Rubrica di Mauri N.9: Gli anobidi delle derrate: così simili…..così diversi

Il gruppo dei tarli del legno (famiglia Anobiidae) nel nostro paese è rappresentato da oltre 120 specie e solamente una decina di queste sono in grado di attaccare efficacemente il legno posizionato in opera.

Due specie però hanno fatto il “salto di qualità” e sono diventati infestanti specifici di numerose aziende alimentari: il tarlo del tabacco (Lasioderma serricorne) e il tarlo del pane (Stegobium paniceum). Questi due piccoli coleotteri sono molto simili morfologicamente, ma con un po’ di esperienza si giunge ad un’identificazione corretta: il tarlo del pane presenta sulle elitre una evidente striatura longitudinale e la “clava antennale” è costituita da tre caratteristici segmenti terminali, mentre il tarlo del tabacco ha le elitre lisce e le antenne dentellate sono costituite da pezzi tutti uguali.

Le dimensioni degli adulti, che variano fra 2-4 mm, dipendono dalla temperatura, umidità e qualità del cibo durante lo sviluppo larvale. Molte derrate “secche” sono infestate da questi parassiti: prodotti che derivano dalla filiera dei cereali (semi, farina, pasta, biscotti, ecc.), cibo per animali, spezie ed erbe di interesse erboristico, frutta secca, ecc. Sono spesso presenti anche nei musei, dove rovinano erbari, insetti spillati e persino animali imbalsamati.

Il lasioderma, come indica il nome in italiano, è un pericoloso parassita del tabacco, mentre lo stegobio sembra avere una preferenza per “i prodotti medicinali” e non esita ad attaccare anche legni morbidi e rilegature di libri. Ottimi volatori, sono attirati dalla luce ultravioletta degli elettroinsetticid, dove vengono catturati in gran numero. In particolare Lasioderma serricorne, in base ad alcuni studi in laboratorio, comincia a volare ad una temperatura di circa 20°C. In realtà tutti gli individui maschi, “giovani e vecchi” svolgono questa attività al di sopra dei 22°C, mentre la maggior parte delle femmine lo fanno ad almeno 25°C, anche se questi dati in alcuni contesti ambientali non sembrano confermati. Il volo, anche a temperature, adeguate, non è sempre indispensabile!

Perché allora a questo punto sarebbe così importante separare fra loro gli “Anobidi delle derrate” ed essere in grado di riconoscerli in maniera corretta? Come molti insetti che da adulti hanno una vita piuttosto breve (poche settimane) la femmina emette nell’ambiente un feromone per attirare il maschio. Quello del lasioderma (“serricornin”) è stato sintetizzato in laboratorio ed è diventato un ottimo strumento di monitoraggio l’utilizzo di un erogatore di questa sostanza inserito all’interno di una trappola specifica. Al contrario, la componente principale dei feromoni sessuali dello stegobio (“stegobinone”) presenta una struttura chimica complessa e la produzione in quantità per scopi applicativi è piuttosto problematica. Non è chiaro quale attrattivo commerciale, prodotto da poche aziende, è disponibile sul mercato internazionale e purtroppo risulta generalmente poco efficace, talvolta addirittura ha caratteristiche di repellenza. Quando reperibile, addirittura una “capsula” che eroga il feromone sessuale di Anobium punctatum (tarlo comune) risultava più performante.

In conclusione abbiamo conosciuto due specie simili, ma che sono attirate da sostanze con caratteristiche molto differenti!

Forse però le cose stanno cambiando. Un’azienda giapponese ha sponsorizzato qualche tempo fa un prodotto contenente un “feromone mimico” (simile chimicamente all’originale) per Stegobium paniceum, da inserire in un’apposita trappola. E recentemente un importante gruppo inglese indipendente di consulenza nel settore del Pest Control ha deciso di testare questo attrattivo sul campo per catturare gli adulti di questa specie, utilizzando però un altro modello di trappola (Demi-Diamond).

Le trappole – a coppie di 10-15 per sito, una contenente l’attrattivo e l’altra senza (testimone) – sono state posizionate in una panetteria industriale, un’azienda che produce cibo per animali, un locale dove è conservato un importante erbario. Dopo 4-6 settimane sono state controllate e analizzate le catture. E i risultati si sono rivelati molto interessanti, con circa 300 individui trappolati nei cartoncini collanti innescati.

Di conseguenza l’utilizzo di questo specifico strumento potrebbe aiutare in futuro il tecnico della disinfestazione ad individuare i focolai di questa specie, spesso nascosti e difficili da individuare, anche con ispezioni visive, in siti complessi e di grandi dimensioni. In questo modo anche il tarlo del pane diventerà un parassita delle derrate più facile da gestire e potrà essere inserito in un chiaro programma di monitoraggio.