giorni, al termine del quale traslocano nel terreno oppure nelle anfrattuosità delle corteccia, in prossimità della parte basale del tronco per trasformarsi in crisalide. Gli adulti compaiono dopo circa una settimana.

Visto la breve durata del suo ciclo biologico è facile prevedere la capacità di questo coleottero a compiere più generazioni in un anno che, in condizioni climatiche favorevoli, arrivano fino ad un massimo di tre.

Adesso che conosciamo un po’ meglio questo vorace insetto infestante, proveremo a fornire alcune informazioni sui principali metodi di lotta attualmente esistenti per il contenimento della loro popolazione che, normalmente, è tenuta sottocontrollo da numerosi antagonisti naturali con i quali si trova in un equilibrio instabile.

Il “bagaglio” di soluzioni a disposizione del disinfestatore che viene chiamato a fronteggiare questo tipo particolare di infestazione comprenderà l’impiego principalmente di insetticidi adulticidi e di prodotti larvicidi.

Prima però di ricorrere all’impiego di insetticidi, andrebbero prese alcune importanti precauzioni che da sole potrebbero in parte ridurre l’infestazione. Ad esempio è importante rimuovere periodicamente tutti i residui di vegetazione, principalmente arbusti di olmo, che rappresentano un luogo ideale allo sviluppo/svernamento dell’insetto, oppure controllare potenziali punti di ingresso del coleottero all’interno delle abitazioni o edifici, quali porte, finestre e fessure varie: questi andrebbero opportunamente sigillati e, nel caso specifico delle finestre, prevedere un’eventuale installazione di zanzariere.

Solo dopo aver applicato alcuni di questi aspetti tipici del pest proofing, si può ricorrere ai trattamenti chimici in presenza di individui adulti svernanti. Esternamente alle abitazioni si può intervenire con insetticidi piretroidi (deltametrina, permetrina, cipermetrina, ecc.), in formulazioni diverse a seconda del contesto in cui si va ad operare, avendo cura di irrorare tutti i potenziali punti di accesso. Per contrastare, invece, fenomeni invasivi all’interno delle abitazioni si ricorre in genere ad applicazioni localizzate con piretroidi in formulazione acquosa, con piretro naturale e con prodotti a base di etonfenprox, principio attivo relativamente recente nel panorama degli insetticidi per uso civile.

Nel caso di forte presenza in primavera di larve dell’insetto defogliatore, possono prevedersi trattamenti per irrorazione direttamente sulle piante di olmo con insetticidi attivi per contatto e ingestione registrati per l’impiego sul verde ornamentale, o con prodotti a base di Bacillus thuringiensis subsp. tenebrionis e di Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki (ceppo EG 2424), o ancora con prodotti a base di chitino-inibitori (i cosiddetti regolatori di crescita) a spiccato effetto larvicida e ovocida. Anche se particolarmente costosi, non si escludono trattamenti mediante endoterapia.

Per l’applicazione di tali strategie, si renderà però necessario l’attivazione di un accurato sistema di monitoraggio con lo scopo di rilevare con una certa precisione l’inizio della fase larvale, utile all’individuazione dell’epoca più idonea per il trattamento e, nel caso, di una soglia di intervento.

Con la Galerucella dell’olmo abbiamo di nuovo “percorso” il sottile confine tra urbano e forestale, per ciò che attiene alla gestione delle infestazioni, a discapito questa volta di una imponente specie arborea, l’olmo, che per le sue apprezzate qualità estetiche ben si presta ad essere impiegata come pianta ornamentale nelle città, lungo i viali, nei parchi e nei giardini, pur rappresentando un facile bersaglio di numerosi altri insetti che dalla pianta, spesso, invadono le vicine abitazioni alla ricerca di un confortevole rifugio.

Infestalia: la Scuola della Disinfestazione

Infestalia nasce dopo oltre 20 anni di esperienza nell’insegnamento nel mondo della disinfestazione.

