Rubrica di Roberto N.1: Tingide, un flagello per i platani

Roberto Vatore è laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie e anche in Scienze Forestali e Ambientali.

Inoltre è iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.

La sua passione per la zoologia, la botanica e la natura, lo ha portato ad approfondire questi temi e a voler mettere in pratica quotidianamente le sue conoscenze anche in ambito civile.

Ecco perché è entrato a far parte della squadra Colkim come Responsabile Tecnico per la Campania.

Roberto è la persona più indicata per focalizzarsi su particolari insetti che invadono talvolta le abitazioni ma che infestano le piante ornamentali.

Questo il suo primo articolo:

Passeggiando lungo i viali di maestosi platani in una giornata di estate, spesso ci si imbatte in un piccolo e fastidioso insetto dalle strane fattezze che dalle chiome degli alberi giunge fin sulla nostra pelle dove avvertiamo un piccolo e quasi impercettibile pizzicorino. Si tratta del Tingide del Platano (Corythuca ciliata), insetto emittero della famiglia tingidae, facilmente riconoscibile per la presenza di un protorace dotato di due espansioni fogliacee reniformi bianche, che ricoprono il sottostante corpo nero lucente, e di un cappuccio sul capo che le conferiscono, nell’insieme, un aspetto del tutto curioso.

È una specie di origine americane che ha fatto il suo ingresso in Italia intorno alla metà degli anni ’60 e che vive sui platani, principalmente Platano occidentale (Platanus occidentalis) e Platano comune (Platanus ocerifolia), ma non disdegna altre specie di latifoglie quali Gelso da carta (Broussonetia papyrifera), Noce nero (Juglans nigra) e specie del genere Chamaedaphne sp., Fraxinus sp. (Frassino) e Tilia sp. (Tiglio).

Adulto di Corythucha ciliata (Fonte foto: bugguide.net)

Conosciamolo ora più da vicino!

Il Tingide compie fino a tre generazioni all’anno. Gli adulti trascorrono l’inverno al riparo della corteccia dei fusti e dei grossi rami degli alberi oppure delle fessure degli infissi e tapparelle delle abitazioni circostanti. Verso la fine di aprile e inizi di maggio, in occasione della ripresa vegetativa dei platani, gli adulti fuoriescono dai ripari invernali per dare inizio agli accoppiamenti. Dopo una decina di giorni, le femmine depongono circa un centinaio di uova all’interno dei tessuti della pagina inferiore delle foglie. Al termine di uno sviluppo embrionale che dura in media 30 giorni, e quindi intorno alla metà di maggio, nascono le prime neanidi che si sviluppano molto rapidamente attraverso un’intensa attività di suzione di contenuti cellulari dalle foglie. I nuovi adulti compaiono alla fine di giugno e tutto il ciclo così si ripete fino al compimento di altre due successive generazioni.

La presenza dell’emittero per i platani rappresenta un vero e proprio flagello. Le punture di nutrizione degli adulti e delle forme giovanili provocano la comparsa di punteggiature clorotiche in prossimità delle nervature delle foglie che poi si estendono con il tempo fino ad interessare l’intero lembo, causando ingiallimento totale della foglia e successivo disseccamento. Oltre al danno estetico, le foglie colpite perdono tutto o in parte la loro regolare attività fotosintetica, fin dall’inizio del periodo estivo.

In ambienti urbani (lungo i viali, nei parchi, ecc.), dove spesso i platani “regnano”, elevate infestazioni dell’insetto parassita creano non pochi disagi alle persone a causa della loro introduzione all’interno delle abitazioni, soprattutto nei mesi di settembre e ottobre quando sono alla ricerca dei siti idonei allo svernamento. A questi vanno altresì considerate possibili cadute di goccioline escrementizie dall’aspetto bituminoso, dalle pagine inferiori delle foglie di platano infette, che imbrattano le autovetture nei parcheggi.

