Rubrica di Dario n.12: L’orchestra di piazza Vittorio

Sono passati due anni da quando, insieme alla troupe di una trasmissione televisiva della Rai, mi recai in una piazza del centro di Roma, nei pressi di piazza Vittorio. Lì ci imbattemmo in scene francamente imbarazzanti per una capitale di un paese del G8: un’infestazione di ratti delle chiaviche (noto, per gli addetti ai lavori, con il nome scientifico di Rattus norvegicus) davvero imponente, con individui visibili in pieno giorno, i quali, dopo essere usciti dalle caditoie stradali e dai fori nel selciato del marciapiede, si azzuffavano nei sacchetti della spazzatura caduti fuori dai cassonetti. Il sistema fognario sottostante era certamente in precario stato di manutenzione. Parlando con i residenti veniva fuori l’esasperazione per una situazione fuori controllo, nonostante le continue distribuzioni di esca rodenticida effettuate nei mesi precedenti. Nei giorni seguenti, fui contattato da alcuni residenti, i quali, avendo visto il servizio in televisione ed avendo riconosciuto i luoghi, mi chiedevano di partecipare ad un incontro pubblico con gli amministratori locali.

Nel corso dell’incontro ebbi modo di esporre le mie idee. Mi resi subito conto che il problema non era costituito dalla presenza di rifiuti fuori dai cassonetti, dalle caditoie stradali, dalle fognature vecchie né dai buchi nell’asfalto. Nessuno di questi aspetti, da solo, era in grado di spiegare un’infestazione così imponente. Il problema era la presenza di tutti questi fattori contemporaneamente e nello stesso posto. In pratica, in quella zona si verificavano condizioni ambientali eccezionalmente favorevoli per i ratti. Le distribuzioni di esche rodenticide, dal canto loro, non riuscivano ad incidere più di tanto su un problema ambientale, e per essere in qualche modo efficaci avrebbero dovuto essere eseguite senza soluzione di continuità, per un tempo indefinito.

Volete sapere come si è risolto il problema? Adottando diverse soluzioni, fattibili con un po’ di risorse economiche e molta buona volontà. In primo luogo si è passati dal conferimento dei rifiuti nei cassonetti alla raccolta porta a porta, togliendo quindi i cassonetti dalla strada, e sistemando i contenitori nei portoni, lontano quindi dalle caditoie stradali. In secondo luogo, si sono sistemati i marciapiedi, riducendo drasticamente le possibilità di rifugio per i ratti. Per una maggiore completezza delle informazioni, preciso che nessuna esca rodenticida è stata utilizzata in questa fase.

Il risultato è stato eclatante: oggi non si vedono più i ratti in giro in pieno giorno, e d’altronde non ne avrebbero il motivo, non essendoci più rifiuti in quantità di cui cibarsi. Le ragioni del successo sono legate al fatto che ciascuno dei protagonisti ha fatto la sua parte, esattamente come i musicisti di un’orchestra affiatata: la pubblica amministrazione, che si è occupata della manutenzione stradale e dei rifiuti, e i cittadini, che hanno accettato di adempiere ad un sistema di raccolta dei rifiuti un po’ più complicato, all’inizio, ma che certamente ha ripagato con eccellenti risultati.

PV

Novità nel Catalogo 2016

1. Gamma completa di antilarvali a base di Diflubenzuron e S-metoprene

 

Abbiamo introdotto una gamma completa di prodotti antilarvali a base di Diflubenzuron e S-metoprene grazie a partnership consolidate con le aziende che hanno difeso le molecole in BPR. Troverete quindi diverse formulazioni (liquido, compressa e granulo) e diverse confezioni.

Nome

Principio attivo

Formulazione

LARVICOL COMPRESSE

S-Metoprene

Compresse effervescenti

LARVICOL LIQUIDO

S-Metoprene

Sospensione Liquida Concentrata

DEVICE SC 15

Diflubenzuron

Sospensione Liquida Concentrata

NO-LARV COMPRESSE

Diflubenzuron

Compresse Effervescenti

NO-LARV GRANULI

Diflubenzuron

Granuli

 

2. Pesguard CT 2.6 e Pesguard S102, due insetticidi Sumitomo

Pesguard CT 2.6 – sospensione concentrata a base di clothinidin e tricosene. Per mosche; indicato per depositi di rifiuti, stalle, porcilaie, pollai ecc.