L’idea di realizzare una vera e propria scuola è sorta da più tessere di un puzzle che finalmente ha preso forma: le sempre più numerose richieste di corsi, la consapevolezza dell’importanza della formazione realizzata ad alto livello, la volontà di trasmettere la conoscenza per portare il mondo della disinfestazione su un piano di eccellenza nel panorama italiano e di migliorare la responsabilità e la qualità dei professionisti. Inoltre alcuni amici disinfestatori ci hanno incoraggiati a concretizzare in modo più organico alcune idee che da tempo erano nell’aria.

E così, non volendo, abbiamo attuato questo motto: “Dimmi e io dimentico; mostrami e io ricordo; coinvolgimi e io imparo” di Benjamin Franklin, padre fondatore degli Stati Uniti d’America e scienziato.

In questi anni i nostri discenti sono stati gli operatori, i titolari di imprese di disinfestazione ma anche i responsabili del controllo qualità di aziende alimentari, gli ispettori e gli auditor.

Abbiamo fatto anni di pratica organizzando corsi a catalogo nelle nostre sedi oppure andando presso i clienti.

I nostri docenti Senior si aggiornano continuamente compiendo sopralluoghi presso chi richiede una consulenza tecnica. Ciò li spinge a sperimentare nuove metodologie e a cercare la soluzione migliore per risolvere anche i casi più complessi.

La scuola Infestalia è stata realizzata applicando la competenza conseguita in tanti anni e mettendo in pratica meccanismi che possano aiutare i discenti ad acquisire i concetti per portare a casa metodi migliori per lavorare con professionalità, qualità e facendo fruttare al meglio le nuove conoscenze imparate durante i corsi.

Chi parteciperà ai corsi presso la sede di Infestalia potrà apprezzare ambienti moderni e confortevoli, destinati ad accogliere e mettere a proprio agio chi ha deciso di dedicare ore o giornate a una parte troppo sottovalutata di ogni lavoro: l’aggiornamento.

Le ampie aule daranno il benvenuto ai discenti e le più moderne tecnologie saranno a disposizione dei docenti per esporre concetti e approfondire argomenti inerenti la disinfestazione.

Inoltre sono stati realizzati ambienti specifici come il Laboratorio Entomologico e il Laboratorio Chimico che saranno di supporto per imparare a riconoscere i parassiti e per apprendere le particolarità dei prodotti chimici.

La parte più interessante, per quanto riguarda il coinvolgimento pratico, è costituita dalle ambientazioni che aiuteranno docenti e discenti a vivere e capire meglio come intervenire negli ambienti più comuni (cucina/bar, camera da letto, biblioteca, industria alimentare). Per attuare questa idea, all’interno della scuola sono stati riprodotti veri ambienti che agevoleranno l’apprendimento di concetti, lo studio degli infestanti, le metodologie di lotta, i comportamenti scorretti/da evitare. L’idea di questi ambienti ci è stata suggerita dagli amici inglesi della Killgerm. Questa grossa azienda, leader del mercato britannico, ha precorso i tempi realizzando i corsi con successo da anni. Nei loro uffici hanno allestito alcuni ambienti  per le applicazioni pratiche. L’idea ci è piaciuta e abbiamo deciso di metterla in opera anche noi, con qualche accorgimento tutto nostro.

Certificazione ISO 29990

Come certamente saprete, dal 2015 Colkim è certificata per i servizi di formazione. La Scuola della Disinfestazione rientrerà in questa certificazione, garantendo un servizio educativo che rispetti determinati criteri formativi.

I corsi

Per iniziare, proponiamo un calendario che prevede due tipologie di corso: Fondamenti di Pest Control, rivolto a coloro che non hanno mai fatto un corso con Colkim, della durata di 3 giorni, e corsi di approfondimento di diversi temi. Per iniziare saranno disponibili Roditori, Parassiti nelle industrie alimentari, Mosche-Blatte-Zanzare, Insetti sociali (termiti e imenotteri aculeati), Zecche-Pulci-Cimici dei letti. Inoltre è previsto un Corso Propedeutico per RCQ delle Industrie Alimentari.

