3 nuovi disinfettanti di altissima qualità

Mai come in questo ultimo anno ci siamo trovati a parlare di disinfettanti e di sanificazione. Soprattuto all’inizio della pandemia il Disinfestatore si è trovato di fronte ad un mondo abbastanza sconosciuto, quello della scelta e dell’applicazione dei disinfettanti, per effettuare il servizio e per garantire, per quanto possibile, una sanificazione delle superfici.

Proprio in merito a questo ultimo punto, l’Istituto Superiore di Sanità in questi mesi ha emanato dei rapporti con le specifiche per effettuare questo servizio.

La sanificazione delle superfici è un passaggio fondamentale nelle operazioni per combattere il diffondersi di questa pandemia ed è da effettuarsi con prodotti adeguati per efficacia e per semplicità di utilizzo.

La metodica migliore per eseguire una corretta sanificazione delle superfici è quella del panno inumidito di disinfettante opportunamente diluito. In alternativa si può spruzzare il prodotto direttamente sulla superficie e passare successivamente con un panno per distribuire e asportare lo sporco. Questa tecnica offre questi vantaggi:

  • Accurata distribuzione del disinfettante
  • Asportazione meccanica dello sporco (utilizzare dei disinfettanti detergenti o comunque che presentano tensioattivi)

Ovviamente ha lo svantaggio di richiedere molta manodopera e per questo molto spesso non è la tecnica preferita dal disinfestatore.

Esaurito il tempo di contatto occorre, dove previsto, effettuare il risciacquo.

Di seguito una tabella dei prodotti Sanny e Sanidart a confronto:

Prodotto

Tecnica consigliata

Tempo di contatto

Note

SANNY

Panno

5’ azione battericida

Per superfici a contatto con alimenti, risciacquare accuratamente con acqua potabile dopo la disinfezione

15’ azione fungicida

SANIDART

Panno

5’ azione battericida

Applicare una quantità sufficiente affinché le superfici trattate rimangano umide per tutto il periodo indicato come tempo di contatto

15’ azione lieviticida

60’ azione virucida

La nebulizzazione ha il grosso vantaggio di essere molto veloce ma non garantisce una distribuzione uniforme del disinfettante e richiede molta perizia nell’esecuzione del lavoro perché, se si utilizza un disinfettante che presenta delle incompatibilità con i materiali, è molto facile fare dei danni.

Inoltre andrebbe utilizzata solo con prodotti che non richiedano il risciacquo perché poi diventa praticamente impossibile risciacquare tutte le superfici (altissimo impiego di manodopera). Verificare sempre i tempi di rientro nei locali ed eseguire un’accurata ventilazione degli stessi prima che questi vangano rioccupati.

Tra i principi attivi che possono essere utilizzati con questa tecnica c’è sicuramente il perossido di idrogeno (Oxidal) ma occorre verificare sempre la presenza di prodotti non compatibili. Il perossido di idrogeno è un principio attivo che non richiede il risciacquo e per questo motivo può essere utilizzato, oltre che con il panno inumidito, anche con la nebulizzazione (ULV).

Chiaramente, qualsiasi prodotto si utilizzi, occorre sempre indossare i Dispositivi di Protezione Individuale adeguati che possono variare:

Prodotto

Protezione delle mani

Protezione degli occhi

Protezione del corpo

Protezione delle vie respiratorie

SANNY

Guanti da lavoro di categoria I

Occhiali protettivi ermetici

SANIDART

OXIDAL

Guanti da lavoro di categoria III

Indossare abiti da lavoro con maniche lunghe e calzature di sicurezza per uso professionale di categoria II

In caso di superamento del valore massimo di concentrazione nell’ambiente di lavoro indossare maschera dotata di filtro ABEK


Sanny:


Sanidart:


Oxidal:

 

Se vuoi approfondire, ti rimandiamo all’uscita del 22 settembre 2020.

Quali attrezzature per nebulizzare?

Ecco i nebulizzatori di qualità per disinfezioni e disinfestazioni:


B&G

2400 ULTRA LITE FOGGER
Questi nebulizzatori elettrici a 220 volt, sono uno strumento ideale per nebulizzare insetticidi, disinfettanti, deodoranti, ecc.
Le caratteristiche principali sono:
– corpo stampato in un unico pezzo in copolimeri
– tappo largo per facilitare il riempimento e la pulizia
– condotti in Viton resistenti agli agenti chimici
– nessuna pompa o parte in movimento a contatto con gli agenti chimici
– erogazione variabile, da ULV spinto a volume normale
– erogazione variabile da 0 a 270 cc/min

2600 FLEX A LITE TUBO 45 CM
Questi nebulizzatori elettrici a 220 volt, sono uno strumento ideale per nebulizzare insetticidi, disinfettanti, deodoranti, ecc.
Le caratteristiche principali sono:
– corpo stampato in un unico pezzo in copolimeri
– tappo largo per facilitare il riempimento e la pulizia
– condotti in Viton resistenti agli agenti chimici
– nessuna pompa o parte in movimento a contatto con gli agenti chimici
– erogazione variabile, da ULV spinto a volume normale
– erogazione variabile da 0 a 270 cc/min