Pesguard S102 – concentrato in formulazione acquosa a base di d-fenotrin. Per mosche, zanzare, scarafaggi, pulci, cimici, zecche; indicato per locali e veicoli pubblici, locali industriali vuori, magazzini e depositi vuoti.

3. Combi Rat, la trappola combinata per ratti e insetti

La nuova Combi Rat, che si aggiunge alla già ben nota Linea Combi di Colkim, dedicata al controllo combinato di ratti e insetti striscianti.

Realizzata in polipropilene trasparente – Dimensioni: cm 29,1 x 16,4 x 11,1.

Queste le principali caratteristiche:

  • postazione di cattura e monitoraggio unica nel suo genere, progettata appositamente per gli ambienti sensibili (mense, industrie alimentari, ecc)
  • semitrasparente per eseguire controlli più veloci
  • staffa di fissaggio con sgancio ultrarapido
  • è in grado di catturare ratti e insetti striscianti grazie alla possibilità di alloggiare:
  • trappole a scatto T-Rex o similari
  • cartoncino collante per ratti M319
  • grazie allo speciale kit “insetti striscianti” può essere utilizzata simultaneamente per un duplice servizio

4. Protecta Shield, erogatore economico della Bell Labs

Il nuovo erogatore Bell Protecta Shield per un controllo economico, ma senza perdere le qualità tipiche del marchio.

Realizzato in polipropilene riciclato al 100%. Dimensioni: cm 23,7 x 16 x 9 h.

Queste le principali caratteristiche:

  • meccanismo di bloccaggio singolo, nuovo standard Bell per gli erogatori di nuova generazione
  • tre aste di fissaggio per ospitare i blocchi.

5. Sunburst TAB

La nuova nata in casa Pest West, Sunburst TAB è una trappola a colla destinata ai punti di ristoro sia in sala, sia dietro le quinte.

Copre 50 mq e alloggia un solo tubi da24 W. Dimensioni: 25,5 x 42,5 x 10 cm

6. Green Gorilla, spruzzatori professionali di nuova generazione

Questo innovativo spruzzatore, unico nel suo genere, oltre ad essere costruito in plastica resistente agli agenti chimici e con guarnizioni in Viton, permette un risparmio di tempo del 25% grazie a:

  • Smart Pressure Technology (SPT™) – controlla con precisione la pressione automaticamente, eliminando pompaggio manuale;
  • Microprocessore – mantiene costante la pressione a 20 PSI durante tutto il trattamento;
  • Power Pack – dotato di compressore e batterie che, con una carica, rimangono operative per 6-8 ore.

Disponibili nelle due versioni da 1,5 galloni (5,6 litri) e da 2,5 galloni (9,4 litri).

Zaino per pompe Green Gorilla

Zaino regolabile per gli spruzzatori green gorilla.

Principali caratteristiche:

  • nylon – PVC – poliestere;
  • spallacci imbottiti;
  • schienale imbottito con limitata superficie di contatto con la schiena dell’operatore per dare una comoda sensazione e per una agevole traspirazione anche nelle condizioni più calde.

Rubrica di Dario n.11: Addio alle postazioni fisse? (Seconda parte)

La necessità di un intervento così dirompente si è posta essenzialmente per due motivi: il primo risiede nella scarsa propensione dei professionisti ad adottare strategie integrate, che cioè prevedano, accanto all’uso di rodenticidi, anche interventi sulla capacità portante dell’ambiente e misure di esclusione. Troppo spesso, infatti, si vedono imprese svolgere le attività di controllo in modo acritico e superficiale, senza approfondire la natura del problema. Ciò ha fatto sì che le esche rodenticide fossero considerate una panacea, ossia il sistema in grado di risolvere sempre e comunque un problema. In realtà, nella maggior parte dei casi risultati molto migliori si potrebbero ottenere eliminando le condizioni ambientali all’origine dell’infestazione con semplici interventi di bonifica o di esclusione, applicando le esche rodenticide solo in determinati punti e per un periodo limitato.

Il secondo motivo coincide con la risposta alla seconda delle domande poste, e riguarda il rischio ambientale connesso con l’uso degli anticoagulanti. Si sa che la tossicità degli anticoagulanti è elevata anche nei riguardi delle specie non bersaglio, e l’esca è consumata anche da insetti (blatte, formiche, cavallette, etc.) e molluschi (lumache, chiocciole), che a loro volta possono essere mangiati da predatori. A testimonianza di ciò, va ricordato che la stessa Commissione Europea, nell’autorizzare l’uso degli anticoagulanti, dichiara che tale autorizzazione si rende necessaria, nonostante gli elevati rischi che tali sostanze presentano, in ragione dell’importanza economica e sanitaria dei roditori.

