Rubrica di Roberto N.4: Quella vorace Galerucella!

Quando si dice che “l’abito non fa il monaco”; proverbio assolutamente appropriato per introdurre un altro insetto parassita delle alberature urbane che spesso mette in allarme i proprietari degli stabili. Si tratta di Galerucella (Xanthogaleruca) luteola, a tutti nota con il nome di Galerucella dell’Olmo.

È un coleottero crisomelide, di circa 7 mm di lunghezza, il cui adulto è di colore giallo ocra tendente al verdognolo, con capo giallo più piccolo del torace e con una macchia mediana sulla fronte, dalla quale si dipartono due antenne nere. Anche il protorace si presenta di colore giallo con una tacca mediana bruno-nerastra affiancata all’esterno da altre due bande nere. Sulla superficie delle gialle elitre sono presenti punteggiature in rilievo e lunghe bande nerastre (una centrale e altre due ai margini esterni) che si allungano fino all’addome. In genere la specie, almeno allo stadio di adulto, è così facilmente riconoscibile; tuttavia esiste un altro coleottero appartenente alla stessa famiglia che gli assomiglia tantissimo e con il quale spesso può essere confuso, si tratta della Diabrotica del mais (Diabrotica virgifera), la quale però presenta abitudini alimentari diverse.

Adulto di Galerucella luteola (fonte: commons.wikimedia.org) 
 
Adulto di Diabrotica virgifera (fonte: www.floraitaliae org)

Le “gentili” fattezze e il colore vivace della livrea della Galerucella dell’Olmo non farebbero assolutamente pensare alla sua reale natura di insetto particolarmente temibile per la sua spiccata voracità, pertanto bisogna diffidare dall’apparenza del suo ingannevole aspetto. Non è una specie rilevante dal punto di vista igienico-sanitario, ma non si può dire altrettanto dal punto di vista agro-forestale, per i danni che arreca alla vegetazione e, in alcuni casi, all’ambiente urbano circostante.

È un insetto fitofago le cui larve e gli adulti divorano le foglie a partire dalla pagina inferiore e risparmiando le nervature, facendole assumere così un aspetto scheletrizzato tale da provocare il loro completo disseccamento. Nei casi più gravi viene danneggiata l’intera chioma e ripetute infestazioni debilitano le piante rendendole maggiormente vulnerabili agli attacchi da parte di insetti xilofagi, principalmente scolitidi. Le larve mature sono contraddistinte dalla presenza di quattro fasce longitudinali gialle che spiccano su di un corpo di colore verde od olivastro di 9-10 mm di lunghezza e con numerose setole.

Larva di Galerucella luteola (fonte: www.meloidae.com)

Allo stato attuale è praticamente presente ovunque in Italia, dove vive esclusivamente a spese degli Olmi, principalmente delle specie Olmo campestre (Ulmus campestris), Olmo montano (Ulmus montano) e Olmo siberiano (Ulmus pumila). Abbastanza di frequente sciami di adulti invadono abitazioni ed edifici che si trovano nelle immediate vicinanze degli alberi danneggiati per trascorrervi l’inverno. E’ bene sottolineare che l’insetto non arreca alcun danno alle persone e agli animali domestici, se non quello di provocare l’insorgenza di comprensibili fenomeni di entomofobia.

La conoscenza della biologia di questo insetto infestante e il contesto urbano e/o rurale dove tale infestazione si manifesta, si rivela di fondamentale importanza in fase di individuazione e realizzazione del metodo di lotta più efficace per il suo controllo. Ed è proprio durante il periodo di svernamento della galerucella, che il disinfestatore si trova a fronteggiare eventuali segnalazioni della sua presenza all’interno di abitazioni.