Airofog

ULV COLD FOGGER U240
Assorbimento: 800W
Dati tecnici: corpo motore stampato in copolimeri, tanica prodotto da 5 litri in HDPE stabilizzato ai raggi UV amovibile per una facile pulizia, tracolla, erogazione variabile (0-170 ml/min, dimensioni: diam.28×40 h cm cm

ULV COLD FOGGER U260
Assorbimento: 800W
Dati tecnici: corpo motore stampato in copolimeri, tanica prodotto da 5 litri in HDPE stabilizzato ai raggi UV amovibile per una facile pulizia, tracolla, erogazione variabile (0-250 ml/min, dimensioni: diam.28×40 h cm, tubo flessibile di 50 cm cm


Yursat

HD 5 & YR 5 (con direzionatore flessibile)

  • Tanica da 5 litri
  • Approvato CE
  • Approvato OHSAS 18001 (salute e sicurezza sul lavoro)
  • Erogazione variabile da 9 a 49 micron
  • Dimensioni: 20 x 45 x 45 cm
  • 220V-240V AC, 50Hz
  • 1400W (HD 5) – 2200W (YR 5)

EXODUS ULV MACHINE 220V
Le nebulizzazioni ULV di insetticidi permettono di trattare ampi spazi, come magazzini e depositi, contro gli insetti striscianti e quelli volanti. Sono inoltre ideali per il trattamento di spazi difficili come controsoffitti, pavimenti galleggianti, camini ecc.
Il nebulizzatore ULV Exodus e stato sviluppato dando la massima priorita alla sicurezza dell’operatore. Questa e la ragione per cui e stato incorporato un timer che può essere regolato per accendersi e spegnersi autonomamente e senza che l’operatore debba essere presente nell’area da trattare.
L’apparecchiatura può anche essere usata manualmente.
Le goccioline prodotte dall’Exodus, di circa 15-20 micron di diametro, ricadono sulle superfici dopo circa 1 ora e quindi le aree trattate possono essere rioccupate dopo questo periodo. In 30 minuti, Exodus eroga 1 litro di prodotto e, con prodotti adatti, in 30 minuti e con 1 litro di prodotto possono essere trattati 10.000 mc d’ambiente.


 

 

Quali protezioni delle vie respiratorie?

Con il Perossido di Idrogeno è opportuno proteggere le vie respiratorie utilizzando una maschera con filtri ABEK (come si evince dalle SDS di alcuni prodotti – verificare sempre le schede che possono variare a seconda delle concentrazioni).

Come sempre vi proponiamo quanto di meglio offre il mercato per garantirvi una protezione sicura.

Il nostro partner BLS, decisamente quotato quest’anno grazie all’incessante lavoro per realizzare le protezioni contro il Coronavirus, propone queste maschere e i relativi filtri che sono indicati in caso di utilizzo del Perossido di Idrogeno (OXIDAL):


EVO 4400 KIT SEMI FACCIALE
Per facilitare la praticità di utilizzo, BLS ha sviluppato kit preassemblati pronti all’uso.
I kit sono composti dalla semimaschera EVO S + 2 filtri già assemblati per le varie applicazioni d’uso.

Monta 2 filtri serie 200.


MASCHERA BLS 5700 PIENOFACCIALE
Maschera pienofacciale con guarnizione in gomma siliconica.
La bardatura con 6 punti di fissaggio è montata sul corpo rigido della maschera e non sulla guarnizione facciale, evitando così di segnare il viso dell’utilizzatore nei punti di pressione e garantendo un maggior comfort.
Il visore offre un campo visivo privo di distorsioni e garantisce maggior sicurezza nell’utilizzo del prodotto e una minor stanchezza per la vista. Il visore ha superato i test della classe ottica 1.
Il visore è sottoposto a trattamento antiappannamento, anti-graffio e anti-acido, per offrire una maggior durata del prodotto e garantire una maggior sicurezza per l’utilizzatore.

Monta due filtri serie 200 (non inclusi).

Nel caso del Perossido di Idrogeno occorre utilizzare almeno i filtri ABEK:


FILTRO ABEK1P3 R – SERIE 200
Protezione: Gas e vapori organici, inorganici, acidi, ammoniaca e derivati classe 1 e polveri tossiche
Attacco: a baionetta per maschere serie EVO

ZEFIRO 300, NUOVO SISTEMA GERMICIDA PER AMBIENTI CONFINATI

Prima di riportare quelli che sono gli aspetti tecnici di questo nuovo sistema di disinfezione dell’aria ambiente ideato da Colkim, ci sembra corretto effettuare una premessa per inquadrare il contesto di applicazione di questa macchina. Infatti, la situazione legata a questa pandemia che tutti stiamo vivendo, pone l’accento sul problema del possibile contagio nei luoghi confinati e quindi della disinfezione da operare in questi ambienti per renderli sicuri. Tutto questo per permettervi di valutare al meglio quelle che sono le peculiarità ed i possibili campi di applicazione di Zefiro.

Partiamo dal concetto di contaminazione generata dai microrganismi patogeni, comprendendo in questa classificazione anche i virus, che pur non potendo essere considerati dei veri e propri organismi viventi, in quanto non in grado appunto di vivere e riprodursi autonomamente, sono a tutti gli effetti annoverati in questa classificazione. Possono farlo soltanto all’interno di una cellula ospite che può essere di origine batterica, vegetale o animale.

