Rubrica di Roberto N.7: Un “viaggio” tra i tessuti – Prima parte

Vi è mai capitato di rimanere particolarmente dispiaciuti nell’osservare la presenza di alcuni buchi sul vostro maglione preferito, magari acquistato da non molto tempo? Personalmente non mi è mai capitato, ma riesco assolutamente ad immaginare quale possa essere l’esclamazione di disappunto, che verrebbe automaticamente fuori dalla bocca di chi purtroppo si è trovato a vivere questa sfortunata e incresciosa esperienza, accompagnata da un lecito interrogativo: “ma dove mi sarò impigliato? Non riesco proprio a ricordare!…”

Ebbene, a volte non è necessario “spremersi così tanto le meningi”, quando la risposta potrebbe essere proprio accanto a noi, nel nostro guardaroba e non solo…

Tra gli insetti presenti negli ambienti urbani, esiste un’altra categoria di specie in grado di attaccare particolari tipi di substrati come tessuti di origine animale e vegetale grazie ad una loro peculiare capacità di digerire la cheratina, una proteina filamentosa ricca di zolfo, componente base di alcuni substrati quali pelli, lana, pellicce, feltri e tanti altri. Questa scleroproteina è però priva di vitamina B, componente essenziale per lo sviluppo post-embrionale di questi insetti che saranno così inevitabilmente costretti ad integrare la loro dieta con altre sostanze quali: albume di uova essiccato, farine di pesce e di carne, lievito liofilizzato, germi di cereali che contengono oltre ad un’importante componente proteica, anche le indispensabili vitamine del gruppo B.

Grazie al particolare comportamento alimentare delle loro larve è possibile rinvenirli con una certa frequenza all’interno di abitazioni, di depositi e stabilimenti di lavorazione dei tessuti di vario genere, e non di rado anche all’interno di nidi di uccelli e di micromammiferi, principalmente roditori, per nutrirsi di piume e pellame, non disdegnando però gli escrementi che contengono alcuni di questi frammenti.

Le specie più diffuse appartengono all’ordine dei lepidotteri e dei coleotteri. Nella prima parte di questa breve trattazione parleremo di due principali specie di lepidotteri appartenenti entrambi alla famiglia Tineidae, che noi tutti conosciamo semplicemente con il nome di “tarme” ovvero piccole farfalline, dalle ali strette e lunghe provviste di frange molto sviluppate, che prediligono come alimento tessuti di lana, seta e cotone. Il loro inconfondibile breve volo, abbastanza insolito per un lepidottero, sembra non venga influenzato dalla presenza di una sorgente di luce. Ben diverso è invece l’elevato potere attrattivo degli indumenti riposti non puliti, magari intrisi di sudore o dotati di particolari odori, o addirittura insudiciati da farina o da altre tracce di ingredienti alimentari.

Entriamo ora più nel dettaglio per conoscere più da vicino alcune caratteristiche specie-specifiche delle due Tarme, Tinea pellionella e Tineola bisselliella.

La prima, nota con il nome di Tarma dei panni, della lana e delle pellicce, è una specie diffusa in gran parte del mondo, i cui adulti fanno la loro comparsa nei mesi più caldi dell’anno a meno che non frequentino l’interno di edifici riscaldati dove le condizioni microclimatiche favorevoli garantiscono il perdurare della loro presenza per tutto l’anno.

La distinzione tra le diverse specie non è così immediata, infatti da una semplice osservazione macroscopica sembrerebbero tutte molto simili tra loro, ma se invece focalizziamo la nostra attenzione su alcuni dettagli, magari con l’ausilio di una comune lente di ingrandimento, sarà possibile individuare alcune sostanziali differenze. Nel caso specifico, gli adulti di Tinea pellionella presentano ali anteriori grigiastre con tre piccole macchie scure, mentre quelle posteriori sono più chiare e strette e munite di lunghe frange.

Adulto di Tinea pellionella (fonte: britishlepidoptera.weebly.com)

L’apertura alare di 9 – 12 mm consente loro di effettuare brevi voli per giungere su substrati di tessuto dove le femmine depongono in media una cinquantina di uova.

Dalla loro schiusa fuoriescono le larve che da subito mostrano spiccata attività trofica nei confronti del substrato che le ha accolte, nutrendosi di detriti di fibre che utilizzano tra l’altro per costruire, con le proprie bave sericee, piccoli astucci tubulari entro il quale rifugiarsi. Durante il periodo di sviluppo larvale di 2-3 mesi, con l’aumento delle loro dimensioni corporee, le larve accrescono man mano anche i loro rifugi che trascinano con se nelle peregrinazioni tra le maglie dei tessuti. Al raggiungimento della piena maturità, le larve fissano gli astucci protettivi, che nel frattempo avranno raggiunto una lunghezza di circa 1 cm, alle pareti o al soffitto. Lì dentro vi trascorreranno la fase di incrisalidamento che terminerà con la fuoriuscita dell’adulto.

Particolare dell’astuccio tubulare protettivo della larva di Tinea pellionella (fonte: lepidoptera.butterflyhouse.com.au)

Nelle normali condizioni ambientali, con disponibilità di cibo, la specie può compiere dalle due alle tre generazioni nel corso dell’anno. Quando invece le condizioni ambientali risultano essere sofisticate, come può essere l’interno di un edificio, regolarmente riscaldato nei mesi invernali e con un buon tasso di umidità relativa e disponibilità costante di alimento, il numero di generazioni tende inevitabilmente ad aumentare.

In modo analogo si comporta la Tineola bisselliella, conosciuta molto semplicemente con il nome di Tignola o Tarma dei panni, caratterizzata invece da una polifagia decisamente più ampia rispetto alla precedente specie, basti considerare che oltre alla lana e alle pellicce è in grado di danneggiare indumenti, spazzole, pennelli, crini, cuscini e materassi di lana, nonché svilupparsi su alcuni substrati alimentari quali: semi, farine, pane secco, salumi in stagionatura e tanti altri.

Le larve di 7-9 mm di lunghezza si presentano di colore giallastro con capo e protorace bruno-nerastro. A differenza della Tinea pellionella, le larve della tignola non costruiscono dei veri e propri astucci protettivi, bensì dei leggeri tubi sericei di colore bianco che assolvono esclusivamente alla funzione di contenimento dello stadio di crisalide. Il tipo di substrato alimentare, unitamente alla temperatura e all’umidità relativa dell’ambiente in cui tale insetto si sviluppa, condizionano la durata del loro sviluppo larvale. In condizioni ottimali, e quindi con temperature che si aggirano intorno ai 25-28°C e con elevati tassi di umidità relativa, tale ciclo si conclude in 2-3 mesi.

Gli adulti fanno la loro comparsa in maggio-giugno; essi presentano entrambe le ali frangiate con un’apertura alare di circa 10 – 16 mm; quelle anteriori sono di colore ocra, mentre quelle posteriori grigiastre. A seguito delle fecondazioni, le femmine depongono un centinaio di uova sui substrati che diventeranno poi alimento per le larve.

Adulto di Tineola bisselliella (fonte: de.wikipedia.org)

Nelle seconda parte di questo articolo ci soffermeremo invece a parlare di alcune specie di coleotteri dei tessuti, fornendo altresì le principali misure di prevenzione e controllo di tale tipologia di infestazione.