Rubrica di Dario n.20: L’importanza di una corretta informazione da parte del professionista

Tra le capacità di un professionista, oltre a quella di sapere affrontare dal punto di vista tecnico le situazioni che possono di volta in volta presentarsi, vi è sicuramente la capacità di comunicare con il cliente e di trasmettergli le informazioni essenziali. Come vedremo, ciò è fondamentale per diversi aspetti.

Il più delle volte, infatti, il cliente finale è una persona del tutto estranea, per competenze ed esperienze professionali, al settore del controllo dei parassiti, e non ha quindi tutti gli strumenti per valutare criticamente le informazioni ricevute. Oltre agli aspetti etici, di certo non trascurabili, non bisogna sottovalutare neppure le implicazioni negative che possono derivare da una scorretta informazione al cliente, sia essa causata da un’effettiva carenza da parte del professionista o, nei casi peggiori, dalla sua malafede.

Il primo aspetto da considerare è quello di evitare di creare eccessive aspettative nel cliente. Infatti, assicurare la risoluzione in breve tempo di un problema non è mai corretto, visto che gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, e anche la situazione più facile può riservare sorprese. Una rassicurazione che spesso capita di sentire riguarda il timore che, in seguito al trattamento, si possano rinvenire animali morti all’interno dell’appartamento. “Non è possibile” – si dice da parte del professionista con tono sicuro – “i roditori si sentono soffocare e vanno a morire all’esterno”. Nulla di più inesatto, visto che non esistono rodenticidi che provocano un senso di soffocamento ai roditori, e neppure di claustrofobia.

Altro aspetto che occorre sottolineare è la pericolosità delle sostanze utilizzate per gli animali non bersaglio e, naturalmente, per gli esseri umani. Alla domanda del cliente sul rischio per il proprio cane, talvolta si sente rispondere che il prodotto contiene una sostanza che lo rende sgradevole agli animali diversi dai topi e dai ratti.

Anche qui, inesatto, ma anche pericoloso, visto che il denatonio benzoato risulta amaro solo per gli esseri umani, non per gli animali domestici, che quindi se ingeriscono l’esca non ne avvertono il sapore sgradevole. In questo caso, tuttavia, a parziale giustificazione del professionista, occorre considerare che tale inesattezza è riportata nero su bianco sull’etichetta del rodenticida (peraltro autorizzata dal Ministero della Salute), ed anche in alcune recenti disposizioni ministeriali.

Infine, un aspetto che viene spesso trascurato è quello delle informazioni riportate sui cartelli di segnalazione affissi in corrispondenza delle postazioni con le esche. Spesso si leggono informazioni assai vaghe sul principio attivo utilizzato, genericamente individuato come “anticoagulante”. Ciò è estremamente incompleto, e potrebbe causare problemi in caso di incidente: nel malaugurato caso in cui un cane dovesse nutrirsi dell’esca, il veterinario non avrebbe le informazioni necessarie per valutare la gravità dell’intossicazione, vista la grande differenza di tossicità dei vari anticoagulanti: ricordiamo che la differenza di tossicità acuta nei confronti del cane che esiste fra warfarin e brodifacoum (in termini di DL 50) è dell’ordine di almeno 100 volte a favore di quest’ultimo! È fondamentale, invece, che sul cartello siano indicati il principio attivo e la sua concentrazione nell’esca.

Tutti questi aspetti inerenti la corretta comunicazione delle informazioni, sebbene spesso trascurati, sono estremamente importanti, e anche tramite essi si misura la capacità professionale degli operatori del settore del pest control.

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