La contaminazione, in senso generale, può avvenire in cinque differenti modalità: per via orale, quindi attraverso il trasferimento della saliva; ematica, attraverso il sangue; per contatto; per via sessuale e per via aerea.

Nel caso specifico dei Coronavirus, la contaminazione può avvenire soltanto per tre di queste cinque vie: per via orale, per contatto e per via aerea; quest’ultima via di contaminazione, quella definita come aerogena, è stata stimata essere responsabile del 25% del totale delle infezioni e di fatto si è rivelata la principale via di diffusione del Sars – Cov2.

Come ormai è risaputo, i coronavirus hanno una morfologia rotondeggiante, con un diametro di circa 0,1 micron (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello umano); sono costituiti da un involucro di proteine, il capside, che è ricoperto a sua volta da una seconda  membrana, il pericapside, sul quale sono presenti delle caratteristiche proiezioni allungate costituite da una particolare e ormai famosa proteina, chiamata Spike, che determina la caratteristica struttura a corona di questi virus. Sono proprio queste proiezioni allungate che consentono al Sars-Cov2 di riconoscere specifici recettori posti sulle cellule ospite che ne permettono l’ingresso e quindi di procedere all’infezione. Naturalmente, il capside racchiude il materiale genetico virale, che nei coronavirus è rappresentato dalla molecola dell’RNA la quale, una volta introdotta, costringerà la cellula ospite a produrre copie del virus infettante.

Ritornando quindi, al concetto di contaminazione per via aerea, l’agente infettante viene veicolato sostanzialmente attraverso la saliva, semplicemente respirando, parlando o, peggio ancora, tossendo o starnutendo.

Questo aerosol di saliva, potenzialmente infetta, è composta da numerose migliaia di goccioline (chiamate droplets) che possono assumere, in base alla temperatura e all’umidità dell’ambiente, dimensioni diverse: quelle più grandi (> 5 micron) possono restare sospese pochi minuti e cadendo infettano in massima parte le superfici, mentre quelle più piccole (< 5 micron) possono restare in sospensione nell’aria diverse ore (anche fino a 3) e sono le più insidiose, essendo responsabili delle gran parte delle contaminazioni. A questo punto è facile immaginare che se con il semplice respiro produciamo tra 50 e 5.000 goccioline, con lo starnuto si arriva a produrne addirittura circa 30.000 che oltretutto vengono disperse, grazie all’impeto dello starnuto, a distanze notevoli se non opportunamente intercettate da una mascherina o dalla piega del braccio.

Descritto, se pur a grandi linee, il possibile scenario di contaminazione, se siamo in presenza di un ambiente potenzialmente infetto si deve procedere alla sua sanificazione.

Nella sua accezione più generale sappiamo che il termine sanificazione riguarda il complesso di procedimenti ed operazioni atti a rendere salubri determinati ambienti mediante l’attività di pulizia e/o disinfezione e/o disinfestazione, ovvero mediante il controllo ed il miglioramento delle condizioni del microclima come possono essere la temperatura e l’umidità.

Per quello che ci interessa in questa sede possiamo accennare a due sole azioni fondamentali da compiere, che sono:

  • la pulizia (o detersione), che ovviamente, consiste nella rimozione dello sporco visibile da oggetti e superfici e di solito viene eseguita manualmente o meccanicamente usando acqua con detergenti e/o prodotti enzimatici. Una pulizia accurata è di fondamentale importanza prima di passare alla successiva fase della disinfezione poiché i materiali inorganici e organici come grasso, polvere etc. interferiscono con l’efficacia di tutti i disinfettanti. Considerate che una pulizia accurata di superfici e suppellettili riesce a rimuovere circa il 90% dei microorganismi presenti in un ambiente.
  • la disinfezione consiste in un processo in grado di eliminare la maggior parte dei microrganismi presenti nell’ambiente (sia su oggetti inanimati che, come vedremo, nell’aria), ad eccezione delle spore, forme cellulari specializzate per la sopravvivenza anche in condizioni ambientali avverse che alcuni batteri sono in grado di produrre. I fattori che influenzano l’efficacia della disinfezione sono molti ed includono: la carica organica ed inorganica presente; il tipo ed il livello di contaminazione microbica; la concentrazione ed il tempo di esposizione al germicida; la natura fisica degli oggetti e delle superfici da disinfettare (ad es. porosità del materiale, presenza di fessure, fori, etc.), la temperatura e l’umidità relativa dell’ambiente.

In genere, si focalizza l’attenzione sulla contaminazione delle superfici da parte dei droplets che dopo aver viaggiato nell’aria possono direttamente raggiungere soggetti suscettibili nelle immediate vicinanze, come anche depositarsi su oggetti o superfici che diventano quindi, fonte di diffusione del virus.

Studi sui coronavirus, suggeriscono che il tempo di sopravvivenza di questi patogeni sulle superfici, in condizioni sperimentali, oscilla da poche ore fino ad alcuni giorni, in base al tipo di  materiale interessato, alla concentrazione della carica virale presente, all’umidità e alla temperatura dell’ambiente interessato.

In realtà, viene poco evidenziata la modalità di contaminazione aerea; basti considerare che le particelle più piccole, come abbiamo detto, posso rimanere nell’aria addirittura per qualche ora prima di depositarsi sulle superfici. Quindi, hanno tutto il tempo di posarsi sugli esseri umani presenti o addirittura di introdursi all’interno delle loro vie aeree tramite il respiro.