Il contenimento delle infestazioni presenta non poche difficoltà sia per le elevate dimensioni degli esemplari arborei sia perché questi si trovano nell’ambiente urbano. Un eventuale intervento da effettuarsi sulla vegetazione, preferibilmente di individui ancora giovani o comunque dalla chioma accessibile, può essere realizzato in primavera contro le neanidi della prima generazione mediante l’utilizzo di prodotti insetticidi caratterizzati da ridotta tossicità, come quelli a base di deltametrina, piretrine naturali, etofenprox. In alcuni contesti, fortemente antropizzati, si sono ottenuti buoni risultati con la tecnica della lotta endoterapica che prevede iniezioni controllate al tronco delle piante di apposite formulazioni a base di imidacloprid o abamectina. Nell’applicazione di tale tecnica va però eventualmente considerato il rischio di creare, con i fori, potenziali vie preferenziali di ingresso per vari patogeni, soprattutto nel caso di ritardata e nulla cicatrizzazione, come ad esempio il cancro colorato del platano ad opera del fungo Ceratocystis fimbriata f.sp. platani.

Il controllo naturale del tingide è carente per la mancanza di fattori di limitazione efficaci. In ogni caso si annoverano principalmente due specie antagoniste: Orius laticollis e Beauveria bassiana. La prima è un insetto emittero antocoride (famiglia di piccoli insetti), la cui attività predatoria è alquanto limitata; mentre la seconda è un fungo endofita (che vive dentro un altro organismo) ed entomopatogeno (che vive a spese degli insetti) attivo soprattutto sulla popolazione svernante. Nello specifico, il fungo emette delle spore che, una volta a contatto con la cuticola dell’insetto e con adeguate condizioni termoigrometriche (che si riferiscono alle condizioni di temperatura e di umidità dell’aria), germinano e penetrano nel corpo dell’insetto target, a mezzo di sottili ife (filamenti uni- o pluricellulari del micelio di un fungo) destinate ad espandersi e moltiplicarsi al suo interno; qui il fungo parassita inizia la produzione di tossine che nel giro di 3-5 giorni porta la vittima alla morte.

Una specie molto simile alla Corythucha ciliata, nella morfologia e nella biologia, ma legata esclusivamente alle querce, è la Corythucha arcuata, meglio nota come Tingide della Quercia; ma rimanderemo la sua conoscenza ai prossimi articoli.

TRAPPER T-REX & MINI-REX: mai più senza!

Nessun equipaggiamento per il controllo dei roditori può dirsi completo senza trappole Trapper T-Rex e Mini-Rex.

Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti utili per un buon utilizzo di queste trappole:

  • Far passare le fascette attraverso gli appositi fori presenti sulle trappole per ratti e fissare le trappole ai tubi e alle travi. In questo modo si possono catturare i ratti mentre camminano.

  • Pre-Baiting:
    • Per consentire ai ratti di abituarsi alle trappole, collocarle con la parte posteriore contro il muro, adescarle ed esaminarle senza attivarle per 3-7 giorni
    • Una volta che i ratti si sono abituati alle trappole, collocare nuova esca e metterle nel giusto senso (con la “bocca aperta”) verso il muro, attivandole

  • Installazione delle Trappole:
    • Collocare le trappole vicino alle pareti e in spazi bui/appartati in quanto sono i luoghi prediletti dai roditori quando si spostano e quando cercano rifugio
    • Mettere le trappole dove si vedono i segni di roditori, come escrementi o rosure
    • Se le trappole sono installate parallele alla parete, devono essere collocate in coppia per intercettare i roditori che arrivano da entrambe le direzioni

 

 

X Simposio sulla Difesa Antiparassitaria nelle Industrie Alimentari e la Protezione degli Alimenti

Il Simposio sulla difesa antiparassitaria nelle industrie alimentari e la protezione degli alimenti giunge quest’anno alla sua decima edizione.

Un traguardo rilevante per l’ormai storico convegno piacentino che dal 1972 a oggi, ha mirato a fare il punto sul tema della tutela degli alimenti, promuovendone l’evoluzione a vantaggio della qualità del prodotto e della sicurezza del consumatore.

Per chi lavora con le industrie alimentari è quasi una tappa obbligata.

Quest’anno si terrà dal 20 al 22 settembre.

Noi ci saremo, e voi?

 

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La classificazione europea degli erogatori e il corrispettivo americano (Tier)

Nel Settembre 2016, la Commissione Europea ha redatto un documento (CA-Sept16-Doc.4.1.c – Final) che approfondisce il concetto di “tamper-resistance” in un erogatore di esca per l’uso di rodenticidi anticoagulanti.

Ne definisce i requisiti principali e introduce una vera e propria classificazione secondo categorie specifiche in base ai requisiti che l’erogatore riesce a rispettare.