Sarà sempre possibile prenotare corsi personalizzati per differenziare argomenti e modalità di svolgimento.

Calendario corsi primo semestre 2018.

I docenti

Oltre ai docenti definiti “Senior”, che sono i pilastri della Scuola della Disinfestazione (stiamo parlando di Aldo Gelli, Maurizio Bocchini, Fernando Pasqualucci e Stefano Murari), si affiancheranno altri nomi importanti del mondo della disinfestazione per dare alla scuola un ampio respiro e la possibilità di introdurre argomenti diversi. Ogni corso sarà sempre garantito nei suoi contenuti e nella dinamica di apprendimento.

Attestati e Tesserino del Disinfestatore

Al termine di ogni corso ci sarà un esame scritto a seguito del quale verrà rilasciato un attestato di partecipazione a tutti i discenti, un attestato di superamento esame e un Tesserino del Disinfestatore, per coloro che avranno superato il test con esito positivo.

Questa piccola novità, in attesa del tanto sospirato Patentino, sarà costituita da una card personale sulla quale, oltre ai dati anagrafici e alla foto di riconoscimento del detentore, verranno indicati tutti gli esami superati con esito positivo. Riteniamo che possa essere uno strumento utile da spendere presso i clienti finali che saranno rassicurati  dall’evidenza della preparazione dell’operatore/titolare dell’azienda di disinfestazione che si recherà nelle loro sedi.

Da oggi, in Italia, non ci sono più scuse per restare fermi alle proprie conoscenze in materia di allontanamento degli infestanti: ora la Scuola della Disinfestazione c’è.

Tesserino del Disinfestatore

Al termine di ogni corso in Infestalia, a coloro che avranno superato il test con esito positivo, verrà rilasciato un Tesserino del Disinfestatore.

Questa piccola novità, in attesa del tanto sospirato Patentino, sarà costituita da una card personale sulla quale, oltre ai dati anagrafici e alla foto di riconoscimento del detentore, verranno indicati tutti gli esami superati con esito positivo.

Riteniamo che possa essere uno strumento utile da spendere presso i clienti finali che saranno rassicurati  dall’evidenza della preparazione dell’operatore/titolare dell’azienda di disinfestazione che si recherà nelle loro sedi.

Rubrica di Roberto N.3: Ptinidi: insetti simili a ragni

Eccoci al nostro terzo appuntamento, questa volta per parlare di alcuni particolari insetti di aspetto molto simile ai ragni con i quali spesso vengono confusi (basta semplicemente contare le sei zampe per non sbagliarsi!): gli Ptinidi.

Anche se non molto diffusi, questi coleotteri presentano abitudini di vita per certi versi simili a quelle dei tarli (famiglia Anobiidae) e possono assumere importanza soprattutto nelle abitazioni private, vecchi alberghi, magazzini alimentari, mulini, musei. Sono fondamentalmente onnivori, nutrendosi di detriti alimentari di vario tipo (cereali, farine e semole, pasta, biscotti, cacao, camomilla, pepe, erbe essiccate per infusi, ecc.), ma non disdegnano carta, fieno, materiale in decomposizione di origine animale e vegetale. Spesso utilizzano i nidi e le tane di piccoli vertebrati, dove possono consumare i resti di piume e penne, cadaveri, escrementi di piccioni, roditori, pipistrelli. Questi infestanti tollerano molto bene le basse temperature e possono rimanere a digiuno per diverso tempo.

Morfologicamente presentano piccole dimensioni, un corpo fortemente convesso e arrotondato, elitre completamente glabre e zampe molto lunghe. Fra le oltre 20 specie che frequentano gli ambienti domestici e le industrie alimentari, ricordiamo innanzitutto Gibbium psylloides, lungo 2-5 mm e caratterizzato da una colorazione brillante rossa tendente al nero.