Pertanto, una corretta ed efficace disinfezione dovrà mirare ad un intervento di tipo integrato che prevede un abbattimento della carica batterica e virale dell’aria ed una sanificazione delle superfici.

Per operare una corretta disinfezione si può considerare l’impiego di due tipologie di mezzi distinti: quelli chimici e quelli fisici.

Nel primo caso si impiegano disinfettanti liquidi, come i Cloroderivati, il Perossido di idrogeno, gli Alcoli sia etilico che isopropilico, i Fenoli, i Sali quaternari d’ammonio, etc.

Mentre nel secondo, i mezzi fisici, vengono compresi sostanzialmente il calore e le radiazioni UV-C, ed in particolari situazioni i filtri HEPA ed i filtri elettrostatici.

L’importante distinzione tra le due categorie è rappresentata dall’impossibilità di impiegare i mezzi chimici in presenza di persone e possono creare ceppi batterici resistenti, mentre i mezzi fisici possono essere usati in presenza di persone e non creano ceppi resistenti.  Unica distinzione è che i raggi UV-C debbono essere opportunamente schermati perché dannosi alla salute.

 

Fig.1

Su quali basi scientifiche poggia la tecnologia di Zefiro?

Zefiro impiega proprio i raggi UV-C per operare la disinfezione dell’aria ambientale.

Nel panorama delle onde elettromagnetiche, generate dal Sole, solo una parte è rappresentata dalla luce che noi riusciamo a vedere (è indicata al centro del piccolo schema di Fig.1), quindi esistono molte altre radiazioni elettromagnetiche caratterizzate da lunghezze d’onda diverse che noi assorbiamo tutti i giorni. Luce che appunto noi non riusciamo a vedere.

Man mano che la lunghezza d’onda si accorcia, cioè ci spostiamo verso sinistra nel grafico, la radiazione è più energetica. Non è indicato in figura, ma dopo le bande dei raggi ultravioletti abbiamo i raggi X (quelli che vengono impiegati per farci le radiografie) ed infine i raggi gamma che sono quelli più energetici, responsabili in parte della morte delle persone durante le esplosioni nucleari.

Quindi, subito dopo la banda visibile abbiamo la radiazione ultravioletta che si divide, sempre in base alla lunghezza d’onda, in raggi UVA, UVB e UVC.

La banda UVA è quella che, per intenderci, ci rende abbronzati d’estate; la banda UVB favorisce alcuni processi fotochimici necessari alla vita come l’assimilazione della vitamina D; la banda UVC è quella che ci interessa maggiormente perché c’è una particolare lunghezza d’onda (circa 260 nm) che ha la maggiore capacità di alterare il materiale genetico delle cellule, e quindi anche quello dei microrganismi, e si può vantaggiosamente impiegare per ridurre la carica patogena presente nell’aria.

Tra l’altro questa lunghezza d’onda è anche relativamente facile da produrre con delle lampade a vapori di mercurio a bassa pressione, purché ovviamente, siano adeguatamente schermate in modo da non investire le persone presenti. Queste radiazioni, infatti possono provocare nelle persone eritemi cutanei, arrossamenti e lesioni corneali, fino all’insorgenza di tumori della pelle in base al tempo di esposizione e all’intensità della radiazione.

Quindi Zefiro aspira l’aria ambiente e, obbligandola a passare in un labirinto forzato dove viene illuminata da una dose massiccia di radiazioni, è in grado di denaturare il materiale genetico di tutti i patogeni aspirati, siano essi batteri, lieviti, funghi, virus e spore con una percentuale di efficienza molto elevata (si arriva ad abbattere il 99,99% dei microorganismi).

Fig. 2

Nello specifico, lo vedete in Fig.2, si tratta di:

– un contenitore simile ad uno split di un condizionatore, che racchiude le sorgenti luminose della potenza necessaria per ottenere il risultato voluto, perché abbiamo la sicurezza che la radiazione non fuoriesca grazie a particolari schermi ottici brevettati;

– un ventilatore, il più silenzioso possibile, che aspira l’aria dalla parte anteriore, dove è posizionato un filtro antipolvere, che evita il passaggio di particelle grossolane che potrebbero creare problemi di efficacia alla macchina;

– infine l’aria aspirata e disinfettata fuoriesce nella parte superiore della macchina.

Quindi, con questa disposizione delle componenti principali, possiamo impiegare tutta la potenza effettivamente necessaria per avere un’azione germicida efficace; al suo interno l’irraggiamento dell’aria avviene lambendo le lampade, dove l’intensità della radiazione è massima. Quest’ultima viene ulteriormente concentrata con l’impiego di specchi in alluminio ottico che riflettono circa il 90% della radiazione totale.

Considerate che l’efficacia delle radiazioni va al contrario con il quadrato della distanza. Cosa significa?

Se si raddoppia la distanza dalla sorgente luminosa non si ha solo la metà dell’efficacia, ma ne ho un quarto, se la triplico ne ho un nono, quindi se ho l’efficacia del 100% a 10 cm di distanza, ad 1 metro avrò l’1%. Quindi, è di fondamentale importanza che l’aria da disinfettare passi il più vicino possibile alla sorgente di luce. Nel caso di Zefiro siamo intorno ai 4 cm.