Riprendendo alcune sezioni del documento (liberamente tradotto):

3.- Elementi disponibili nel rapporto RMM

  • Sezione 4.2.1.4 rapporto RMM (da pagina 56 a 60) indirizza l’utilizzo di erogatori d’esca nell’uso di rodenticidi anticoagulanti.
  • Questa sezione descrive gli erogatori di esca “tamper-resistant” come quelli resistenti alla manipolazione da parte degli esseri umani (in particolare i bambini), delle specie non bersaglio (ad es. animali domestici) e delle tipiche condizioni climatiche non catastrofiche (ad es. pioggia, umidità). Inoltre, l’esca deve essere collocata in modo tale da non essere rimossa dagli erogatori.
  • L’obiettivo principale degli erogatori di esca tamper-resistant è quello di impedire l’accesso, all’esca da essi contenuta, agli esseri umani o agli animali non bersaglio che siano più grandi delle specie di roditore bersaglio (e che quindi non possono passare attraverso le aperture d’accesso), nonché di dissuaderli dall’entrare negli erogatori.
  • Il rapporto RMM (a pagina 59) propone inoltre una classificazione degli erogatori di esca temper-resistant in 4 livelli o categorie.
  • Pertanto, si propone di seguire queste quattro categorie per la classificazione degli erogatori di esche temper-resistant nell’UE:
    • Categoria 1: resistente alla manomissione di bambini e cani e resistente agli agenti atmosferici,
    • Categoria 2: resistente alla manomissione di bambini e cani, ma non resistente agli agenti atmosferici (da utilizzare solo in casa),
    • Categoria 3: resistente alla manomissione solo dei bambini (da utilizzare solo in casa),
    • Categoria 4: in cui tamper-resistant non è noto, quindi tamper-resistant non è possibile da richiedere (da utilizzare solo in ambienti chiusi non accessibili ai bambini e agli animali domestici).

4.- Modo concordato da seguire.

  • I rodenticidi anticoagulanti autorizzati per l’uso da parte del pubblico o degli utilizzatori professionali devono essere utilizzati in erogatori di esche tamper-resistant:
    • Categoria 1, per i prodotti da autorizzare per l’uso all’interno e intorno agli edifici,
    • Categoria 2, per i prodotti da autorizzare solo per uso interno, purché gli erogatori di esca siano mantenuti asciutti e intatti.
  • Le aperture degli erogatori di esca tamper-resistant non dovrebbero essere più grandi di quelle necessarie per le specie di roditore bersaglio.
  • Si raccomanda che gli erogatori di esca tamper-resistant includano una finestra trasparente sulla parte superiore, che dà agli utenti una vista sulla camera di esca e sull’esca.

 Tali categorie si ispirano ai criteri stabiliti negli Stati Uniti dal US EPA.

Infatti, le stesse 4 categorie le ritroviamo già applicate ufficialmente da molti anni per i prodotti dell’azienda americana Bell Labs.

Cosa dice l’Auditor – N.2: Un approfondimento sulla UNI EN 16636

Cominciando a spulciare meglio la “nuova” norma sui servizi di gestione e controllo delle infestazioni, i più esperti del mondo delle “certificazioni” noteranno da subito come il corpo del testo sia assolutamente assimilabile a quello delle ben più note ISO 9001, ISO 14001 ecc. ovvero 7 punti complessivi e 4 appendici.

Ma è proprio da queste ultime che si può riuscire a capire come la norma in questione entri nel profondo del lavoro del PCO cercando, più delle altre norme, di specificare punto per punto le competenze necessarie per poter svolgere il lavoro nel modo migliore possibile dividendolo per livelli di responsabilità.

In maniera poco ortodossa, partendo ad analizzare la norma dalla fine, quindi proprio dalle sue appendici, è proprio qui che ritroviamo le informazioni migliori per cominciare ad approcciarsi nel modo più professionale possibile alla gestione dei parassiti a 360°. Anche in questo caso vige la stessa regola valida per molto materiale legislativo (leggi, decreti legge, ordinanze ecc.): le informazioni migliori, le più pratiche, le più applicative, si trovano nelle appendici e negli allegati!

La prima delle appendici alla nostra norma di settore, sulla quale vorrei soffermarmi, visto che rappresenta il vero cuore pulsante della norma stessa, specifica, in 6 (!) pagine, quali sono le competenze richieste a ciascun individuo inserito nell’organigramma aziendale e che ricopre ruoli specifici nell’erogazione di servizi professionali di gestione e controllo delle infestazioni.