Rimane una domanda fondamentale cui rispondere: come devono regolarsi i professionisti, alla luce di queste nuove tendenze? Volendo interpretare la dicitura in etichetta in modo ragionevole, senza rigidità, si potrebbe sostenere che di norma i trattamenti devono avere una durata definita, al termine della quale proseguono le attività di monitoraggio e controllo con mezzi diversi dai rodenticidi, quali esche virtuali (utili solo per il monitoraggio) e, soprattutto, trappole. Un segnale di questa “intercambiabilità” dei metodi di controllo è chiaramente visibile nelle tendenze di mercato, con un sempre maggiore numero di modelli di erogatori di esche rodenticide che prevedono l’alloggiamento di trappole al loro interno.

Eventuali problemi non risolti, testimoniati da consumi o segni di presenza che permangono in alcune zone, possono essere affrontati con interventi localizzati. In questo senso, sarebbe auspicabile che ci fosse una possibilità di deroga, a ben precise condizioni. La conditio sine qua non dovrebbe essere quella di aver prima esperito tutte le opzioni realisticamente possibili nel ridurre le risorse presenti nell’ambiente. Se all’inizio ciò, come d’altronde avviene in occasione di tutti i cambiamenti sostanziali, comporterà una certa fatica, anche mentale, da parte del professionista ad accettare la novità e adeguarsi, è indubbio che il settore conoscerà nel suo complesso una sostanziale evoluzione, con un incremento della professionalità e della qualità dei servizi.

ambush

Larvicidi contro le zanzare

Le Aziende di disinfestazione che si occupano del controllo delle zanzare utilizzano tecniche di lotta integrata (Integrated Pest Management) che includono sorveglianza, prevenzione, lotta larvicida e lotta adulticida.

La lotta larvicida richiede l’applicazione di sostanze chimiche negli habitat di sviluppo della zanzara con lo scopo di impedirne la trasformazione ad individuo adulto.

I due principi attivi biocidi maggiormente utilizzati su scala mondiale per la lotta larvicida agiscono sul meccanismo di muta delle zanzare inibendo il passaggio da larva a pupa (S-Methoprene) o impedendo la sintesi della chitina durante la muta dei primi stadi larvali (Diflubenzuron).

Entrambi i principi attivi sono supportati nei programmi europei e mondiali, nonché già approvati dalla Direttiva Biocidi (98/8/CE).

S-Metoprene agisce come regolatore di crescita (IGR-Juvenoiode) prevenendo la maturazione delle larve di insetto e presenta caratteristiche tossicologiche molto favorevoli.

S-Metoprene interferisce col ciclo biologico impedendo che l’insetto raggiunga la maturità e si riproduca.

Diflubenzuron è utilizzato per il controllo delle larve di zanzara nei luoghi di riproduzione e per il controllo delle larve di mosche negli allevamenti animali. È stato approvato e raccomandato in tutto il mondo da WHO, FAO e World Bank per il controllo di zanzare, mosche e locuste.

Diflubenzuron è un principio attivo inibitore dell’enzima chitina-sintetasi: durante la muta la larva si ingrossa ma non porta a compimento la muta. Diflubenzuron è larvicida per ingestione e ovicida per penetrazione attraverso il corion delle uova. Colpisce tutti gli stadi larvali, soprattutto i primi due, e i suoi effetti non sono visibili nell’immediato ma solo dopo 2-4 giorni e il suo effetto si prolunga per 3-4 settimane.

I tipi di formulazione disponibili per il disinfestatore professionista sono:

  • Liquidi, indicati soprattutto per l’impiego su grandi superfici d’acqua;
  • Granuli, particolarmente adatti quando c’è presenza di vegetazione che copre parzialmente lo specchio d’acqua da trattare;
  • Compresse effervescenti che poste a contatto con l’acqua si sciolgono rapidamente liberando il principio attivo. Può essere applicato direttamente nei luoghi di riproduzione delle larve di zanzare quali acque stagnanti e sistemi idraulici chiusi (es tombini).