L’effetto disinfettante è cumulativo:

– se il 90% dei germi viene ucciso in un primo passaggio, il restante 10% al passaggio successivo viene di nuovo ridotto del 90% e così via. Se si lascia funzionare la macchina 24 ore su 24 abbiamo un effetto disinfettante veramente buono.

Inoltre, questa apparecchiatura è stata registrata come Dispositivo Medico attivo di Classe 1. Ovviamente per godere di questa definizione, emessa dal Ministero della Salute, ha dovuto essere scrupolosamente investigata dai tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità.

Vi ricordiamo qual è la definizione di Dispositivo Medico: è uno strumento utilizzato in medicina per finalità diagnostiche o terapeutiche. Per intenderci, la TAC è un dispositivo medico. Quindi, è un’apparecchiatura certificata a tutti gli effetti.

 Ci sembra superfluo riportare in questa sede uno ad uno tutti gli studi che da più di 30 anni sono stati effettuati per indagare, capire e come dire dimostrare le interazioni che i raggi ultravioletti, ed in particolare quelli di tipo C, hanno sul materiale vivente. Ormai è risaputo che nelle cellule riescono ad operare tutta una serie di mutazioni, che alla base hanno l’interferenza con le molecole di DNA e RNA (attaccano le basi pirimidiniche in essi contenute)  che costituiscono il materiale genetico delle cellule, cioè quelle molecole che sottintendono alla vita.

Quindi, denaturando queste molecole, qualsiasi essere vivente è destinato a morte certa. Anche i virus, che in questo momento ci interessano da vicino, contenendo materiale genetico e poco altro, sono senz’altro suscettibili a queste radiazioni.

Vi riportiamo solo alcune notizie che riteniamo più salienti a supporto di quanto esposto:

Recentemente alcuni ricercatori dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) in collaborazione con il Dipartimento di fisiopatologia medica dell’Università di Milano, stanno realizzando dei filtri a raggi UVC da applicare agli apparecchi di ventilazione in terapia intensiva. Normalmente queste macchine impiegano dei filtri a membrana HEPA che dopo alcune ore di funzionamento debbono essere sostituiti, con un costo economico ed ambientale notevole.

Infatti, uno dei grossi problemi legati a questa epidemia è che l’aria espulsa ad ogni respiro dai pazienti, carica delle famose goccioline, contamina l’ambiente di degenza.  Si consideri che ad ogni respiro si emette circa mezzo litro di aria contaminata (720 lt/die).  Con l’impiego di filtri a raggi UVC si avrebbe innanzi tutto una disinfezione più accurata, una spesa minore e l’assenza o quasi di rifiuti pericolosi sempre di difficile gestione.

Per quanto riguarda invece l’ufficialità Italiana si riportano integralmente alcune frasi riportate nei periodici rapporti dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel n.25 del 15 maggio scorso viene scritto:

La radiazione UV-C ha la capacità di modificare il DNA o l’RNA dei microorganismi impedendo loro di riprodursi e quindi di essere dannosi. Per tale motivo viene utilizzata in diverse applicazioni, quali la disinfezione di alimenti, dell’acqua e dell’aria”.

Ed ancora:

Studi in vitro hanno dimostrato chiaramente che la luce UV-C  è in grado di inattivare il 99,9% dei virus dell’influenza posti in aerosol, e questo è stato dimostrato in studi condotti anche sui virus MERS e SARS COV 1 umani”.

A maggiore supporto circa l’efficacia del metodo, il rapporto conclude con l’auspicabile futuro impiego standardizzato, quindi come procedura di base, nella disinfezione degli ambienti ospedalieri.

Un gruppo di ricerca dell’Università di Milano ha pubblicato i primi articoli scientifici sull’efficacia dell’irraggiamento con raggi UVA-UVB ed UVC proprio sul Sars Cov2, fornito loro dall’Istituto Spallanzani di Roma, con risultati molto interessanti, che dimostrano la straordinaria efficacia dei raggi ultravioletti, soprattutto di tipo C,  su questo virus.

Fig.3

Nella Fig.3 vengono riportate visivamente quelle che potrebbero essere le possibili istallazioni di Zefiro. Quindi, la camera d’albergo, piuttosto che il ristorante, ma anche il bar e soprattutto gli uffici e le sale d’aspetto.

I luoghi di maggior rischio di contaminazione sono gli ambienti in cui le persone stazionano per più ore. Infatti, un possibile portatore del virus, o di qualsiasi altra malattia infettiva, con il solo respiro fa sì che miliardi di agenti infettanti vengano espulsi. Questi microrganismi in un ambiente confinato si accumulano fino ad arrivare a livelli di concentrazione elevati in cui anche una persona, con un sistema immunitario in ordine, ha difficoltà a non contaminarsi.

