Rubrica di Dario – N.1: L’importanza di pensare come un topo

Sono passati quasi trent’anni da quando, giovane studente del corso di laurea in scienze forestali, ho cominciato ad occuparmi dei problemi causati dai roditori alle attività umane, sotto la guida esperta ed autorevole di Luciano Santini, che in quegli anni (siamo nella seconda metà degli anni ’80) insegnava zoologia forestale all’Università della Tuscia, i cui insegnamenti mi sono sempre stati di grande utilità, e con il quale ho il piacere di collaborare e confrontarmi ancora oggi.

Inizialmente, mi occupai del problema dei danni alle semine forestali, poi dopo la laurea mi interessai di altri aspetti, dalle industrie alimentari ai centri urbani, dall’agricoltura alle isole. Sebbene possa dire di avere ormai accumulato una discreta esperienza a riguardo, mi sono dato un regola aurea da cui non trasgredire, che posso sintetizzare così: mai smettere di imparare.

La ragione è semplice: considerarsi arrivato, senza necessità di aggiornare continuamente le proprie conoscenze, ti induce inevitabilmente a ripetere sempre le stesse cose e sempre peggio, ad affrontare i nuovi problemi sempre con lo stesso approccio, mentre normative e materiali cambiano, e con loro le esigenze e le aspettative di chi ti chiama a risolvere un problema.

Da un lato leggo e mi aggiorno il più possibile e, pur non rinunciando mai a dire la mia, che sia un convegno o una rivista scientifica, dall’altro cerco sempre di stare a sentire chi ho di fronte, nella convinzione che la maggior parte delle cose che so le ho imparate sul campo, ascoltando i problemi e valutando le soluzioni –giuste o sbagliate che fossero- di volta in volta adottate per risolvere un problema. In questo senso, il confronto con i professionisti è stato fondamentale: sono loro ad avere il polso dei problemi, dei materiali e dei prodotti, ma anche delle ricadute normative e delle esigenze dei clienti finali. Da loro mi arriva sempre un feedback specializzato, spesso di alto livello, analizzato dal punto di vista di chi un problema lo deve risolvere, e non solo raccontare.

C’è un’ultima considerazione che vorrei fare: nel corso di questi anni ho imparato quanto sia decisivo capire come ragionano e come percepiscono l’ambiente le specie che cerchiamo di combattere. Prevedere quali saranno i percorsi, le vie d’accesso e le fonti alimentari è cruciale nell’impostare la strategia, così come identificare le aree più favorevoli e quelle che lo sono meno. In altre parole, parafrasando Oscar Wilde, l’importanza di pensare come un topo!

Dario