Formulati Larvicidi Colkim

Nome

Principio attivo Formulazione

Larvicol Compresse

S-Metoprene

Compresse effervescenti

Larvicol Liquido

S-Metoprene

Sospensione Liquida Concentrata

Device SC 15

Diflubenzuron

Sospensione Liquida Concentrata

No-Larv Compresse

Diflubenzuron

Compresse Effervescenti

No-Larv Granuli Diflubenzuron

Granuli

Rubrica di Dario n.10: Addio alle postazioni fisse? (Prima parte)

Uno dei capisaldi delle attività di controllo dei roditori degli ultimi decenni prevede la presenza di postazioni fisse rifornite di esca rodenticida. È il modus operandi che si riscontra nella quasi totalità dei casi: in sostanza, si dispongono delle postazioni nell’area oggetto del controllo, si colloca l’esca e si effettuano controlli periodici, verificandone il consumo ed integrandola o, all’occorrenza, sostituendola. Negli anni scorsi, le discussioni hanno riguardato principalmente la distanza fra le postazioni, il tipo di erogatore da utilizzare e le sue caratteristiche, il quantitativo e la natura dell’esca da porre all’interno e la frequenza dei controlli.

Di recente, tuttavia, si è inserito un ulteriore aspetto, che riguarda la durata temporale del trattamento. Ciò è evidente se si dà un’occhiata alle etichette dei rodenticidi. Da questo punto di vista, la dicitura in etichetta è, in effetti, inequivocabile. I trattamenti, si legge, non devono durare più di 6 settimane. Da un punto di vista della logica delle strategie di controllo dei parassiti, ciò è perfettamente coerente con i principi della strategia integrata: si devono usare una serie di metodi per giungere all’obiettivo, e l’uso di rodenticidi è solo uno –e neppure il principale- tra i diversi che possono essere messi in atto. Tuttavia, è indubbio che ciò costituisca un segnale dei cambiamenti che stanno per avvenire nel settore. Quindi, la lotta conto i roditori sta cambiando i suoi connotati: i rodenticidi possono essere usati per affrontare un problema temporalmente e spazialmente ben definito, risolto il quale è necessario adottare tecniche alternative, sia per il controllo che per il monitoraggio. In effetti, fino ad oggi le esche rodenticide nelle postazioni venivano usate per entrambi gli scopi: da una parte per abbattere le popolazioni di roditori, e dall’altra per valutare, attraverso il livello dei consumi, l’entità della popolazione presente e, di conseguenza, il successo delle azioni di controllo.

Il controllo dei roditori sta per cambiare in modo significativo, e l’evoluzione è già in atto. Come spesso succede, quando non è il settore stesso a darsi dei limiti ed evolvere spontaneamente, sono i vincoli posti dalle normative che guidano il cambiamento. In questo caso, è stata l’applicazione delle procedure della Direttiva Biocidi ad aver avuto importanti ricadute, i cui effetti, però, devono in gran parte ancora essere apprezzati.

Nel prosieguo dell’articolo cercheremo di rispondere ad alcune domande che inevitabilmente si pongono: perché si è deciso di intervenire in modo così dirompente? Come mai gli anticoagulanti sono finiti nell’occhio del ciclone? Ed infine: come devono regolarsi i professionisti nell’immediato futuro?

TSD

Rubrica di Dario n.9: L’importanza di conoscere gli effetti pre-letali degli anticoagulanti

Una domanda si pone in relazione all’uso degli anticoagulanti: il fatto che la loro azione avvenga con un certo ritardo rispetto all’ingestione può presentare dei problemi dal punto di vista dell’efficacia del trattamento e del rischio per le specie non bersaglio?

Per quanto riguarda l’efficacia, l’azione ritardata, accanto all’innegabile vantaggio di non provocare la diffidenza nei confronti dell’esca, presenta un rovescio della medaglia: il roditore può continuare ad andare in giro a nutrirsi, contaminando l’ambiente e gli eventuali alimenti in esso presenti. Tale evidenza, nota anche come “dead mouse walking”, presenta l’ulteriore inconveniente di fare sì che i consumi di un individuo intossicato riguardino più postazioni e si protraggano per più giorni, con il risultato che il professionista incontra difficoltà per una precisa localizzazione del problema ed una sua tempestiva risoluzione. Ciò si accentua laddove vi sia la presenza di molti individui, dove la sommatoria di queste imprecisioni fa sì che non si riesca ad avere il polso dell’entità del problema e della sua risoluzione, inducendo il professionista, di fronte a consumi abbondanti e spazialmente diffusi, a sospettare, spesso impropriamente, la presenza di individui resistenti.

