Rubrica di Roberto N.6: Le blatte…naturalmente!

Quante volte nella nostra quotidianità sentiamo spesso parlare di “ecosistema”? Termine che solo al sentirlo pronunciare suscita in noi un certo fascino, ignari però dell’enorme complessità che si cela dietro il suo significato, difficilmente comprensibile a tutti noi che ne facciamo parte.

Al solo udirlo, la prima cosa che ci viene subito in mente è di associarlo alla natura, come di quell’ecosistema, per l’appunto naturale, che si forma senza l’intervento dell’uomo e che riesce a raggiungere il suo equilibrio ecologico in completa autonomia; ma non è l’unico!

L’uomo con la sua presenza e il suo operato ha creato un altro ecosistema, quello artificiale. La città ne è un esempio lampante, creata dall’uomo e in continua trasformazione per le innumerevoli variabili che di volta in volta intervengono, rendendo il contesto urbano molto ricercato da diversi organismi.

L’uomo ha costruito nel corso degli anni ambienti di vita in base esclusivamente alle sue esigenze, e continua a farlo, non considerando però che accanto alla popolazione umana esiste un’altra popolazione, quella animale composta da specie domestiche, che hanno accompagnato da sempre l’uomo nel suo cammino evolutivo, e da specie sinantropiche che frequentano abitualmente gli ambienti da lui creati.

Questo connubio genetico è alla base della creazione di situazioni di sovraffollamento che “viaggiano” parallelamente con il processo di urbanizzazione e che inducono queste popolazioni ad adattarsi necessariamente a questi nuovi spazi e a modificare drasticamente il loro comportamento alimentare e riproduttivo.

Il titolo di questo sesto articolo della rubrica potrebbe sembrare a primo impatto inappropriato se si considera che il filone fino adesso perseguito ha riguardato principalmente la descrizione di alcune specie di insetti infestanti del verde ornamentale, che pur non essendo tipicamente urbane sono comunque abituali frequentatori di tali ambienti in alcuni periodi dell’anno. Vi sembrerà altrettanto strano il concetto adoperato per introdurre un’altra categoria di insetti che per fama sono considerati una delle specie sinantropiche per eccellenza: mi riferisco naturalmente alle blatte!

A questo punto, come direbbe un vecchio giornalista, la domanda nasce spontanea: che c’entrano allora le blatte con le piante?

Ebbene, va considerato che accanto alle specie cosiddette sinantropiche, che conosciamo molto bene per il tanto temuto elevato potenziale di rischio igienico-sanitario (Blatta orientalis, Periplaneta americana, Blattella germanica, Supella longipalpa, Polyphaga aegyptiaca, quest’ultima presente nelle regioni meridionali), esistono alcune specie delle quali si conosce poco o nulla che frequentano invece gli ambienti prevalentemente naturali, trovandosi spesso a ridosso del confine con il contesto urbano. Questa inevitabile vicinanza le porta a frequentare occasionalmente le città e le aree rurali, portandole ad essere confuse con quelle nostrane, diventando così facile bersaglio per il disinfestatore che è chiamato ad intervenire.

Prima però di fornire una breve descrizione di alcune di loro, è importante non dimenticare mai che le specie di blatte “urbane” e non, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza, provengono tutte dagli ambienti naturali, con la sola differenza che alcune di loro hanno seguito un profilo evolutivo diverso che le ha portate ad adattarsi perfettamente alle città e a colonizzarle, mentre la restante parte è rimasta stanziale nel suo habitat originario. Di quest’ultime annoveriamo la specie Loboptera decipiens e il genere Ectobius spp. (Ectobius vittiventris, Ectobius pallidus, Ectobius lapponicus, ecc.).

La Loboptera decipiens è una blatta appartenente alla famiglia Blattellidae, estremamente prolifica, di piccole dimensioni (raramente supera i 10 mm di lunghezza) e sprovvista di ali in entrambi i sessi. Presenta una livrea lucida con il corpo interamente orlato di giallo. Vive generalmente nascosta sotto i sassi, le foglie in stato di decomposizione, le cortecce degli alberi, e comunque in quegli ambienti naturali caratterizzati da un microclima caldo e umido.

