Rubrica di Roberto N.6: Le blatte…naturalmente!

Quante volte nella nostra quotidianità sentiamo spesso parlare di “ecosistema”? Termine che solo al sentirlo pronunciare suscita in noi un certo fascino, ignari però dell’enorme complessità che si cela dietro il suo significato, difficilmente comprensibile a tutti noi che ne facciamo parte.

Al solo udirlo, la prima cosa che ci viene subito in mente è di associarlo alla natura, come di quell’ecosistema, per l’appunto naturale, che si forma senza l’intervento dell’uomo e che riesce a raggiungere il suo equilibrio ecologico in completa autonomia; ma non è l’unico!

L’uomo con la sua presenza e il suo operato ha creato un altro ecosistema, quello artificiale. La città ne è un esempio lampante, creata dall’uomo e in continua trasformazione per le innumerevoli variabili che di volta in volta intervengono, rendendo il contesto urbano molto ricercato da diversi organismi.

L’uomo ha costruito nel corso degli anni ambienti di vita in base esclusivamente alle sue esigenze, e continua a farlo, non considerando però che accanto alla popolazione umana esiste un’altra popolazione, quella animale composta da specie domestiche, che hanno accompagnato da sempre l’uomo nel suo cammino evolutivo, e da specie sinantropiche che frequentano abitualmente gli ambienti da lui creati.

Questo connubio genetico è alla base della creazione di situazioni di sovraffollamento che “viaggiano” parallelamente con il processo di urbanizzazione e che inducono queste popolazioni ad adattarsi necessariamente a questi nuovi spazi e a modificare drasticamente il loro comportamento alimentare e riproduttivo.

Il titolo di questo sesto articolo della rubrica potrebbe sembrare a primo impatto inappropriato se si considera che il filone fino adesso perseguito ha riguardato principalmente la descrizione di alcune specie di insetti infestanti del verde ornamentale, che pur non essendo tipicamente urbane sono comunque abituali frequentatori di tali ambienti in alcuni periodi dell’anno. Vi sembrerà altrettanto strano il concetto adoperato per introdurre un’altra categoria di insetti che per fama sono considerati una delle specie sinantropiche per eccellenza: mi riferisco naturalmente alle blatte!

A questo punto, come direbbe un vecchio giornalista, la domanda nasce spontanea: che c’entrano allora le blatte con le piante?

Ebbene, va considerato che accanto alle specie cosiddette sinantropiche, che conosciamo molto bene per il tanto temuto elevato potenziale di rischio igienico-sanitario (Blatta orientalis, Periplaneta americana, Blattella germanica, Supella longipalpa, Polyphaga aegyptiaca, quest’ultima presente nelle regioni meridionali), esistono alcune specie delle quali si conosce poco o nulla che frequentano invece gli ambienti prevalentemente naturali, trovandosi spesso a ridosso del confine con il contesto urbano. Questa inevitabile vicinanza le porta a frequentare occasionalmente le città e le aree rurali, portandole ad essere confuse con quelle nostrane, diventando così facile bersaglio per il disinfestatore che è chiamato ad intervenire.

Prima però di fornire una breve descrizione di alcune di loro, è importante non dimenticare mai che le specie di blatte “urbane” e non, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza, provengono tutte dagli ambienti naturali, con la sola differenza che alcune di loro hanno seguito un profilo evolutivo diverso che le ha portate ad adattarsi perfettamente alle città e a colonizzarle, mentre la restante parte è rimasta stanziale nel suo habitat originario. Di quest’ultime annoveriamo la specie Loboptera decipiens e il genere Ectobius spp. (Ectobius vittiventris, Ectobius pallidus, Ectobius lapponicus, ecc.).

La Loboptera decipiens è una blatta appartenente alla famiglia Blattellidae, estremamente prolifica, di piccole dimensioni (raramente supera i 10 mm di lunghezza) e sprovvista di ali in entrambi i sessi. Presenta una livrea lucida con il corpo interamente orlato di giallo. Vive generalmente nascosta sotto i sassi, le foglie in stato di decomposizione, le cortecce degli alberi, e comunque in quegli ambienti naturali caratterizzati da un microclima caldo e umido.