Inoltre, il progressivo diffondersi delle emorragie al cervello provoca la perdita della percezione del pericolo e del ritmo giorno-notte, con il risultato che gli animali vanno in giro in pieno giorno e senza adottare le abituali precauzioni di muoversi al coperto, diventando così assai vulnerabili alla predazione da parte di animali non bersaglio.

Ciò è aggravato dalla possibilità che hanno gli individui di nutrirsi per più giorni, ingerendo quindi grandi quantitativi di esca, ed accrescendo così il rischio per i predatori.

Inoltre, la visibilità di animali attivi in pieno giorno è comunque un effetto collaterale piuttosto sgradevole, che può presentare problemi per il cliente finale, e necessita di un’informazione accurata da parte del professionista.

Tutti questi inconvenienti possono essere gestititi efficacemente dal professionista grazie alla conoscenza dei meccanismi che li causano, adottando le dovute precauzioni in termini di corretta informazione ai clienti, e selezionando i principi attivi più sicuri per gli animali non bersaglio.

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Rubrica di Dario – N. 8: Ordinanza ministeriale (quasi) otto anni dopo: cosa condivido e cosa cambierei (Seconda e ultima parte)

Ecco, la mancanza di qualunque possibilità di deroga (da richiedere caso per caso, magari alla ASL locale) per motivi di carattere economico o –soprattutto- sanitario è un punto molto critico del provvedimento.

Ci sono poi alcune sviste, una delle quali piuttosto evidente, come nel caso dell’obbligo per i produttori di inserire nelle esche una sostanza amaricante, che la renda sgradevole per esseri umani e animali non bersaglio. La disposizione, di fatto, è inapplicabile, visto che i topi e ratti hanno una soglia di percezione dell’amaro più bassa di cani, gatti e altri animali domestici, e la logica conseguenza è che un’esca dal gusto sgradevole per il cane lo sarebbe ancor più per i roditori, con effetti evidentemente controproducenti per il successo delle attività di controllo. Purtroppo, ciò ha fatto sì che si diffondesse la falsa credenza in merito alla presunta sicurezza delle esche per gli animali non bersaglio, come purtroppo erroneamente riportato anche sulle etichette dei rodenticidi.

Anche l’unica deroga prevista è di fatto inapplicabile. Si tratta dei casi in cui, per proteggere le specie di uccelli in via di estinzione, si prevede l’eradicazione dei ratti dalle isole: l’ordinanza prevede che, sulla base di precise garanzie (interventi svolti sotto il controllo dell’area protetta, rimozione delle esche rinvenute dopo il trattamento, etc), si possa derogare dall’obbligo di porre le esche nelle postazioni. Il problema è che è scritto che le esche utilizzate devono contenere “un principio attivo a bassa persistenza”, e cioè non può essere un anticoagulante della seconda generazione. Benché neppure gli anticoagulanti della prima generazione (warfarin, clorofacinone) possano essere definiti a bassa persistenza, tali principi attivi, ancor più nella formulazione in pellets, adatta alla distribuzione aerea, non sono da anni disponibili sul mercato, e comunque non sono sufficientemente efficaci. Per risolvere il problema basterebbe cambiare la dicitura da “principio attivo a bassa persistenza” a “biocida a bassa persistenza”, permettendo quindi di utilizzare principi attivi efficaci, ma inclusi in formulazioni rapidamente deperibili.

In conclusione, accanto all’innegabile progresso che ha innescato nel modo di lavorare, alcune rigidità ed imperfezioni renderebbero opportuna una modifica dell’ordinanza, con l’obiettivo di avvicinarsi maggiormente alle reali esigenze del settore, ma anche per garantire che i trattamenti, oltre ad essere più sicuri, siano anche più efficaci.