 

 

Fig.4

È bene riportare (Vedi Fig.4) alcune notizie tecniche della macchina. Solo una merita un piccolo approfondimento:

  • Zefiro ospita tre lampade della potenza di 95 watt ognuna per un totale di 285 watt di cui 243 watt vengono completamente convertiti in raggi UV-C generando una sorgente luminosa molto potente

 

Fig. 5

Ricapitolando quelli che sono i punti di forza della macchina (Vedi Fig.5), possiamo dire che:

  1. Grazie all’impiego di mezzi fisici per la disinfezione dell’aria, Zefiro non diffonde sostanze chimiche che potrebbero, dopo un certo lasso di tempo, creare ceppi di batteri resistenti dando luogo a possibili allergie;
  2. Contemporaneamente i raggi UVC nocivi per la salute umana vengono totalmente schermati, in maniera tale da poter impiegare tutto l’irraggiamento necessario all’uccisione dei patogeni all’interno della macchina;
  3. Non comportando nessun effetto collaterale, la disinfezione può essere effettuata in presenza di persone, per cui la carica patogena viene costantemente controllata, perchè mentre si rilascia viene in massima parte disattivata senza mai raggiungere livelli preoccupanti per la salute umana;
  4. Zefiro necessita della sostituzione del vassoio delle lampade ogni anno ed anche della sostituzione del filtro Hepa ogni 15 giorni. Filtro posto nella parte anteriore della macchina.

Si consideri che la luce UV-C viene emessa per circa 9.000 ore, quindi circa un anno di funzionamento ininterrotto.

Il terzo punto appena riportato, merita un approfondimento:

Se noi abbattiamo la carica patogena dell’aria mentre la sua concentrazione sta crescendo ne avremo sicuramente un vantaggio, si è dimostrato infatti, che i parametri del contagio sono:

il tempo di esposizione al patogeno, ma anche e soprattutto l’intensità del contagio.

Se veniamo esposti a livelli bassi anche se per lungo tempo, il nostro sistema immunitario riesce per così dire a “smaltire” l’infezione, mentre se veniamo esposti, anche se per breve tempo, a livelli importanti, le probabilità di contrarre la malattia aumentano vertiginosamente.

Ora, i sistemi chimici non possono essere usati in presenza di persone, ne consegue che i locali subito dopo l’intervento registrano un costante incremento di contaminazione che aumenta, fino alla sanificazione successiva.  Sapete tutti che l’azione del disinfettante si esplica al momento in cui viene impiegato, la sua azione termina in genere nel giro di pochi minuti. Questo tipo di disinfezioni vengono definite come sistemi ON/OFF proprio perché funzionano per pochi minuti e poi si interrompono. Con l’applicazione di questi sistemi fisici invece, la carica patogena viene costantemente controllata senza mai raggiungere dei livelli preoccupanti.

Una volta posizionato, Zefiro aspira l’aria ambiente dalla parte frontale facendola passare attraverso il filtro anteriore per togliere tutte le particelle di polvere grossolana che potrebbero creare delle microscopiche zone d’ombra ai microrganismi e quindi non garantire la piena efficacia dell’irraggiamento seguente.

Poi l’aria viene fatta passare attraverso le lampade e fuoriesce dalla parte superiore disinfettata.

La macchina è in grado di trattare, come detto, 300 metri cubi l’ora e può essere fornito con un supporto da pavimento per renderlo in un certo senso, portatile in base ai bisogni del momento.

Ma, concentriamoci per un attimo sul discorso del dimensionamento, abbiamo detto 300 metri cubi ora.

Normalmente per assicurare una buona efficacia di trattamento degli ambienti comuni (nelle camere operatorie si arriva a 16 ricambi ora) dovrebbero essere assicurati dai 3 ai 4 ricambi ora, quindi ogni unità sarà in grado di trattare efficacemente, considerando un’altezza dei soffitti mediamente di 3 metri, all’incirca 33 metri quadrati di superficie.

C’è però da operare una distinzione, non tutti gli ambienti hanno lo stesso afflusso di persone per cui avremo probabilità diverse di contagio e questo deve influenzare necessariamente il dimensionamento. Per cui avremo situazioni nelle quali questa metratura potrà essere aumentata ed altre in cui dovrà essere ridotta.

Abbiamo cercato di realizzare, in questa prima fase, una macchina più versatile possibile in modo da poter rispondere alle richieste di una più vasta gamma di utenti.

Colkim ha intenzione, nel medio termine, di creare una vera e propria linea Zefiro, con altri apparecchi di potenze ed impieghi diversificati in modo da poter rispondere a tutte le esigenze del mercato.

Come abbiamo già detto, la manutenzione dell’apparecchio consiste nella sostituzione del filtro anteriore che dovrà essere cambiato ogni 15 giorni, ma questo rappresenta un’operazione molto facile e veloce. I filtri sono esterni, magnetici, per cui con un semplice scatto si opera la sostituzione. I 24 filtri occorrenti alle sostituzioni annuali vengono forniti con l’acquisto della macchina.

Anche il modulo delle lampade deve essere sostituito una volta l’anno ed è compreso nel pacchetto di manutenzione annuale insieme ai 24 filtri.

Zefiro ha una garanzia illimitata; Colkim, in accordo con il costruttore, ha voluto con questa decisione dimostrare la completa affidabilità e qualità della macchina. Ovviamente per macchine la cui efficienza sia stata gestita e garantita dalla sostituzione dei filtri e del vassoio delle lampade.

 

 

Infestalia ONLINE: Corsi per tutti, senza muoversi da casa!

Tornano i corsi tenuti da due Tecnici di eccellenza: la ventennale esperienza e la spiccata capacità divulgativa di Aldo Gelli e Maurizio Bocchini, rendono interessanti e accattivanti persino i corsi online che sono in programma per Ottobre e Novembre 2020.