Le competenze richieste sono divise in 80 punti che, per maggiore chiarezza, vengono divisi in sottoparagrafi facenti parte delle attività svolte da un PCO durante il suo lavoro, che non è inteso solo come quello “in campo”, ma parte da lontano, dal “primo contatto”, durante il quale viene definito il cliente, la problematica, l’urgenza, la pericolosità ecc. e finisce con il garantire la validità del servizio offerto.

Le attività nel loro complesso sono:

  1. Primo contatto: Definizione del problema; Contesto del cliente
  2. Valutazione del sito del cliente
  3. Analisi della causa originaria
  4. Analisi dei rischi del cliente e del sito
  5. Definizione del campo di applicazione
  6. Definizione delle strategie alternative di gestione e controllo delle infestazioni, incluso il monitoraggio
  7. Preparazione di un piano di gestione infestanti per il cliente
  8. Manutenzione, trasporto, immagazzinamento e calibrazione degli strumenti
  9. Esecuzione del piano di gestione e controllo infestazioni concordato
  10. Rapporti (report) e raccomandazioni formali
  11. Conferma dell’efficacia del servizio
  12. Monitoraggio del sito
  13. Garanzia delle competenze

A queste attività la norma affianca i ruoli inseriti in una azienda di PCO ovvero:

  1. Il responsabile Tecnico
  2. L’utente professionale (operatore sul campo)
  3. Il venditore (Agente)
  4. L’amministrazione

Tutti ruoli importantissimi al fine di garantire un ottimo servizio eseguito da una moderna azienda strutturata in modo corretto e che, per le aziende più piccole, possono far capo anche ad una sola persona.

Nell’appendice, i ruoli e le attività, sono inseriti in una tabella e, come in una battaglia navale, dagli incroci che ne derivano scaturiscono, con semplici Sì e NO, le competenze proprie che ciascuna persona che ricopre il suddetto ruolo deve essere in grado di soddisfare, per esempio:

Per questa prima attività si può ben intuire come tutti i ruoli sono interessati dal primo approccio con il cliente, l’agente che ha venduto il servizio, il responsabile tecnico che ha definito i rischi e le esigenze del cliente ecc. tranne l’operatore che entrerà in gioco in un secondo momento e al quale verranno trasmesse le informazioni raccolte in questa prima fase.

L’intera tabella è strutturata in questo modo e c’è da notare come in alcune caselle, invece che Sì o NO, è inserita la parola CONSAPEVOLEZZA. Questo significa che la figura in questione deve cercare di avere almeno una prima infarinatura sulla attività in questione. Come si può ben capire dall’esempio sotto, anche il personale amministrativo deve avere una minima conoscenza su un argomento chiave dell’intero lavoro:

L’intera appendice A è un esaustivo elenco di tutti quelli che sono, nei diversi livelli dell’organigramma, le competenze richieste e che potrebbero essere un ottimo spunto per lo sviluppo di manuali e relazioni tecniche puntuali e approfondite anche per quelle aziende non certificate che cercano di offrire ai loro clienti un servizio in linea con le più moderne pratiche di gestione dei parassiti.

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Dergall®, riduzione efficace delle infestazioni di acaro rosso dei polli senza veleni

Dergall® è studiato per immobilizzare infestazioni di acaro rosso dei polli (Dermanyssus gallinae) e altri parassiti degli allevamenti di polli come le zecche molli (Argas reflexus, A. polonicus), acari dei ratti (Ornitronyssus bacoti), pidocchi pollini (Mallophaga) e altri.

È raccomandato per l’impiego in tutti i tipi di allevamento.

ll suo meccanismo d’azione fisico (immobilizzazione) elimina la possibilità che il parassita sviluppi resistenza al prodotto.

Non contiene pesticidi, sostanze neurotossiche o sostanze chimiche pericolose.

La sicurezza e l’efficacia sono state dimostrate in numerosi test in campo. I risultati hanno mostrato una mortalità di D. gallinae superiore al 92% a 10 giorni dopo il trattamento.

APPLICAZIONE

Sono raccomandate due applicazioni iniziali la prima notte. La seconda applicazione dovrebbe essere effettuata dopo aver osservato il movimento di molti insetti che di solito si verifica entro 90 minuti dalla prima applicazione.