Gibbium psylloides (fonte: www.flickr.com)

Frequentano luoghi scarsamente illuminati e la femmina depone dalle 50 alle 100 uova incollandole sui substrati di cui si alimentano. Addirittura in Gran Bretagna colonizzano le antiche residenze storiche, ricche di legno, anche umido, dove creano danni a materiale cartaceo e tessuti preziosi (soprattutto lana). La durata del ciclo biologico, comune per gran parte delle specie, è fortemente influenzata dal tipo di substrato e dalla temperatura ambientale e dura in media dai 4 ai 6 mesi, anche se in condizioni ottimali (25 – 30 °C) l’intero ciclo biologico si svolge in circa 2 mesi. Spesso le forme giovanili di questo insetto si impupano all’interno di una celletta sferica scavata nei cartoni, sacchi o legno (es. travi).

Molto simile sia dal punto di vista biologico che morfologico è la specie Mezium affine che, a differenza della precedente, si riconosce per una sorta di stretto collare di peli dorati.

Mezium affine (fonte: www.pbase.com)

Il genere Ptinus ha un corpo più allungato e possiede ali funzionali, a differenza degli altri che sono atteri. Fra le specie più pericolosa per le derrate, Ptinus tectus è in grado di attaccare sostanze vegetali secche come cereali, farine, spezie. Nell’arco di 3-4 settimane una femmina depone parecchie decine di uova, che aderiscono facilmente al substrato, ricoprendosi poi di detriti: in 90-120 giorni viene raggiunto lo stadio adulto. Le larve possono danneggiare e perforare varie tipologie di imballaggi per i prodotti alimentari.

Ptinus tectus (fonte: www.flickr.com)

Niptus hololeucus è un altro piccolo ptinide inconfondibile, di color bruno dorato, e ricoperto da numerose lunghe setole filiformi giallastre. Non è raro trovarlo nei favi abbandonati di api e vespe, e generalmente la sua presenza non è significativa, anche se in alcuni casi può danneggiare le fibre naturali come lana, lino, seta. I tessuti sono più a rischio se macchiati in qualche modo di grasso. Attacca diversi tipi di alimenti vegetali come spezie e prodotti per tisane e/o infusi. Gli adulti di queste specie, in ambienti caratterizzati da temperature ottimali intorno ai 25°C, sono longevi e arrivano a vivere fino ad un anno e mezzo. Possiedono abitudini prevalentemente notturne, possono svernare in tutti gli stadi, e grazie alla loro gregarietà, si possono rinvenire numerosi nei substrati che colonizzano o all’interno di crepe e fessure.

Niptus hololeucus (fonte: denbourge.free.fr)

Seppur considerati come infestanti secondari, questi insetti vanno gestiti alla stessa stregua degli altri parassiti delle derrate alimentari. I danni provocati a seguito dell’attività trofica degli adulti e delle larve sono comunque da considerarsi significativi sia per il deterioramento delle sostanze infestate sia per il deprezzamento del loro valore commerciale anche solo per la presenza di uno solo degli individui per alimento e/o confezione. Pertanto la predisposizione di un corretto ed efficace piano di controllo e monitoraggio all’interno degli stabilimenti produttivi è una pratica essenziale. Gli ptinidi sono difficili da individuare in un ambiente, poiché evitano la luce, nascondendosi all’interno di profonde fessure e cavità: i seminterrati bui e i sottotetti non illuminati sono perciò ambienti ideali. Le trappole collanti vengono usate dal disinfestatore per circoscrivere e monitorare le popolazioni. Tuttavia anche semplici cartoncini ripiegati sono molto efficaci per catturare questi coleotteri, i quali li utilizzano come “rifugi artificiali”. Al momento non sono disponibili “feromoni” commerciali, ma alcuni attrattivi alimentari possono migliorare le catture.