Nonostante le numerose richieste, per il momento abbiamo preferito non stabilire date di corsi in presenza.


Questi corsi sono studiati, gestiti e attuati da Colkim srl e sono rivolti a tutti coloro che vogliono approfondire e confrontare le proprie conoscenze, così come ai nuovi operatori.

I corsi saranno svolti online.

I corsi seguono l’iter richiesto dalla certificazione ISO 21001.

Ogni partecipante dovrà svolgere un test di uscita. Per questo motivo ogni discente dovrà registrarsi e accedere con il proprio utente (utilizzando uno smartphone, un tablet o un computer). Al termine di ogni corso, a ogni partecipante, verranno rilasciati un attestato di partecipazione e, se il test finale ha avuto esito positivo, uno di superamento. Inoltre verrà rilasciato un Tesserino del Disinfestatore che riporterà, oltre alla foto e ai dati del discente, la lista dei corsi effettuati presso Infestalia (solo quelli superati con esito positivo).

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Questa è PESTMED, la Fiera Evento che coinvolge stakeholders e buyer italiani ed esteri con l’obiettivo di creare un forte legame “tutto italiano” anche con i Paesi acquirenti del bacino del Mediterraneo.

PESTMED rappresenta il punto di riferimento italiano per: la salute pubblica e del cittadino negli ambienti civili ed industriali (Igiene ambientale), la sicurezza degli alimenti (Imprese della filiera agroalimentare), delle scuole, delle case, dei giardini e degli animali domestici (Igiene civile).

Ampi i Settori Merceologici del Salone che comprendono tra gli altri: Prodotti e Servizi, Attrezzature ed Accessori per la Disinfestazione, Derattizzazione, Allontanamento Volatili e ancora, Software e Sistemi Informatici, Veicoli, Abbigliamento Professionale e Tecnico, Istituti di Credito, Assicurativi, Legali, Istituzioni.

Video Ufficiale

 

Ecco a voi: La Mosca Bianca!

Quanta voglia di novità, di entusiasmo, di ottimismo!

Ne abbiamo tutti bisogno e, ne siamo certi, ce lo meritiamo.

Ecco perché, fra le altre cose che stiamo mettendo in pista, abbiamo sentito la necessità di dare una nuova veste alla nostra Newsletter.

Come di consueto, in Colkim siamo sempre in movimento, sempre alla ricerca di captare in anticipo di cosa hanno bisogno i professionisti della disinfestazione: il nostro DNA ci porta a guardare al futuro, con fiducia, alla ricerca di cose nuove per distinguerci, per spiccare, per soddisfare e per stupire.

Chi ci conosce sa bene che il nostro stile da sempre è quello dei pionieri, con la consapevolezza che il rischio è il nostro mestiere. E di questo siamo sempre stati ricompensati.

Così nasce La Mosca Bianca che vuole raggiungere tutti i professionisti che sono curiosi, che amano il proprio lavoro, che vogliono trovare nuovi modi per proporsi al mercato.

La Mosca Bianca sarà sia in versione Web Magazine sia in versione Cartacea. L’obiettivo che ci diamo è di aggiornare i professionisti con notizie del mercato, con proposte commerciali, con aggiornamenti tecnici. Il sogno è quello di poter dare strumenti a chi, come noi, ha voglia di risaltare, di non abbandonarsi alla strada più semplice ma meno stimolante di giocare solo al ribasso dei prezzi.

La Mosca Bianca Web Magazine avrà una cadenza meno frequente ma ci proponiamo che sia più corposa e interessante.

La Mosca Bianca in versione cartacea avrà un’uscita semestrale.

Speriamo che anche a voi venga voglia di diventare delle Mosche Bianche e che possiate scegliere noi come alleato per questo obiettivo eccitante.

Per chi fosse interessato a ricevere questo strumento di lavoro, può compilare questo modulo:

 

I 5 buoni motivi per utilizzare Avion® Scarafaggi Gel

Advion Scarafaggi Gel è un’esca che unisce una matrice brevettata altamente appetibile ad un principio attivo unico, l’Indoxacarb, per il controllo completo di tutte le più importanti specie di scarafaggi. 

 1. Appetibilità 

Diversi studi hanno dimostrato che Advion Scarafaggi Gel è estremamente appetibile, piú della maggior parte dei gel presenti sul mercato. L’esca si mantiene stabile, appetibile ed efficace per almeno tre mesi dopo l’applicazione. 

In aggiunta, la sua formulazione è stata specificamente sviluppata per vincere l’avversione all’esca in gel mostrata da alcune popolazioni di scarafaggi. Syngenta è impegnata a monitorare qualsiasi cambiamento nella reazione degli insetti, per garantire la massima efficacia delle sue esche anche negli anni a venire. 

Fonte dati Syngenta Brasile: https://www.youtube.com/watch?v=IL0Ujl_tjkA 

2. Efficacia 

Advion Scarafaggi Gel è l’unico prodotto sul mercato che ha dimostrato un’efficacia potenziata grazie alla trasmissione terziaria.  

Questo permette un controllo migliore degli scarafaggi rispetto ai prodotti che portano alla sola trasmissione secondaria. 