Normalmente l’insetto adulto trascorre l’inverno, e i primissimi mesi della primavera, nelle anfrattuosità della corteccia del tronco, nel terreno e al di sotto delle foglie secche; generalmente agli inizi di maggio, gli stessi adulti raggiungono le foglie delle piante ospiti per nutrirsene. Dopo circa quindici giorni di intensa attività trofica hanno luogo gli accoppiamenti e quindi la deposizione delle uova, che vengono incollate verticalmente e in gruppi di 20-30 sulla pagina inferiore delle foglie. Le larve fuoriescono dopo una settimana e raggiungono la maturità in 15-20 giorni, al termine del quale traslocano nel terreno oppure nelle anfrattuosità delle corteccia, in prossimità della parte basale del tronco per trasformarsi in crisalide. Gli adulti compaiono dopo circa una settimana.

Visto la breve durata del suo ciclo biologico è facile prevedere la capacità di questo coleottero a compiere più generazioni in un anno che, in condizioni climatiche favorevoli, arrivano fino ad un massimo di tre.

Adesso che conosciamo un po’ meglio questo vorace insetto infestante, proveremo a fornire alcune informazioni sui principali metodi di lotta attualmente esistenti per il contenimento della loro popolazione che, normalmente, è tenuta sottocontrollo da numerosi antagonisti naturali con i quali si trova in un equilibrio instabile.

Il “bagaglio” di soluzioni a disposizione del disinfestatore che viene chiamato a fronteggiare questo tipo particolare di infestazione comprenderà l’impiego principalmente di insetticidi adulticidi e di prodotti larvicidi.

Prima però di ricorrere all’impiego di insetticidi, andrebbero prese alcune importanti precauzioni che da sole potrebbero in parte ridurre l’infestazione. Ad esempio è importante rimuovere periodicamente tutti i residui di vegetazione, principalmente arbusti di olmo, che rappresentano un luogo ideale allo sviluppo/svernamento dell’insetto, oppure controllare potenziali punti di ingresso del coleottero all’interno delle abitazioni o edifici, quali porte, finestre e fessure varie: questi andrebbero opportunamente sigillati e, nel caso specifico delle finestre, prevedere un’eventuale installazione di zanzariere.

Solo dopo aver applicato alcuni di questi aspetti tipici del pest proofing, si può ricorrere ai trattamenti chimici in presenza di individui adulti svernanti. Esternamente alle abitazioni si può intervenire con insetticidi piretroidi (deltametrina, permetrina, cipermetrina, ecc.), in formulazioni diverse a seconda del contesto in cui si va ad operare, avendo cura di irrorare tutti i potenziali punti di accesso. Per contrastare, invece, fenomeni invasivi all’interno delle abitazioni si ricorre in genere ad applicazioni localizzate con piretroidi in formulazione acquosa, con piretro naturale e con prodotti a base di etonfenprox, principio attivo relativamente recente nel panorama degli insetticidi per uso civile.

Nel caso di forte presenza in primavera di larve dell’insetto defogliatore, possono prevedersi trattamenti per irrorazione direttamente sulle piante di olmo con insetticidi attivi per contatto e ingestione registrati per l’impiego sul verde ornamentale, o con prodotti a base di Bacillus thuringiensis subsp. tenebrionis e di Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki (ceppo EG 2424), o ancora con prodotti a base di chitino-inibitori (i cosiddetti regolatori di crescita) a spiccato effetto larvicida e ovocida. Anche se particolarmente costosi, non si escludono trattamenti mediante endoterapia.

Per l’applicazione di tali strategie, si renderà però necessario l’attivazione di un accurato sistema di monitoraggio con lo scopo di rilevare con una certa precisione l’inizio della fase larvale, utile all’individuazione dell’epoca più idonea per il trattamento e, nel caso, di una soglia di intervento.

Con la Galerucella dell’olmo abbiamo di nuovo “percorso” il sottile confine tra urbano e forestale, per ciò che attiene alla gestione delle infestazioni, a discapito questa volta di una imponente specie arborea, l’olmo, che per le sue apprezzate qualità estetiche ben si presta ad essere impiegata come pianta ornamentale nelle città, lungo i viali, nei parchi e nei giardini, pur rappresentando un facile bersaglio di numerosi altri insetti che dalla pianta, spesso, invadono le vicine abitazioni alla ricerca di un confortevole rifugio.