Adulto di Loboptera decipiens (fonte: www.naturamediterraneo.com)

 

Le specie del genere Ectobius, presenti nella maggior parte dell’Europa, in Africa e in Asia, raggiungono invece dimensioni tra i 6 e 12 mm circa di lunghezza (le femmine sono più grandi dei maschi), con corpo di colore prevalentemente marrone o giallastro con margine più chiaro. Sotto certi aspetti assomigliano molto alla Blattella germanica, inequivocabilmente distinguibile per la presenza di due strisce longitudinali nere sul pronoto. Le femmine sono dotate di ali corte, a differenza dei maschi che invece presentano ali più lunghe che ricoprono l’intero addome. Le ooteche una volta prodotte vengono disperse nell’ambiente. Tutte le specie appartenenti alla famiglia Ectobiidae, sono fitofaghe e detritivore e pertanto è possibile rinvenirle sulla vegetazione, in particolar modo sulle foglie secche, erbe e cespugli.

 

Adulto di Ectobius vittiventris (fonte: www.insettieanimali.altervista.org)

 

Adulto di Ectobius lapponicus (fonte: bugguide.net)

 

L’attività riproduttiva di questa categoria di blatte è in stretta relazione con l’andamento climatico delle stagioni, con picchi di attività nei periodi primaverili-estivi, a differenza dei loro parenti “urbanizzati” che vivendo invece in ambienti chiusi dove le condizioni microclimatiche artificiali al loro interno vengono mantenute pressoché costanti non risentono affatto dell’incidenza della rotazione stagionale e di conseguenza il loro tasso riproduttivo rimane più o meno invariato con piccole eccezione nei periodi particolarmente freddi.

La presenza assolutamente occasionale di queste specie di blatte “non urbane” non dovrebbe in alcun modo allarmare gli abitanti delle case né tanto meno scomodare il disinfestatore che ha ricevuto la segnalazione. D’altro canto, è plausibile che il privato, non essendo del settore, non riesca facilmente a distinguere se ci si trova di fronte a blatte nostrane o a quelle provenienti dalla vegetazione esterna circostante. Ciò che invece il disinfestatore dovrà essere in grado di fare, e con estrema professionalità, è di distinguere tra le due diverse tipologie di blatte e nel caso tranquillizzare il suo cliente dell’assenza di rischio igienico-sanitario.

Abbastanza di frequente capita di intervenire ugualmente nei confronti di questi insetti mediante l’utilizzo di prodotti insetticidi o esche in gel, con la convinzione di poterli controllare. Ma la realtà è completamente diversa; queste occasionali blatte non si lasciano assolutamente attrarre dagli ingredienti alimentari utilizzati come attrattivi all’interno delle esche in gel, né tantomeno sortiscono l’effetto desiderato nei confronti dell’intera popolazione pseudo-infestante a causa della loro ridotta socialità. Pertanto, parlare di un vero e proprio controllo in fin dei conti è una gran forzatura!

Questo è uno dei casi, a mio modesto parere, in cui tentare di preservare una o più specie di per sé innocue semplicemente allontanandole invece che ucciderle, non è poi una cosa del tutto impossibile da attuare. Se provassimo solo per un attimo a tenere in considerazione un particolare aspetto del loro comportamento, e cioè quello di non contaminare con le proprie feci e sostanze sgradevoli i substrati alimentari che incontrano durante il loro “cammino” (come per esempio nel gen. Ectobius), cosa che invece le blatte sinantropiche effettuano regolarmente rendendo immangiabili gli alimenti e innalzando il potenziale rischio igienico-sanitario, sarebbe plausibile vederle un po’ meno ripugnanti ai nostri occhi?

L’uomo ha un’innata capacità di discernere ciò che è buono da ciò che non lo è ma, purtroppo, in alcune situazioni dove la paura e il disgusto prendono il sopravvento, la lucidità rende appannata questa nostra peculiarità che ci porta inevitabilmente a fare di “tutta l’erba un fascio” come nel caso di queste particolari specie che rimangono comunque delle blatte…naturalmente!

 

ISO 14001. Colkim tutela l’ambiente.