Pellet

Rubrica di Dario – N. 7: Ordinanza ministeriale (quasi) otto anni dopo: cosa condivido e cosa cambierei (Prima parte)

Sono trascorsi quasi otto anni da quando, nel febbraio 2008, un provvedimento del tutto inaspettato emanato dal Ministero della Salute ha di fatto rivoluzionato il settore del controllo dei roditori in Italia. Si tratta di un’ordinanza ministeriale, un provvedimento piuttosto in basso nella scala delle gerarchie delle fonti normative. Sebbene le ordinanze siano caratterizzate dall’urgenza di porre rimedio a un problema di stretta attualità, in questo caso essa è stata reiterata numerose volte, seppure con alcuni cambiamenti, ed è tuttora vigente. Paradossalmente, tale provvedimento non era focalizzato principalmente sugli interventi di controllo contro i roditori, ma tentava di arginare il triste fenomeno dell’avvelenamento doloso degli animali domestici e quelli selvatici, troppo spesso vittime di bocconi avvelenati, con una frequenza che in Italia è considerata –a ragione- allarmante. Nell’intervenire contro tale fenomeno criminale, l’ordinanza dettava anche disposizioni per le derattizzazioni, imponendo l’uso di erogatori di esca in ogni circostanza.

È innegabile che ciò abbia comportato un netto miglioramento nello standard delle operazioni di controllo. È bene ricordare, infatti, che fino ad allora si assisteva non di rado a distribuzioni di esche rodenticide non protette, nel migliore dei casi celate in qualche modo alla vista, ma troppo spesso disponibili anche per specie non bersaglio. Dal punto di vista commerciale, ciò costituiva un grosso problema soprattutto per le (molte) imprese di elevata professionalità, che non accettando di operare con tali modalità subivano inevitabilmente la concorrenza di imprese senza scrupoli.

Il risultato, quindi, almeno per quanto riguarda il modus operandi delle imprese del settore del controllo dei roditori (solo di questo aspetto parlerò in questa sede), è stato largamente positivo.

Tuttavia, se si esamina con cura il testo, si capisce che è stato scritto da chi non ha totale dimestichezza con le problematiche specifiche e con gli aspetti tecnici propri del settore, comportando inevitabilmente alcuni problemi.

Il primo punto critico è costituito dall’eccessiva rigidità: si tratta infatti di un provvedimento che non fa distinzione alcuna tra i contesti in cui si opera, dettando le stesse disposizioni dal campo di carciofi alla sala operatoria di un ospedale.

A questo riguardo, una maggiore prudenza e flessibilità non avrebbe guastato. Di fatto, si rende inattuabile il controllo, anche localizzato e temporalmente definito, delle arvicole in agricoltura, animali che possono presentare rilevanti impatti economici su frutteti e colture in pieno campo (patate, carciofi, etc), ma che per loro caratteristiche comportamentali mai entreranno in una postazione esca. Si rende complicato, se non in alcuni casi inattuabile, il controllo nei contesti più degradati, quali gli insediamenti umani in ambiti periferici particolarmente degradati (purtroppo frequenti nelle nostre periferie urbane), dove le persone si trovano spesso a vivere in stretta promiscuità con i ratti. In questi casi, difficilmente si otterranno risultati senza una distribuzione delle esche nelle tane dei ratti.

 Fissaggio esche 1

Nuovo arrivo in Colkim: Dott. Roberto Vatore – Referente per la Campania

Roberto Vatore è il nuovo Referente Tecnico per la Campania.

Roberto ha conseguito la Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, la Laurea in Scienze Forestali e Ambientali e la Laurea Specialistica in Foreste e Territorio presso l’Università di Napoli Federico II. Prima di entrare nello staff di Colkim, Roberto è stato docente in numerosi laboratori didattici e per 7 anni ha lavorato come Tecnico Agronomo presso una società di Eboli (SA).

Roberto è appassionato di entomologia e di scienze naturali e ha redatto numerose pubblicazioni. Pur non avendo esperienza diretta del mondo della disinfestazione, abbiamo individuato in lui una volontà e una passione che siamo certi saranno presto di aiuto e supporto per tutti i nostri clienti della Campania.

Roberto affianca il Dott. Fernando Pasqualucci che è il Capo Area per il Lazio, la Campania, l’Abruzzo, il Molise e l’Umbria.

La professionalità, le capacità e la spontaneità di Roberto sono al vostro servizio.

Dott. Roberto Vatore – Referente Campania
Cellulare: 344.083.49.50
CODICE QR:
Qr Code Roberto Vatore copia                      

        

Dott. Fernando Pasqualucci – Capo Area Lazio, Campania, Abruzzo, Molise, Umbria
Cellulare: 334.315.57.56
CODICE QR:
Qr Code Fernando Pasqualucci copia