Il controllo di questi insetti comincia con la pulizia e la rimozione di tutti i substrati alimentari che hanno determinato l’infestazione, comprese le vecchie esche rodenticide dimenticate in qualche angolo o soffitta. I trattamenti insetticidi residuali applicati su pavimenti, travi di legno e muri fino ad un’altezza di circa 1,5 m sono generalmente efficaci in quanto questi piccoli artropodi amano spostarsi e vagabondare su queste superfici.

La lotta diventa però particolarmente complessa in magazzini di stoccaggio alimentari e nelle vecchie abitazioni ricche di suppellettili e materiale ligneo. Infatti se l’infestazione è ampiamente distribuita nell’ambiente, i trattamenti puntiformi e mirati servono a ben poco. È necessario allora un approccio “estensivo” e generalizzato poiché non è facile sapere quale area o “volume vuoto” ospita questi coleotteri. In questi casi possono risultare utili anche regolari applicazioni di piretrine sinergizzate effettuate di notte, quando gli insetti sono attivi e più vulnerabili.

Non è esclusa per alcune derrate alimentari la fumigazione con prodotti regolarmente registrati a base di fosfina.

Pestworld 2017, il resoconto

Ottobre con il suo clima incerto apre le porte all’autunno e, come ogni anno, è in questo periodo che ha luogo la più grande fiera di disinfestazione professionale al mondo: PestWorld.

Nata e organizzata negli USA dalla National Pest Management Association (NPMA), l’Associazione USA degli Operatori Professionali della disinfestazione, quest’anno ha permesso a oltre 3000 partecipanti provenienti da più di 80 Paesi diversi di ritrovarsi a Baltimora, la città più grande del Maryland. Questo centro di medie dimensioni, sorge nella costa est degli Stati Uniti sul fiume Patapsco, a meno di 100 km dalla capitale Washington.

Famosa per la bellezza del suo acquario e per i piatti a base di pesce, questa città è stata invasa da operatori, fornitori ed esperti nel campo della disinfestazione che, in cerca di novità, si sono riuniti all’interno dello splendido Centro Congressi situato a pochi passi dal porto e dallo stadio della squadra di football americano locale, i Baltimore Ravens.

Anche noi, armati di caffè e di tesserino identificativo, ci siamo inoltrati nelle sale di questo palazzo, curiosi di scoprire che cosa aveva in serbo anche per noi questo importante  evento.

Dopo la cerimonia inaugurale presentata dai vari sponsor e conclusa con una performance di 4 ragazzi newyorkesi che hanno rivisitato canzoni pop americane a colpi di sax e tromba, ha avuto inizio l’esposizione vera e propria con più di 200 espositori pronti ad illustrare i propri prodotti ai visitatori.

Nei vari stand, tra le novità e i classici del settore, erano presenti diverse versioni di erogatori e trappole più o meno avanzate tecnologicamente. In risalto sono stati soprattutto i sistemi elettronici per avere il massimo controllo a distanza di tutte le fasi di utilizzo di una trappola, che permettono di essere informati in tempo reale sul funzionamento della trappola o dell’erogatore e quindi di ottimizzare le visite di controllo.     

Con nuovi prodotti chimici, la lotta contro cimici dei letti, termiti e insetti delle derrate viene affrontata a 360°, soprattutto affiancandola ad attrezzature sempre più all’avanguardia.

Negli orari in cui la sala dell’esposizione era chiusa, si tenevano i convegni che, attraverso training sessions, affrontavano tematiche del mondo della disinfestazione professionale di oggi.

L’esposizioni alla mattina e i convegni al pomeriggio hanno dato così la possibilità non solo di rimanere aggiornati sulle novità del mercato, ma soprattutto di rincontrare colleghi e fornitori con cui confrontarsi e con molti dei quali ormai è usuale trovarsi in occasione di PestWorld .

Per concludere ci resta dire quanto questo evento resti importante per tutti coloro che operano in questo mondo rinnovando l’appuntamento al prossimo anno, destinazione Orlando.