Viste le proprie attività, Colkim riconosce la propria influenza sull’ambiente e sul territorio circostante e, consapevole di tale posizione e delle proprie responsabilità, ha deciso di assumere un ruolo attivo nei confronti della tutela dell’ambiente dotandosi di un Sistema di Gestione Ambiente tale da consentire la riduzione dei principali impatti ambientali, integrando questi aspetti in tutte le proprie attività. La salvaguardia del territorio diventa una vera e propria priorità per Colkim, che si impegna a implementare un sistema di gestione volto al miglioramento continuo delle proprie prestazioni. Per perseguire questo obiettivo, Colkim si impegna a:

  • Rispettare e garantire, per le proprie attività, la piena conformità alle disposizioni legislative previste dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale;
  • Rispettare e garantire, per le proprie attività, le prescrizioni autorizzative e agli accordi volontari sottoscritti con enti pubblici e privati;
  • Introdurre, ove possibile, le migliori tecnologie disponibili a costi economicamente sostenibili, al fine di ridurre i consumi di risorse naturali e di materie prime e di contenere gli scarichi idrici, le emissioni in atmosfera e la produzione di rifiuti;
  • Ottimizzare i processi e le attività attraverso la predisposizione e divulgazione di specifiche procedure che rendano il più possibile omogeneo il comportamento e la gestione delle attività, al fine di contribuire con miglioramento continuo al conseguimento degli obiettivi aziendali anche in ottica di tutela ambientale;
  • Assicurare la comunicazione interna favorendo il pieno coinvolgimento, la sensibilizzazione e la responsabilizzazione di tutto il personale sui temi e sugli obiettivi ambientali ed energetici;
  • Coinvolgere, laddove sia possibile, i fornitori e i partner commerciali nelle proprie attività aventi effetti significativi sull’ambiente e informare circa la propria strategia commerciale legata a criteri di eco-sostenibilità nell’acquisto di beni e servizi;
  • Fornire la massima trasparenza nelle comunicazioni in materia di gestione ambientale verso le parti interessate, gli organi di controllo e le istituzioni locali, soprattutto in merito ai rischi potenziali per il territorio circostante delle attività aziendali;
  • Rispondere con rapidità ed efficacia alle eventuali emergenze che dovessero insorgere durante lo svolgimento delle attività, collaborando con gli enti istituzionali competenti.

 

VectoMax® FG: la soluzione biologica per il trattamento larvicida delle zanzare

Tra le novità del nostro catalogo 2018 spicca VectoMax® FG, la soluzione biologica per il trattamento larvicida.VectoMax® FG è un larvicida biologico di ultima generazione sviluppato attraverso la tecnologia BioFuse™; la formulazione e il processo di produzione sono brevettati e combinano i due principi attivi, a base di Bacillus thuringiensis subsp. israelensis (ceppo AM65-52) e Bacillus sphaericus (ceppo ABTS-1743), all’interno di ogni singola microparticella. Quando le larve di zanzara ingeriscono le particelle di VectoMax® FG, assumono una dose di entrambe le tossine in un rapporto attentamente selezionato.

Larvicida BIOLOGICO in granuli specifico per il controllo delle larve di zanzare.

VANTAGGI

Rapidità d’azione: i risultati possono essere valutati rapidamente in campo, controllo residuale (fino a 8 settimane) su diverse specie di zanzare. Può essere impiegato in presenza di acque pulite e/o inquinate. Azione specifica contro le larve di zanzare. Innocuo per l’uomo e gli organismi acquatici.

INSETTI BERSAGLIO

VectoMax® FG è un insetticida BIOLOGICO, ad azione residuale, che agisce per ingestione contro la maggior parte delle larve di zanzare appartenenti ai Generi AedesAnophelesCulexArmigeresCulisetaPsorophoraUranothaenia
Ochlerotatus.

DESTINAZIONE D’USO

Acque correnti (fossi e canali), lagune, stagni, acque di marea e paludi salmastre, bacini artificiali e naturali, acque di risaia, acque reflue, acquitrini e pozzanghere del sottobosco o da neve disciolta o travasi temporanei (inondazioni, irrigazioni), fosse settiche. VectoMax® FG può essere impiegato anche per il controllo delle larve di zanzare nei depositi di smaltimento/riciclaggio degli pneumatici e per il trattamento delle caditoie stradali. La forma, dimensione e densità dei granuli riducono la possibilità di deriva e consentono una buona penetrazione del prodotto in presenza di densa vegetazione.

Cosa dice l’Auditor – N.4: Un approfondimento sulla UNI EN 16636

Riprendendo il discorso dal punto 5.6, continuiamo a guardare sempre meglio nel dettaglio i punti salienti di questa 16636.

