Rubrica di Roberto N.3: Ptinidi: insetti simili a ragni

Eccoci al nostro terzo appuntamento, questa volta per parlare di alcuni particolari insetti di aspetto molto simile ai ragni con i quali spesso vengono confusi (basta semplicemente contare le sei zampe per non sbagliarsi!): gli Ptinidi.

Anche se non molto diffusi, questi coleotteri presentano abitudini di vita per certi versi simili a quelle dei tarli (famiglia Anobiidae) e possono assumere importanza soprattutto nelle abitazioni private, vecchi alberghi, magazzini alimentari, mulini, musei. Sono fondamentalmente onnivori, nutrendosi di detriti alimentari di vario tipo (cereali, farine e semole, pasta, biscotti, cacao, camomilla, pepe, erbe essiccate per infusi, ecc.), ma non disdegnano carta, fieno, materiale in decomposizione di origine animale e vegetale. Spesso utilizzano i nidi e le tane di piccoli vertebrati, dove possono consumare i resti di piume e penne, cadaveri, escrementi di piccioni, roditori, pipistrelli. Questi infestanti tollerano molto bene le basse temperature e possono rimanere a digiuno per diverso tempo.

Morfologicamente presentano piccole dimensioni, un corpo fortemente convesso e arrotondato, elitre completamente glabre e zampe molto lunghe. Fra le oltre 20 specie che frequentano gli ambienti domestici e le industrie alimentari, ricordiamo innanzitutto Gibbium psylloides, lungo 2-5 mm e caratterizzato da una colorazione brillante rossa tendente al nero.

Gibbium psylloides (fonte: www.flickr.com)

Frequentano luoghi scarsamente illuminati e la femmina depone dalle 50 alle 100 uova incollandole sui substrati di cui si alimentano. Addirittura in Gran Bretagna colonizzano le antiche residenze storiche, ricche di legno, anche umido, dove creano danni a materiale cartaceo e tessuti preziosi (soprattutto lana). La durata del ciclo biologico, comune per gran parte delle specie, è fortemente influenzata dal tipo di substrato e dalla temperatura ambientale e dura in media dai 4 ai 6 mesi, anche se in condizioni ottimali (25 – 30 °C) l’intero ciclo biologico si svolge in circa 2 mesi. Spesso le forme giovanili di questo insetto si impupano all’interno di una celletta sferica scavata nei cartoni, sacchi o legno (es. travi).

Molto simile sia dal punto di vista biologico che morfologico è la specie Mezium affine che, a differenza della precedente, si riconosce per una sorta di stretto collare di peli dorati.

Mezium affine (fonte: www.pbase.com)

Il genere Ptinus ha un corpo più allungato e possiede ali funzionali, a differenza degli altri che sono atteri. Fra le specie più pericolosa per le derrate, Ptinus tectus è in grado di attaccare sostanze vegetali secche come cereali, farine, spezie. Nell’arco di 3-4 settimane una femmina depone parecchie decine di uova, che aderiscono facilmente al substrato, ricoprendosi poi di detriti: in 90-120 giorni viene raggiunto lo stadio adulto. Le larve possono danneggiare e perforare varie tipologie di imballaggi per i prodotti alimentari.

Ptinus tectus (fonte: www.flickr.com)

Niptus hololeucus è un altro piccolo ptinide inconfondibile, di color bruno dorato, e ricoperto da numerose lunghe setole filiformi giallastre. Non è raro trovarlo nei favi abbandonati di api e vespe, e generalmente la sua presenza non è significativa, anche se in alcuni casi può danneggiare le fibre naturali come lana, lino, seta. I tessuti sono più a rischio se macchiati in qualche modo di grasso. Attacca diversi tipi di alimenti vegetali come spezie e prodotti per tisane e/o infusi. Gli adulti di queste specie, in ambienti caratterizzati da temperature ottimali intorno ai 25°C, sono longevi e arrivano a vivere fino ad un anno e mezzo. Possiedono abitudini prevalentemente notturne, possono svernare in tutti gli stadi, e grazie alla loro gregarietà, si possono rinvenire numerosi nei substrati che colonizzano o all’interno di crepe e fessure.

Niptus hololeucus (fonte: denbourge.free.fr)

Seppur considerati come infestanti secondari, questi insetti vanno gestiti alla stessa stregua degli altri parassiti delle derrate alimentari. I danni provocati a seguito dell’attività trofica degli adulti e delle larve sono comunque da considerarsi significativi sia per il deterioramento delle sostanze infestate sia per il deprezzamento del loro valore commerciale anche solo per la presenza di uno solo degli individui per alimento e/o confezione. Pertanto la predisposizione di un corretto ed efficace piano di controllo e monitoraggio all’interno degli stabilimenti produttivi è una pratica essenziale. Gli ptinidi sono difficili da individuare in un ambiente, poiché evitano la luce, nascondendosi all’interno di profonde fessure e cavità: i seminterrati bui e i sottotetti non illuminati sono perciò ambienti ideali. Le trappole collanti vengono usate dal disinfestatore per circoscrivere e monitorare le popolazioni. Tuttavia anche semplici cartoncini ripiegati sono molto efficaci per catturare questi coleotteri, i quali li utilizzano come “rifugi artificiali”. Al momento non sono disponibili “feromoni” commerciali, ma alcuni attrattivi alimentari possono migliorare le catture.

Il controllo di questi insetti comincia con la pulizia e la rimozione di tutti i substrati alimentari che hanno determinato l’infestazione, comprese le vecchie esche rodenticide dimenticate in qualche angolo o soffitta. I trattamenti insetticidi residuali applicati su pavimenti, travi di legno e muri fino ad un’altezza di circa 1,5 m sono generalmente efficaci in quanto questi piccoli artropodi amano spostarsi e vagabondare su queste superfici.

La lotta diventa però particolarmente complessa in magazzini di stoccaggio alimentari e nelle vecchie abitazioni ricche di suppellettili e materiale ligneo. Infatti se l’infestazione è ampiamente distribuita nell’ambiente, i trattamenti puntiformi e mirati servono a ben poco. È necessario allora un approccio “estensivo” e generalizzato poiché non è facile sapere quale area o “volume vuoto” ospita questi coleotteri. In questi casi possono risultare utili anche regolari applicazioni di piretrine sinergizzate effettuate di notte, quando gli insetti sono attivi e più vulnerabili.

Non è esclusa per alcune derrate alimentari la fumigazione con prodotti regolarmente registrati a base di fosfina.