Rubrica di Roberto N.5: Cimice: un nome che terrorizza

Molto spesso sentiamo parlare in maniera anche allarmante di cimici e della loro inquietante presenza in ambienti domestici e non solo. Frequenti segnalazioni di questo tipo tengono impegnati, per gran parte delle loro ore lavorative, i disinfestatori che con sapiente pazienza e professionalità si trovano a fronteggiare situazioni a volte anche molto complesse.

Se proviamo solo per un attimo ad immaginarci profani dell’argomento, all’udire il suono derivante dalla pronuncia del termine “cimice” potremmo essere percorsi da un leggero brivido di disgusto per la quasi inevitabile associazione “insetto-spia”, come di un qualcosa che si insinua in segreto nella nostra intimità contaminandola.

L’idea di attribuire un titolo così eccessivamente forte per identificare un gruppo di insetti parassiti appartenenti al numeroso Ordine degli Emitteri (o Rincoti) è nata a seguito della lettura di un articolo che racconta di uno spettacolare incidente avvenuto nella periferia di Novara, dove una donna era al volante della sua auto, quando ad un tratto una cimice fa il suo ingresso all’interno dell’autovettura procurando uno choc alla cinquantenne, facendole perdere il controllo. La vettura è finita contro un’altra auto parcheggiata a bordo strada e si è ribaltata. Fortunatamente la donna ne è uscita completamente illesa, ma porterà per sempre nella mente il ricordo della visione fatalistica dell’insetto e della sua conseguenza.

Al di là della loro cattiva reputazione, vengono chiamati comunemente cimici quegli insetti emitteri che appartengono al Sottordine degli Eterotteri. L’utilizzo di tale terminologia, in realtà, sarebbe poco appropriata se consideriamo che le vere e proprie cimici sono quelle appartenenti alla famiglia Cimicidae, come le ben note ed ematofaghe Cimici dei letti (Cimex lectularis), riconoscibili per le loro minute dimensioni e per la forma del corpo appiattito dal profilo tendenzialmente ovale ed oblungo. Accanto a queste, per estensione, vengono chiamate cimici anche molte delle specie fitofaghe che possiedono invece un rapporto trofico a spese di vegetali come ad esempio, e solo per citarne alcune, la Cimice del pomodoro (Nezara viridula), insetto dotato di elevata polifagia diffuso in tutto il territorio nazionale che provoca danni maggiori alle coltivazioni ortive, la Cimice verde (Palomena prasina), simile alla precedente ma che predilige come ospiti principali le piante di melo e pero situate in prossimità di zone boschive, la temuta Cimice asiatica (Halyomorpha halys), specie aliena che ha fatto la sua comparsa in Italia nel 2012 dove ha iniziato a diffondersi sul tutto il territorio nazionale affacciandosi alla ribalta delle nostre coltivazioni erbacee ed arboree, e tante altre…

Per comodità di trattazione e per rispettare il filone di questa nostra rubrica sui principali parassiti del verde ornamentale che occasionalmente invadono gli ambienti urbani, focalizzeremo ora la nostra attenzione su di un’unica specie, la Cimice dell’olmo (Arocatus melanocephalus).

Si tratta di un insetto ligeide legato principalmente alla presenza dell’olmo (Ulmus spp.), i cui adulti all’inizio della primavera depongono le uova all’interno dei fiori. Dalla loro schiusa, le neanidi si sviluppano e si alimentano a danno dei frutti, che nel caso specifico prendono il nome di samare. I primi adulti compaiono verso la fine di maggio e la loro principale “missione” è quella di ricercare immediatamente un rifugio dove ripararsi dal caldo estivo e soprattutto dove trascorrervi il restante periodo autunnale ed invernale. Questi insetti creano sulle piante ospiti danni trascurabili, mentre molto fastidiosa è invece la loro tendenza a frequentare ambienti tipicamente antropizzati, situati in prossimità delle piante di olmo,  alla ricerca di riparo. Infatti, oltre la parte sottostante della corteccia distaccata dalle piante, gli anfratti dei muri, i nidi di ragno abbandonati, gli adulti svernanti trovano riparo molto spesso nelle fessure delle imposte delle abitazioni attraverso le quali si introducono anche all’interno dei locali, andando ad occupare posti più impensati come: intercapedini dei muri, serramenti, mobili, biancheria stesa ad asciugare, ecc. La vista di questo inopportuno ospite associata alla ben nota e comune capacità delle cimici di emettere, da apposite ghiandole, una sostanza dall’odore sgradevole allo scopo di allontanare il potenziale pericolo crea nella maggior parte dei casi preoccupazione da parte degli abitanti delle zone infestate.