5.6 Definire il piano di gestione e controllo delle infestazioni

In questo punto della norma viene specificato, con buona evidenza, come deve essere gestito il rapporto con il cliente successivamente alle valutazioni del caso effettuate attraverso i precedenti punti dal 5.1 al 5.5. Nel 5.6 viene affrontato il discorso del PIANO DI GESTIONE e dei diversi scenari che possono presentarsi al PCO dopo la sua valutazione e che possono, poi, avere un importante impatto sulla strategia proposta.

In particolare, gli scenari che possono presentarsi sono 3:

  • Scenario 1:
    1. Nessuna presenza di parassiti
    2. Condizioni dell’ambiente valutato: non favorevoli per la proliferazione di parassiti

Consigliato monitoraggio continuo per mantenere i risultati della diagnosi

  • Scenario 2:
    1. Nessuna presenza di parassiti
    2. Condizioni dell’ambiente valutato (interno e/o esterno): tali da poter stabilire una possibile infestazione.

Il PCO in questo caso deve poter dare consigli sulla struttura e sulla costruzione (PEST PROOFING), sulle condizioni igienico sanitarie prevalenti e sull’ambiente, su azioni per formare e sviluppare il comportamento del cliente, sui metodi di diretto controllo dei parassiti all’esterno e nelle immediate vicinanze.

  • Scenario 3
    1. Presenza di parassiti

Il PCO in questo caso deve poter utilizzare tutte le attività viste nello scenario 2 e in più deve seguire i principi di gestione integrata dei parassiti e mettere in atto strategie specifiche per il loro controllo, ad esempio: modifica dell’habitat, controllo biologico, fisico o chimico, tenendo conto dei diversi rischi per l’ambiente per le contaminazioni di suolo e acque e per i rischi di avvelenamento primario e/o secondario.

[figure coinvolte: Responsabile tecnico, Operatore sul campo]

5.7 Proposta formale al cliente

La proposta formale al cliente, si deve basare sulla analisi di tutti i punti precedenti al fine di poter esporre in maniera logica e sequenziale la strategia di controllo delle infestazioni.

Gli elementi a corredo di questa proposta devono riguardare la definizione del rischio di infestazione, l’identificazione dei parassiti e dei luoghi più a rischio, nonché le possibili vie di ingresso e proliferazione. Devono essere forniti al cliente tutti i ragguagli riguardanti le strategie di controllo proposte e i servizi di follow up (es. monitoraggio), oltre a tutte le informazioni di carattere tecnico rilevanti per eventuali misure di correzione ambientale urgente.

La proposta deve essere corredata da un preventivo da far firmare al cliente per approvazione e accettazione.

La norma, nell’ultimo capoverso indica quali sono i punti che devono essere registrati per iscritto per la fornitura di un servizio in conformità alla 16636.

5.8 Fornire il servizio concordato

Il PCO deve fornire un servizio selezionando un adeguato:

  • metodo di controllo appropriato (principio attivo e formulazione);
  • metodo applicativo
  • metodo di immagazzinaggio e trasporto

5.9 Gestione dei rifiuti

Viene indicato che lo smaltimento dei rifiuti derivanti dalle operazioni del PCO devono essere smaltite seguendo la legislazione e i codici di condotta, ma non viene data alcuna specifica ulteriore.

I successivi punti della sezione 5 della norma, ovvero il 5.10.1 al 5.10.2 intendono dare indicazione su quelli che sono i documenti da utilizzare durante il servizio, documenti ad uso interno e documenti ad uso esterno (per il cliente) con la specifica delle informazioni che dovrebbero essere riportate in ciascuno di essi:

  • indicazione del nome del cliente, data, ora, tipo di servizio fornito, nome del prodotto utilizzato, quantità e area di applicazione, azioni correttive e preventive raccomandate al cliente (registro interno);
  • indicazione del PCO, nome e indirizzo del cliente, conferma del servizio fornito, date e orari di fornitura del servizio, raccomandazioni sulle azioni che il cliente deve compiere per prevenire una ripresa della infestazione e periodo di rientro nell’area trattata (Rapportino di servizio)

Gli ultimi due punti del capitolo 5 della norma riguardano la conferma dell’efficacia del servizio (5.11) nel quale il PCO deve indicare, assumendosene le responsabilità, che il servizio concluso è in linea con quanto concordato con il cliente, e il monitoraggio (5.12), ovvero la definizione di appropriate visite di sorveglianza (in contratti di servizio regolari) che assicurino la protezione dei beni del cliente.