3. Effetto domino e trasmissione terziaria 

ll leggero ritardo dell’effetto letale del principio attivo contenuto in Advion Scarafaggi Gel fa sì che le blatte, una volta consumata l’esca, abbiano il tempo di ritornare nel loro rifugio e contaminare altri individui. Il risultato è una significativa riduzione dell’infestazione ottenuta, nell’esclusivo caso di Advion Scarafaggi Gel, grazie ad un doppio effetto domino (trasmissione secondaria e terziaria). 

4. Controllo di un’ampia varietà di scarafaggi 

Advion Scarafaggi Gel è stato formulato specificamente per risultare appetibile alla maggior parte di scarafaggi infestanti tra cui: 

  • Blattella germanica (Blattella germanica) 
  • Scarafaggio nero (Blatta orientalis) 
  • Blatta americana (Periplaneta americana) 

5. Sicurezza 

Grazie al processo di bio-attivazione, gli enzimi interni dello scarafaggio convertono la molecola di Indoxacarb nella sua forma letale. Questa attivazione metabolica fa sì che l’Indoxacarb distingua efficacemente tra insetti bersaglio e organismi non bersaglio, come i mammiferi, cosí da consentire ai professionisti della disinfestazione di gestire al meglio il controllo degli insetti infestanti e i suoi effetti sull’ambiente. 

 

 

PRESENTAZIONE SISTEMA ZEFIRO 300. Per abbattere la contaminazione ambientale da virus e batteri anche in presenza di persone

Vi invitiamo alla presentazione del Sistema Zefiro 300 organizzato da Confindustria che si terrà

Martedì 8 Settembre 2020
dalle ore 15.00 alle ore 16.00
via web

L’evento è organizzato da Confindustria ma tutti possono partecipare. L’incontro è gratuito.

Tutti i dettagli per partecipare verranno indicati a coloro che si iscriveranno.

La mosca delle soffitte, Pollenia rudis

Il termine volgare anglosassone relativo a Pollenia rudis (“cluster fly” – mosche a grappoli e “attic fly” – mosche delle soffitte) deriva dalle abitudini degli individui alati di passare l’inverno in grande numero negli ambienti protetti. La specie si riconosce per la presenza di setole giallastre sul protorace e per le ali tenute a riposo sul dorso parzialmente sovrapposte una sull’altra.Talvolta centinaia o migliaia di individui si ammassano nelle parti superiori degli edifici all’interno di cavità nei muri, solai, soffitte, sottotetti, quasi sempre esposti a sud e a sud-ovest. Questi sono gli adulti dell’ultima generazione estiva (le larve sono parassiti nel terreno di lombrichi) i quali, all’avvicinarsi delle temperature più fredde, tendono a penetrare nelle abitazioni attraverso piccole fessure presenti nei cornicioni e nella copertura del tetto oppure insinuandosi nelle discontinuità dei serramenti di porte e finestre. Tale comportamento è legato alla progressiva diminuzione della temperatura esterna fra il giorno e la notte: le mosche si riposano sui muri riscaldati dal sole e, al tramonto, infestano i locali più idonei. Attratte dalla luce, solitamente si riuniscono in gran numero in prossimità dei vetri delle finestre e dei lucernari, dove risultano particolarmente fastidiose e moleste nelle giornate invernali insolitamente tiepide.

Con l’aumento delle temperature primaverili il fenomeno dello “svernamento” tende generalmente a scomparire, in quanto gli insetti che sono sopravvissuti si disperdono all’esterno, al fine di raggiungere luoghi più adeguati per l’alimentazione e l’attività riproduttiva.

Non è chiaro perché un edificio venga pesantemente infestato ed un altro, adiacente, simile per dimensioni, colore, età non lo sia. In ogni caso il fenomeno, nel tempo, potrà verificarsi di nuovo. Di conseguenza i fenomeni di svernamento nelle case non sempre dipendono da situazioni ambientali contigue al luogo infestato: i focolai larvali possono essere lontani e, per quanto riguarda Pollenia rudis, specie con forme giovanili nascoste nel terreno, rimangono praticamente sconosciuti e ingestibili.

Lotta e prevenzione

Sfortunatamente, una volta che gli insetti hanno colonizzato un edificio, risulta particolarmente arduo eliminarli. Quanto più grande e complessa è una struttura, tanto più è difficile ottenere risultati soddisfacenti. Anche dopo ogni trattamento spaziale possiamo osservare delle mosche in attività. Risulta più importante invece trattare le cavità e fessure colonizzate dai Ditteri con prodotti residuali oppure catturare direttamente gli insetti con un aspiratore. In molti casi l’utilizzo di una lampada luminosa è particolarmente indicato, specialmente se i siti di svernamento non vengono individuati.

Il metodo migliore per controllare queste invasioni è semplicemente quello di impedire agli infestanti di colonizzare gli ambienti antropici. Oltre a particolari attività d manutenzione e ristrutturazione dell’edificio, è necessario conoscere per quella determinata area geografica il periodo in cui è più probabile l’inizio del fenomeno. Una buona regola è quella dei trattamenti preventivi sui muri e sulle superfici a rischio, quelle più calde, a fine agosto-settembre: le formulazioni insetticide come “microincapsulati e sospensioni concentrate sembrano particolarmente indicate.

In alcuni paesi del Nord Europa viene utilizzata la lavanda come repellente nei confronti di questi insetti molesti.