Hidden Kill nominata come miglior prodotto Pest Magazine 2017

Bell Laboratories è lieta di comunicare che la trappola per topi Hidden Kill è stata nominata dai lettori della rivista Pest Magazine per diventare miglior prodotto del 2017. La trappola per topi di Hidden Kill sarà in competizione per il primo posto insieme ad altri 16 nuovi prodotti. I lettori di Pest Magazine sono invitati a votare per il prodotto che ha migliorato di più la vita lavorativa e i servizi di disinfestazione. La votazione si chiuderà prima di mezzanotte di venerdì 10 novembre 2017. Se siete curiosi, potete visitare il sito www.pestmagazine.co.uk. I tre prodotti che avranno ricevuto il maggior numero di voti saranno annunciati durante PestTech, il 15 novembre 2017.

 

RODENTICIDI – Nuova classificazione di tutti i prodotti a base di sostanze attive anticoagulanti

In data 20/07/2016 è stato pubblicato il Regolamento (UE) 2016/1179 (IX ATP del CLP), nel quale è presente una lista di sostanze per le quali è stata introdotta o modificata la classificazione armonizzata. Tra le sostanze presenti vi sono tutte le sostanze attive anticoagulanti rientranti nella formulazione dei rodenticidi attualmente presenti nel mercato.

Per effetto della nuova classificazione, a partire dal 1° marzo 2018, tutti i rodenticidi contenenti una concentrazione di sostanza attiva anticoagulante pari o superiore a 30 ppm (equivalente alla concentrazione ≥ a 0,003% di sostanza attiva) saranno classificati come tossici per la riproduzione (H360D – PUÒ NUOCERE AL FETO), il che comporterà in etichetta la presenza del seguente pittogramma:

 

GHS08

PERICOLO

In base alla sostanza attiva anticoagulante presente nel prodotto rodenticida, la formulazione potrebbe risultare classificata anche con altre indicazioni di pericolo, quali ad esempio:

• H373 – può provocare danni al sangue in caso di esposizione prolungata o ripetuta

oppure

• H372 – provoca danni al sangue in caso di esposizione prolungata o ripetuta.

I prodotti classificati H360D potranno essere destinati alla sola categoria di utilizzatori “professionali” (disinfestatori), che saranno quindi autorizzati come prima ad utilizzarli nei loro servizi.

La restrizione sarà invece assoluta per la categoria di utilizzatori “non professionali”, per i quali non potranno più essere immessi sul mercato rodenticidi contenenti una concentrazione di sostanza attiva anticoagulante pari o superiore a 30 ppm (equivalente alla concentrazione ≥ a 0,003% di sostanza attiva).

Questa categoria di utilizzatori potrà quindi acquistare ed utilizzare solo topicidi con concentrazione inferiore ai 30 ppm.

Tale restrizione viene ripresa anche dal Regolamento UE 2017/1510 Modifiche All. XVII REACH, in cui si riporta che: “I punti 28, 29 e 30 dell’allegato XVII del regolamento (CE) n. 1907/2006 vietano l’immissione sul mercato o l’uso per la vendita al pubblico di sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (CMR) di categoria 1 A o 1B, e di miscele contenenti tali sostanze in determinate concentrazioni. Le sostanze in oggetto sono elencate nelle appendici da 1 a 6 di detto allegato.”

Rubrica di Roberto N.2: Le urticanti Processionarie

A quanti di voi sarà capitato di rimanere “meravigliati” nell’osservare, seduti su di una panchina di un parco cittadino, il singolare passaggio di una schiera di larve pelose camminare in fila indiana, una dietro l’altra, ed allontanarsi indisturbate? È sicuramente una scena da lasciare stupefatti, e nel contempo incuriositi, gli inconsapevoli osservatori ma quello che potrebbe sembrare un innocuo incontro, in realtà dovrebbe essere motivo di grande preoccupazione perché vuol dire che ci si è imbattuti in un insetto di particolare rilevanza sanitaria: la Processionaria, la cui presenza va assolutamente segnalata alle autorità competenti!