Ad ogni visita il PCO deve registrare il risultato e confrontarlo con quelli che sono i limiti di sorveglianza imposti in modo da esplicitare al meglio l’andamento periodico delle infestazioni.

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Nuova classificazione dei rodenticidi Colkim

Vi ricordate l’articolo che avevamo pubblicato sulla nuova classificazione dei rodenticidi anticoagulanti?

Eccoci qui con le risposte:

1) Vi confermiamo che a partire dal 1° marzo 2018, tutti gli ordini di topicidi Colkim 50 ppm (principio attivo > 0,005%) verranno evasi con prodotti classificati conformemente al CLP, e riporteranno quindi la relativa classificazione in etichetta.
N.B. nel caso aveste a magazzino ancora qualche confezione di topicida non classificato, nessun timore, avete altri 6 mesi di tempo per utilizzarlo nei vostri servizi.

2) Siamo lieti di comunicarvi che sono disponibili anche i nuovi rodenticidi 25 ppm a base brodifacoum nelle formulazioni pasta fresca, blocchetti paraffinati da 10g e pellet micro!

Qui troverete le nuove Schede:

Nome commercialePrincipio attivoScheda di SicurezzaScheda Tecnica
BRODIM LIGHT PASTA Brodifacoum 0,0025% + Denatonio benzoatoSDSST
BROCUM LIGHT PELLET Brodifacoum 0,0025% + Denatonio benzoatoSDSST
BROCUM LIGHT BLOCCHI Brodifacoum 0,0025% + Denatonio benzoatoSDSST
BRODIM PASTA Brodifacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
COLBROM PASTA Bromadiolone 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
COLDIF PASTA Difenacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
BROCUM PELLET Brodifacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
BROCUM PARAFFINATO Brodifacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
DERATION PELLET Bromadiolone 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
DERATION PARAFFINATO Bromadiolone 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
RATKILL BLOX Difenacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
RODIFEN SPEZZATO Difenacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
RODIFEN FRUMENTO Difenacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST
RODIFEN AVENA Difenacoum 0,005% + Denatonio benzoatoSDSST

Le etichette sono disponibili nell’Area Clienti all’interno di ogni articolo.

21-22 marzo 2018, a Roma la X Conferenza nazionale della Disinfestazione

Si svolgerà a Roma il 21 e 22 marzo 2018 presso l’Auditorium Antonianum (via Manzoni, 1) la X Conferenza Internazionale sulla disinfestazione sul tema “Disinfestazione 4.0: raccogliere la sfida”. L’evento è promosso da ANID con il supporto delle imprese fornitrici associate. Il nuovo scenario che gli indirizzi dell’economia globale stanno proponendo si concentra sulla competitività delle imprese, su un più ampio benessere sociale, su di un equilibrio ambientale sostenibile, sull’innovazione e la ricerca: rappresenta, in sintesi, una strategia complessiva di innovazione nella gestione delle Imprese e nel mercato.

Il settore della disinfestazione e derattizzazione da molti anni ha intrapreso la strada dell’evoluzione tecnica e metodologica, cui ha fatto riscontro una crescita della domanda del mercato privato di tutto rispetto, in decisa controtendenza, sia in termini quantitativi che di qualità. L’evoluzione degli operatori del Pest Control, in tutta Europa ma specialmente in Italia, è stata fondata sulla formazione ed aggiornamento dei propri addetti: è stata e continua ad essere una vera e propria evoluzione culturale.

Il Pest Control nazionale è quindi saldamente partecipe del processo industriale noto come “Piano Nazionale  Industria 4.0”, con ciò indicandosi le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale: ne condivide pienamente le linee guida principali e soprattutto le azioni indicate:

– investire per crescere
– premiare chi investe nel futuro
– accelerare l’innovazione
– dare valore ai beni immateriali

La X Conferenza nazionale mantiene aperta quella finestra sulla professionalità, la sperimentazione e l’innovazione nel panorama internazionale del Pest Control che ha raggiunto, negli ultimi anni, con grande impegno di ANID, un punto fermo con la pubblicazione dello Standard UNI EN 16636.

L’iscrizione alla X Conferenza Nazionale sulla Disinfestazione è da effettuarsi esclusivamente online sul portale ANID www.disinfestazione.org. Le iscrizioni sono aperte.