Adulto di Loboptera decipiens (fonte: www.naturamediterraneo.com)

 

Le specie del genere Ectobius, presenti nella maggior parte dell’Europa, in Africa e in Asia, raggiungono invece dimensioni tra i 6 e 12 mm circa di lunghezza (le femmine sono più grandi dei maschi), con corpo di colore prevalentemente marrone o giallastro con margine più chiaro. Sotto certi aspetti assomigliano molto alla Blattella germanica, inequivocabilmente distinguibile per la presenza di due strisce longitudinali nere sul pronoto. Le femmine sono dotate di ali corte, a differenza dei maschi che invece presentano ali più lunghe che ricoprono l’intero addome. Le ooteche una volta prodotte vengono disperse nell’ambiente. Tutte le specie appartenenti alla famiglia Ectobiidae, sono fitofaghe e detritivore e pertanto è possibile rinvenirle sulla vegetazione, in particolar modo sulle foglie secche, erbe e cespugli.

 

Adulto di Ectobius vittiventris (fonte: www.insettieanimali.altervista.org)

 

Adulto di Ectobius lapponicus (fonte: bugguide.net)

 

L’attività riproduttiva di questa categoria di blatte è in stretta relazione con l’andamento climatico delle stagioni, con picchi di attività nei periodi primaverili-estivi, a differenza dei loro parenti “urbanizzati” che vivendo invece in ambienti chiusi dove le condizioni microclimatiche artificiali al loro interno vengono mantenute pressoché costanti non risentono affatto dell’incidenza della rotazione stagionale e di conseguenza il loro tasso riproduttivo rimane più o meno invariato con piccole eccezione nei periodi particolarmente freddi.

La presenza assolutamente occasionale di queste specie di blatte “non urbane” non dovrebbe in alcun modo allarmare gli abitanti delle case né tanto meno scomodare il disinfestatore che ha ricevuto la segnalazione. D’altro canto, è plausibile che il privato, non essendo del settore, non riesca facilmente a distinguere se ci si trova di fronte a blatte nostrane o a quelle provenienti dalla vegetazione esterna circostante. Ciò che invece il disinfestatore dovrà essere in grado di fare, e con estrema professionalità, è di distinguere tra le due diverse tipologie di blatte e nel caso tranquillizzare il suo cliente dell’assenza di rischio igienico-sanitario.

Abbastanza di frequente capita di intervenire ugualmente nei confronti di questi insetti mediante l’utilizzo di prodotti insetticidi o esche in gel, con la convinzione di poterli controllare. Ma la realtà è completamente diversa; queste occasionali blatte non si lasciano assolutamente attrarre dagli ingredienti alimentari utilizzati come attrattivi all’interno delle esche in gel, né tantomeno sortiscono l’effetto desiderato nei confronti dell’intera popolazione pseudo-infestante a causa della loro ridotta socialità. Pertanto, parlare di un vero e proprio controllo in fin dei conti è una gran forzatura!

Questo è uno dei casi, a mio modesto parere, in cui tentare di preservare una o più specie di per sé innocue semplicemente allontanandole invece che ucciderle, non è poi una cosa del tutto impossibile da attuare. Se provassimo solo per un attimo a tenere in considerazione un particolare aspetto del loro comportamento, e cioè quello di non contaminare con le proprie feci e sostanze sgradevoli i substrati alimentari che incontrano durante il loro “cammino” (come per esempio nel gen. Ectobius), cosa che invece le blatte sinantropiche effettuano regolarmente rendendo immangiabili gli alimenti e innalzando il potenziale rischio igienico-sanitario, sarebbe plausibile vederle un po’ meno ripugnanti ai nostri occhi?

L’uomo ha un’innata capacità di discernere ciò che è buono da ciò che non lo è ma, purtroppo, in alcune situazioni dove la paura e il disgusto prendono il sopravvento, la lucidità rende appannata questa nostra peculiarità che ci porta inevitabilmente a fare di “tutta l’erba un fascio” come nel caso di queste particolari specie che rimangono comunque delle blatte…naturalmente!