Cerchiamo ora di capire, tramite una brevissima descrizione morfologica, perché questo insetto è così tanto ripugnante nell’aspetto agli occhi di chi lo incontra.

Gli adulti di questa specie sono lunghi circa 6-7 mm e riconoscibili per la presenza del pronoto (porzione intermedia tra il capo nero e la restante parte del corpo) generalmente di colore rosso con due sottili linee nere oblique verso il centro e delle emielitre colorate anch’esse di rosso con macchie nere piuttosto allargate di forma tendenzialmente triangolare. Le rossi zampe presentano ciascuna una macchia nera localizzata nella parte distale del femore, mentre l’intero addome si presenta di colore rosso-aranciato. Piccole variazioni cromatiche tra individui della stessa specie sono abbastanza frequenti anche in virtù della presenza di alcune sottospecie.

Le forme giovanili, neanidi, sono molto somiglianti agli adulti con la sola differenza che possiedono una colorazione del corpo molto più semplificata, con capo e torace nero e addome rosso.

Adulto di Arocatus melanocephalus (fonte: www.floraitaliae.actaplantarum.org)
Neanide di Arocatus melanocephalus (fonte: www.technogreen.it)

Se da un lato la loro presenza può provocare in alcune persone stati di turbamento, va altresì considerato che non ci troviamo di fronte ad un insetto capace di pungere l’uomo, né tanto meno di veicolare importanti agenti patogeni. Oltretutto, il controllo delle loro popolazioni infestanti non richiede complesse misure di intervento.

Prima di tutto occorrerà ispezionare accuratamente i punti potenziali di colonizzazione della cimice, sia internamente che esternamente alle abitazioni (infissi, tapparelle, ecc.) e dove eventualmente rinvenire individui adulti svernanti da asportare manualmente. Successivamente si renderà necessario impedire le vie di accesso a questo invadente e sgradito ospite mediante sigillatura delle fessure di porte e finestre o, in alcuni casi, prevedere eventuale installazione di reti o zanzariere.

Riguardo ai trattamenti chimici sarebbe buona norma intervenire direttamente sul luogo di origine del problema, e quindi sulle piante di olmo, avendo cura di individuare il periodo ideale di intervento in modo da arginare sul nascere l’inizio di un’infestazione. Nello specifico, una volta individuate le piante da trattare che sono generalmente quelle adiacenti alle abitazioni, si potrà procedere con interventi insetticidi sulle chiome verso la fine di aprile per colpire gli adulti nella fase riproduttiva oppure nella seconda metà di maggio sui frutti caduti a terra per colpire le forme giovanili, mediante l’impiego di piretroidi di sintesi (deltametrina, permetrina e cipermetrina) in formulazioni registrate per il verde ornamentale. Trattamenti generalizzati sulla vegetazione nel periodo estivo sono praticamente inutili proprio per l’assenza del parassita in loco. Utili invece possono rivelarsi le potature invernali agli alberi con lo scopo di ridurre i potenziali ripari per l’emittero con effetti positivi sul contenimento delle popolazioni.

Nel caso in cui si dovrà necessariamente intervenire chimicamente anche all’interno dei locali, si consiglia in genere di ricorrere ad applicazioni localizzate con piretroidi in formulazione acquosa o con prodotti a base di etofenprox, che come abbiamo già accennato nel precedente articolo, è un principio attivo piuttosto recente avente la stessa struttura base dei piretroidi, ma dotato di una bassissima tossicità acuta nei confronti dei mammiferi, uomo compreso.

Siamo così giunti all’epilogo di questo quinto articolo della rubrica dedicato alla descrizione di una specie o gruppo di specie che per loro sventura sono considerati oggetto di ribrezzo e nei casi più gravi di fobia, “entomofobia” per la precisione, capaci di suscitare nelle persone veri e propri attacchi di panico e disturbi d’ansia, come il caso di cronaca con il quale abbiamo dato il via a questa nostra breve trattazione.

Se è vero che ciò di cui abbiamo veramente paura è proprio quello che non conosciamo, ci si augura che le informazioni qui riportate siano in parte utili a ridurre l’eccessivo allarmismo tra le persone per la vista di un insetto, di per sé innocuo, e ad approcciare con un pizzico di serenità in più alla risoluzione del problema.