Rubrica di Roberto N.5: Cimice: un nome che terrorizza

Molto spesso sentiamo parlare in maniera anche allarmante di cimici e della loro inquietante presenza in ambienti domestici e non solo. Frequenti segnalazioni di questo tipo tengono impegnati, per gran parte delle loro ore lavorative, i disinfestatori che con sapiente pazienza e professionalità si trovano a fronteggiare situazioni a volte anche molto complesse.

Se proviamo solo per un attimo ad immaginarci profani dell’argomento, all’udire il suono derivante dalla pronuncia del termine “cimice” potremmo essere percorsi da un leggero brivido di disgusto per la quasi inevitabile associazione “insetto-spia”, come di un qualcosa che si insinua in segreto nella nostra intimità contaminandola.

L’idea di attribuire un titolo così eccessivamente forte per identificare un gruppo di insetti parassiti appartenenti al numeroso Ordine degli Emitteri (o Rincoti) è nata a seguito della lettura di un articolo che racconta di uno spettacolare incidente avvenuto nella periferia di Novara, dove una donna era al volante della sua auto, quando ad un tratto una cimice fa il suo ingresso all’interno dell’autovettura procurando uno choc alla cinquantenne, facendole perdere il controllo. La vettura è finita contro un’altra auto parcheggiata a bordo strada e si è ribaltata. Fortunatamente la donna ne è uscita completamente illesa, ma porterà per sempre nella mente il ricordo della visione fatalistica dell’insetto e della sua conseguenza.

Al di là della loro cattiva reputazione, vengono chiamati comunemente cimici quegli insetti emitteri che appartengono al Sottordine degli Eterotteri. L’utilizzo di tale terminologia, in realtà, sarebbe poco appropriata se consideriamo che le vere e proprie cimici sono quelle appartenenti alla famiglia Cimicidae, come le ben note ed ematofaghe Cimici dei letti (Cimex lectularis), riconoscibili per le loro minute dimensioni e per la forma del corpo appiattito dal profilo tendenzialmente ovale ed oblungo. Accanto a queste, per estensione, vengono chiamate cimici anche molte delle specie fitofaghe che possiedono invece un rapporto trofico a spese di vegetali come ad esempio, e solo per citarne alcune, la Cimice del pomodoro (Nezara viridula), insetto dotato di elevata polifagia diffuso in tutto il territorio nazionale che provoca danni maggiori alle coltivazioni ortive, la Cimice verde (Palomena prasina), simile alla precedente ma che predilige come ospiti principali le piante di melo e pero situate in prossimità di zone boschive, la temuta Cimice asiatica (Halyomorpha halys), specie aliena che ha fatto la sua comparsa in Italia nel 2012 dove ha iniziato a diffondersi sul tutto il territorio nazionale affacciandosi alla ribalta delle nostre coltivazioni erbacee ed arboree, e tante altre…

Per comodità di trattazione e per rispettare il filone di questa nostra rubrica sui principali parassiti del verde ornamentale che occasionalmente invadono gli ambienti urbani, focalizzeremo ora la nostra attenzione su di un’unica specie, la Cimice dell’olmo (Arocatus melanocephalus).

Si tratta di un insetto ligeide legato principalmente alla presenza dell’olmo (Ulmus spp.), i cui adulti all’inizio della primavera depongono le uova all’interno dei fiori. Dalla loro schiusa, le neanidi si sviluppano e si alimentano a danno dei frutti, che nel caso specifico prendono il nome di samare. I primi adulti compaiono verso la fine di maggio e la loro principale “missione” è quella di ricercare immediatamente un rifugio dove ripararsi dal caldo estivo e soprattutto dove trascorrervi il restante periodo autunnale ed invernale. Questi insetti creano sulle piante ospiti danni trascurabili, mentre molto fastidiosa è invece la loro tendenza a frequentare ambienti tipicamente antropizzati, situati in prossimità delle piante di olmo,  alla ricerca di riparo. Infatti, oltre la parte sottostante della corteccia distaccata dalle piante, gli anfratti dei muri, i nidi di ragno abbandonati, gli adulti svernanti trovano riparo molto spesso nelle fessure delle imposte delle abitazioni attraverso le quali si introducono anche all’interno dei locali, andando ad occupare posti più impensati come: intercapedini dei muri, serramenti, mobili, biancheria stesa ad asciugare, ecc. La vista di questo inopportuno ospite associata alla ben nota e comune capacità delle cimici di emettere, da apposite ghiandole, una sostanza dall’odore sgradevole allo scopo di allontanare il potenziale pericolo crea nella maggior parte dei casi preoccupazione da parte degli abitanti delle zone infestate.