APPLICAZIONE IN ALLEVAMENTI A BATTERIA

Dergall® va impiegato alla concentrazione dello 0,6% (6 ml di Dergall® / 1 litro d’acqua) alla dose di 50-70 ml/m2. Il prodotto deve essere distribuito nei posti in cui gli acari si aggregano come tutte le aree infestate incluse le crepe e fessure, le superfici dei posatoi, i nastri trasportatori, ecc.

APPLICAZIONE IN ALLEVAMENTI A TERRA

Dergall® va impiegato alla concentrazione dello 0,6% (6 ml di Dergall® / 1 litro d’acqua) alla dose di 50-70 ml/m2 bagnando a fondo le aree infestate e dove gli acari si aggregano come i componenti strutturali dei capannoni di allevamento, nidi, posatoi, crepe, fessure. Dovrebbe essere utilizzato in presenza degli animali.

APPLICAZIONI SUCCESSIVE

Per prevenire la reinfestazione – ripetere le due applicazioni iniziali ogni 30 giorni.

 

FLYTRIN 6.14: la nuova microemulsione acquosa di Colkim!

È con piacere che presentiamo il nuovo insetticida di Colkim, una microemulsione acquosa base permetrina 6% + tetrametrina 1% + PBO 4%.

Effetto abbattente e residuale fino a 3 settimane; un’ottima classificazione; un’etichetta completa di tutti i principali target da trattare (striscianti e volanti).

Disponibile da provare dalla settimana 30!

Talon® Soft e Talon® Track sono le nuove soluzioni di Syngenta® per il controllo dei roditori

Da oggi sono disponibili i due nuovi prodotti marcati Syngenta® per il controllo dei roditori: Talon® Soft e Talon® Track

TALON SOFT®: Versatile e facile da utilizzare

Talon® Soft è disponibile in tubetto da 300g di facile applicazione mediante una pistola per silicone. Ciò consente un’applicazione rapida e precisa e riduce notevolmente i tempi richiesti per la pulizia delle esche convenzionali parzialmente ingerite.

Talon® Soft mantiene la sua appetibilità indipendentemente dalle temperature e dagli ambienti in cui è applicato. È ideale per gli ambienti per la trasformazione alimentare e lo stoccaggio.

  • Pasta rodenticida a singola ingestione
  • Ideale per le aree sensibili (ambienti per la trasformazione alimentare e lo stoccaggio)
  • Facile e rapido da applicare
  • Leggero e comodo da trasportare
  • Altamente appetibile
  • Controlla tutti i ratti e i topi a un prezzo competitivo
  • Controlla i roditori resistenti

TALON TRACK®: esca per il monitoraggio

Talon® Track è una nuova soluzione di Syngenta® che consente l’identificazione e il monitoraggio dell’attività dei roditori. Essa presenta la stessa palatabilità elevata di Talon®Soft, senza l’ingrediente attivo. Se utilizzato in combinazione con Talon®Soft, consente una grande continuità quando si passa da un monitoraggio a una fase di controllo.

Caratteristiche principali e vantaggi:

  • Consente di rilevare l’attività dei roditori
  • Incoraggia i roditori ad entrare nelle stazioni dell’esca e ad alimentarsi con essa
  • Consente una migliore percentuale di successo dei programmi di controllo dei roditori
  • Ottimizza l’uso dei rodenticidi e consente ai PCO di avere un approccio integrato e responsabile per il controllo dei roditori

Guarda il video:

Sunburst Tab: da oggi nuovo design in due nuovi colori bianco e nero!

La Sunburst TAB è l`ultima novità della gamma Sunburst. È destinata a negozi di ristorazione in aree sia in contatto con il pubblico che non, grazie alla sua cover decorativa in acciaio inossidabile che nasconde le catture di insetti.

Versatile, può essere montata alla parete verticalmente oppure orizzontalmente oppure sospesa al soffitto. La lampada si costituisce di un tubo compatto da 24 W di alta qualità alimentato da un reattore elettronico e dal dorso ricoperto con un riflettore in alluminio che garantisce un ottima attrazione degli insetti e riduce i costi di corrente.

Da oggi è disponibile anche nella versione bianca o nera in modo da armonizzarla ancora di più con l’ambiente in cui andrà collocata.