Si tratta di lepidotteri le cui larve, negli stati più avanzati, sono dotate di ciuffetti di peli urticanti che utilizzano come meccanismo di difesa quando si sentono minacciate, le quali a contatto con la pelle umana provocano la comparsa di fastidiosi eritemi papulosi accompagnati da rossore, bruciore, forte prurito che può durare anche diversi giorni. Quando invece i peli, o loro frammenti, vengono a contatto con le mucose degli occhi, del naso o della bocca possono causare congiuntiviti e addirittura gravi lesioni. Il loro ingresso nelle vie respiratorie invece può causare stati di asma. In caso di ingestione da parte di animali, come i cani, l’apparato boccale può addirittura andare in necrosi.

In Italia sono essenzialmente due le specie che destano particolare preoccupazione; una è la Processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) che attacca tutte le specie di pino, con una certa preferenza per il pino nero (Pinus nigra) e il pino silvestre (Pinus sylvestris), e l’altra è la Processionaria delle querce (Thaumetopoea processionea).

Processionaria del pino (fonte www.vicenzareport.it)

Processionaria della quercia(fonte www.aenigmatica.it)

Proviamo ora a “zummare” il più possibile su di loro per rilevarne alcune interessanti caratteristiche!

Le larve (o bruchi) di questi insetti sono delle voracissime defogliatrici, capaci con la loro attività alimentare di scheletrizzare l’intera chioma e influenzare negativamente il regolare accrescimento degli alberi. Con i propri fili sericei, le Processionarie dei pini costruiscono nidi disposti sulle parti più soleggiate e alte della zona periferica della chioma; mentre le Processionarie della quercia li costruiscono attaccati al tronco e ai rami più grossi.

Le differenze morfologiche tra le due larve sono molto evidenti. Quelle di Thaumetopoea pityocampa sono di colore grigio ardesia nella regione dorsale, giallastra ai lati del ventre, portanti ciuffi di peli. Fanno la loro comparsa verso la metà di agosto e dopo l’alternarsi di cinque successivi stadi larvali, e dopo avere trascorso l’inverno in grossi nidi, raggiungono il terreno verso la fine di marzo e gli inizi di maggio, per interrarsi e chiudersi all’interno di un bozzolo, crisalide, in attesa di fuoriuscire poi da adulti nel corso dell’estate. Le larve di Thaumetopoea processionea, invece, si presentano di colore grigio-bluastro al dorso, chiara ai lati e ventralmente, provvisti di peli urticanti affiancati da tubercoli forniti di lunghe setole grigiastre. La loro comparsa ha luogo agli inizi della primavera e dopo la successione di sei stati larvali, verso gli inizi di luglio si incrisalidano all’interno del nido oppure alla base della pianta infestata per fuoriuscire da adulti dopo circa un mese.

A questo punto della trattazione sarebbe lecito domandarsi: “perché allora vengono chiamate processionarie?”

La risposta è semplice e in realtà è stata già fornita durante le prime battute di questo articolo. In pratica è proprio il loro singolare comportamento di compiere delle vere e proprie “processioni” durante gli spostamenti dei bruchi, che ne caratterizza il nome. Vi sembrerà strano, ma per ciascuna delle due specie la marcia assume una formazione differente; nello specifico, in quella della Processionaria della quercia vi è un bruco capofila, seguito da una seconda fila di bruchi disposti a coppia, che a loro volta sono seguiti da una formazione di tre bruchi e ancora più indietro una formazione ordinata per quattro e così via per tornare poi ad assottigliarsi man mano fino ad un solo individuo. Ben diversa è invece la marcia della Processionaria del pino, le cui larve si dispongono una dietro l’altra, in modo che il capo dell’una venga a contatto con l’addome di quella che la precede. Non sono da escludersi casi in cui dallo stesso nido partono una o più “processioni” che percorrono direzioni diverse.