Cerchiamo ora di capire, tramite una brevissima descrizione morfologica, perché questo insetto è così tanto ripugnante nell’aspetto agli occhi di chi lo incontra.

Gli adulti di questa specie sono lunghi circa 6-7 mm e riconoscibili per la presenza del pronoto (porzione intermedia tra il capo nero e la restante parte del corpo) generalmente di colore rosso con due sottili linee nere oblique verso il centro e delle emielitre colorate anch’esse di rosso con macchie nere piuttosto allargate di forma tendenzialmente triangolare. Le rossi zampe presentano ciascuna una macchia nera localizzata nella parte distale del femore, mentre l’intero addome si presenta di colore rosso-aranciato. Piccole variazioni cromatiche tra individui della stessa specie sono abbastanza frequenti anche in virtù della presenza di alcune sottospecie.

Le forme giovanili, neanidi, sono molto somiglianti agli adulti con la sola differenza che possiedono una colorazione del corpo molto più semplificata, con capo e torace nero e addome rosso.

Adulto di Arocatus melanocephalus (fonte: www.floraitaliae.actaplantarum.org)
Neanide di Arocatus melanocephalus (fonte: www.technogreen.it)

Se da un lato la loro presenza può provocare in alcune persone stati di turbamento, va altresì considerato che non ci troviamo di fronte ad un insetto capace di pungere l’uomo, né tanto meno di veicolare importanti agenti patogeni. Oltretutto, il controllo delle loro popolazioni infestanti non richiede complesse misure di intervento.

Prima di tutto occorrerà ispezionare accuratamente i punti potenziali di colonizzazione della cimice, sia internamente che esternamente alle abitazioni (infissi, tapparelle, ecc.) e dove eventualmente rinvenire individui adulti svernanti da asportare manualmente. Successivamente si renderà necessario impedire le vie di accesso a questo invadente e sgradito ospite mediante sigillatura delle fessure di porte e finestre o, in alcuni casi, prevedere eventuale installazione di reti o zanzariere.

Riguardo ai trattamenti chimici sarebbe buona norma intervenire direttamente sul luogo di origine del problema, e quindi sulle piante di olmo, avendo cura di individuare il periodo ideale di intervento in modo da arginare sul nascere l’inizio di un’infestazione. Nello specifico, una volta individuate le piante da trattare che sono generalmente quelle adiacenti alle abitazioni, si potrà procedere con interventi insetticidi sulle chiome verso la fine di aprile per colpire gli adulti nella fase riproduttiva oppure nella seconda metà di maggio sui frutti caduti a terra per colpire le forme giovanili, mediante l’impiego di piretroidi di sintesi (deltametrina, permetrina e cipermetrina) in formulazioni registrate per il verde ornamentale. Trattamenti generalizzati sulla vegetazione nel periodo estivo sono praticamente inutili proprio per l’assenza del parassita in loco. Utili invece possono rivelarsi le potature invernali agli alberi con lo scopo di ridurre i potenziali ripari per l’emittero con effetti positivi sul contenimento delle popolazioni.

Nel caso in cui si dovrà necessariamente intervenire chimicamente anche all’interno dei locali, si consiglia in genere di ricorrere ad applicazioni localizzate con piretroidi in formulazione acquosa o con prodotti a base di etofenprox, che come abbiamo già accennato nel precedente articolo, è un principio attivo piuttosto recente avente la stessa struttura base dei piretroidi, ma dotato di una bassissima tossicità acuta nei confronti dei mammiferi, uomo compreso.

Siamo così giunti all’epilogo di questo quinto articolo della rubrica dedicato alla descrizione di una specie o gruppo di specie che per loro sventura sono considerati oggetto di ribrezzo e nei casi più gravi di fobia, “entomofobia” per la precisione, capaci di suscitare nelle persone veri e propri attacchi di panico e disturbi d’ansia, come il caso di cronaca con il quale abbiamo dato il via a questa nostra breve trattazione.

Se è vero che ciò di cui abbiamo veramente paura è proprio quello che non conosciamo, ci si augura che le informazioni qui riportate siano in parte utili a ridurre l’eccessivo allarmismo tra le persone per la vista di un insetto, di per sé innocuo, e ad approcciare con un pizzico di serenità in più alla risoluzione del problema.