Dimensioni
A: 25,5 cm L: 42,5 cm P: 10 cm

Peso
• 1.2kg

Area di copertura
• Montaggio a parete: 50 m2 / sospensione al soffitto: 50 m2

Finitura
• Acciaio inox
• Bianco
• Nera

Dati dei tubi
• Tubo compatto 1 x 24 Watt
• Alimentata da un reattore elettronico

 

Cosa dice l’Auditor – N.1: Un approfondimento sulla UNI EN 16636

Claudio Moresi è laureato in Scienze Forestali e Ambientali. Successivamente ha seguito numerosi corsi di aggiornamento che lo hanno portato, nel corso degli anni, a specializzarsi sempre più nel controllo igienico-sanitario nel settore alimentare e non solo. Dal 2005 è responsabile tecnico-commerciale per Colkim per la Puglia, la Basilicata, Cosenza e Crotone. Claudio è anche Auditor e consulente per le norme 9001 – 14001 – 22000 – 22005 – 10854 e 16636 e Consulente BRC e IFS.

Per questo motivo il suo punto di vista può essere utile per i disinfestatori che spesso hanno un rapporto conflittuale con gli auditor.

Per quanto riguarda la UNI EN 16636, Claudio potrà evidenziarne i punti di forza e a sottolinearne i punti deboli per supportare il lavoro del disinfestatore che, finalmente, è sempre più proiettato verso la qualità e la professionalità.

A lui la parola in questo primo articolo a cui ne seguiranno altri di approfondimento:

Lo scenario in cui nasce la nuova UNI EN 16636 è fortemente plasmato sui servizi di controllo degli organismi infestanti o Pest Control, come si chiamano diffusamente adesso, al fine di consentire un controllo e una verifica dei danni che essi posso causare all’ambiente, agli animali, alle persone e in particolare alle derrate alimentari.

La norma è applicabile da parte delle imprese che erogano il servizio di Pest control ed è la stessa norma che, nella sua parte iniziale, esclude le aree della protezione delle colture e la pulizia e la disinfezione ordinaria associata a regolari contratti di servizi per la pulizia, facendo chiarezza circa gli ambiti di applicazione della stessa.

La UNI EN 16636 colma non poco il vuoto legislativo e la mancanza di “good practice” scritte per il settore di riferimento ma per gli addetti ai lavori è ancora molto poco e, probabilmente, la strada scelta è ancora lunga ma forse è quella giusta.

A poco più di 2 anni di vita il testo della norma è stato preso come riferimento da parecchi clienti finali, soprattutto aziende agroalimentari, che utilizzano la norma per controllare il lavoro delle ditte di servizi. Ma sono soprattutto gli stessi PCO che, anche se non certificati per questo standard, nella norma trovano preziose indicazioni su come svolgere il loro lavoro. Un po’ quello che è successo anni fa con i regolamenti BRC e IFS che sono stati presi come riferimento dai controllori ufficiali (in maniera errata in molti casi) e dalla GDO italiana per definire capitolati d’appalto.

Dal canto suo, la norma ha non pochi punti di forza: il primo, e forse il più importante, è proprio quello di essere riconosciuta come “veramente professionale” in tutta Europa unificando ulteriormente l’industria europea di gestione e controllo delle infestazioni. I PCO italiani, che in molti casi soffrono il confronto con i loro pari Europei, potrebbero trarre da questo spunto solo dei vantaggi, con l’apertura di scambi commerciali transnazionali, rassicurando i clienti finali che le operazioni vengono svolte seguendo norme chiare (finalmente scritte), in modo sicuro, efficace ed entro opportuni regolamenti Europei e nazionali che si trovano alla base delle verifiche in nome della UNI EN 16636.

Un altro punto di forza di questa nuova norma è sicuramente quello che assicura il cliente finale che gli operatori hanno le competenze per offrire un “servizio” garantendo e rispettando livelli minimi e convalidati di conoscenza teorica e abilità pratica. La parola servizio è intesa in maniera molto ampia e spazia dalla vendita, ai suggerimenti di gestione pre e post “interventi”, assicurando un servizio in grado di andare ad affrontare le cause originarie del problema identificato. Nel contempo garantisce la riduzione dei rischi per i clienti ed il pubblico e riduce gli impatti negativi sull’ambiente e sul benessere animale.

L’obiettivo finale dichiarato dalla norma è quello di consentire al PCO di offrire servizi conformi con i principi stabiliti dall’OMS in materia di IPM (Integrated Pest Management) e include una combinazione di fattori diversi (controllo chimico, fisico, biologico) per il successo nel controllo dei parassiti, in qualsiasi filiera ci si trovi ad operare.

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