A volte il disinfestatore è chiamato ad intervenire per fronteggiare proprio questo grave tipo di infestazione, per la quale è attualmente in vigore un decreto di lotta obbligatoria (D.M. 30.10.2007) che prevede l’adozione, nei confronti delle larve del lepidottero, di provvedimenti di tipo meccanico, chimico e microbiologico. I primi, da effettuarsi con le dovute precauzioni soprattutto nei confronti di processionaria del pino, si basano sull’asportazione e successiva bruciatura dei nidi invernali, quando questi contengono ancora le larve mature. Analogamente anche per la Processionaria della quercia si può procedere all’asportazione del nido ma questa è un’operazione più complessa con risultati discutibili. Riguardo al trattamento chimico, si possono impiegare prodotti a base di Diflubenzuron o di Spinosad, in occasione della nascita delle larve. Ultimo, ma non per ordine di importanza, è il provvedimento di tipo microbiologico basato sull’utilizzo di formulazioni a base di batteri della specie Bacillus thurigiensis var. kurstaki e aizawai, da impiegare nei confronti delle giovani larve. Tali trattamenti dovranno essere effettuati preferibilmente durante le ore serali per preservare l’effetto insetticida del preparato, notoriamente ostacolato dai raggi solari.

Thaumetopoea_pityocampa_nest Nido di Processionaria del pino (fonte Wikipedia)

Nido di Processionaria della quercia (fonte Wikipedia)

Aspetto molto importante è il monitoraggio a feromoni sessuali che permette di individuare il momento di sfarfallamento degli adulti.

In definitiva, quello della Processionaria, è un classico esempio di specie infestante che ha duplice rilevanza sia da un punto di vista sanitario, in quanto rappresenta un potenziale pericolo per la pubblica e privata incolumità, che fitosanitario per i danni a volte ingenti che provoca ai popolamenti forestali. Come tale andrebbe gestita in maniera mirata e con grande professionalità a seconda del contesto in cui tale infestazione insiste e adottando tutte le misure necessarie che si richiedono.

Cimici svernanti? Avete mai provato con le trappole a luce UV?

Nel nostro magazzino di San Martino in Strada (LO), abbiamo da poco installato la nuova Sunburst TAB. Questa trappola a luce UV ha la caratteristica di unire un aspetto gradevole a un costo decisamente interessante. Particolarmente indicata per tutte le realtà di dimensioni ridotte – come bar, piccoli negozi, abitazioni – adesso è disponibile anche nei colori accattivanti bianco o nero.

Nel nostro showroom abbiamo installato quella nera e la teniamo accesa 24 ore su 24, come è opportuno fare con tutte le trappole a luce UV, rinnovando la colla ogni mese.

Dopo una settimana, con l’arrivo delle prime cimici svernanti, abbiamo potuto verificare direttamente il risultato dell’attrattività della luce UV anche verso questi insetti:

Corso di formazione a Perugia: Come affrontare la tematica dei colombi

La USL Perugia 1 ha organizzato un Corso di Formazione dal titolo “Come affrontare la problematica colombi e altri organismi infestanti nei centri abitati”.

Il corso è rivolto a tutte le professioni e ha le seguenti finalità: “Far conoscere agli attori che governano la problematica gli ultimi orientamenti in tema di controllo dei colombi nelle aree urbane. Mettere a disposizione delle amministrazioni Comunali protocolli per consentire un lavoro efficiente e sicuro nel confronto degli organismi che si intende porre a controllo, dell’uomo e degli altri organismi che possono entrare in relazione.” (Tratto dalla Scheda di Progettazione Formativa del corso redatta dal Resp. Scientifico dr. Alessandro Maria Di Giulio).

Il corso, strutturato in 2 incontri per complessive 16 ore, si terrà presso la Sala Convegni Ugo Mercati (ex Aula Triangolo)- Azienda Ospedaliera di Perugia nelle seguenti date, come da programma: 3 e 10 ottobre 2017.

Chi fosse interessato a partecipare si può iscrivere utilizzando questo modulo:

Nella giornata del 10 ottobre verrà presentato anche il prodotto Bird Free® che sta riscuotendo molti successi anche nelle applicazioni italiane.