 

Cosa sai sulla sicurezza della luce UV?

La “luce nera” ha effetto sulla salute umana? Una trappola a luce ultravioletta può essere nociva per i miei clienti e i dipendenti? Quali norme di sicurezza occorre seguire quando si deve scegliere la tecnologia giusta per i clienti? La tecnologia innovativa può far sollevare molte domande giustificate ed è bene cercare le risposte più giuste.

Vi proponiamo qualche informazione sulla luce UV che può aiutare a prendere confidenza con l’uso di una trappola elettroinsetticida:

  • La ricerca ha dimostrato che l’intervallo ottimale per attirare gli insetti volanti è compreso tra 345 e 370 nm (nanometri) e questa è la lunghezza d’onda che viene emessa dai tubi per le trappole per mosche. Numerosi scienziati che hanno studiato il possibile pericolo per gli esseri umani concordano sul fatto che risulta innocua in normali condizioni d’uso. Nelle trappole UV per le mosche non viene usata né luce UVB, né UVC.
  • Esiste una norma europea specifica per le trappole per mosche a luce UV, la EN 60335-2-59. Le trappole PestWest sono testate secondo gli standard di sicurezza europei e ciò include in particolare i livelli massimi di radiazioni consentiti dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP). Qualsiasi trappola che non rispetta questi i criteri non supera il test.
  • Le trappole UVA PestWest sono progettate per fornire un valore di uscita UVA più basso possibile, compatibile con un’efficace attrazione degli insetti. L’energia complessiva prodotta è bassa e l’esposizione ai raggi UVA è di gran lunga maggiore all’aperto in una giornata media di sole.
  • Il picco di emissione prodotta dai tubi Quantum® è di circa 365 nm. La maggior parte degli UVA è concentrata intorno al picco della lunghezza d’onda, il che significa che la lampada è “più luminosa” dove è più importante cioè la minima parte di energia elettrica viene utilizzata per produrre luce perché non serve per attirare gli insetti volanti.

6 semplici cose da fare nel posizionamento delle trappole per mosche

 

Questa è una delle domande più frequenti dei disinfestatori: dove e a quale altezza è opportuno montare un’unità di controllo dei parassiti per garantire le migliori prestazioni?

Se segui queste semplici regole non ti sentirai mai incerto su come procedere con il posizionamento delle trappole.

1. Evita altre fonti di luce!

Le trappole elettriche devono essere posizionate in modo da ridurre al minimo la competizione creata da altre fonti di luce, quindi è opportuno non montarle vicino alle finestre.

2. Proteggi il cibo esposto!

Colloca la trappola vicino, ma non direttamente sopra, al cibo esposto o alle superfici di preparazione del cibo (se possibile per attirare le mosche lontano dalle aree di preparazione del cibo).

3. Avvicinati al nemico per combatterlo!

Osserva dove le mosche tendono a radunarsi e, se possibile, metti la trappola all’interno o vicino a quell’area.

4. Taglia loro la strada!

Colloca le trappole in una posizione di “intercettazione” rispetto al punto di ingresso principale delle mosche – normalmente porte e/o finestre – e rispetto all’area da proteggere. Negli stabilimenti di ristorazione le mosche hanno più probabilità di entrare attraverso la porta posteriore piuttosto che da quella anteriore, perché è lì che si trovano i rifiuti della cucina e le pattumiere.

5. Concediti una successiva manutenzione semplice e sicura!

Posiziona le unità dove possono essere raggiunte nel modo più semplice possibile e mai sopra macchinari in cui l’accesso può essere difficile o pericoloso.

6. Scegli l’altezza corretta!

Monta le trappole in una posizione comoda per svuotare il vassoio di raccolta, cambiare il cartoncino collante o sostituire i tubi e, nel caso di un montaggio sospeso in edifici industriali, collocale ad almeno a 2,5 metri sopra il livello del suolo, lontano dal traffico dei carrelli elevatori.

Ci sono talmente tanti luoghi in cui è possibile utilizzare le trappole per mosche che risulta impossibile seguire ognuna di queste 6 regole contemporaneamente. Avere comunque in mente questi elementi ti aiuterà a decidere cosa è meglio fare per le zone che devi proteggere.

Liberamente tradotto dal Blog di PestWest

Cosa dice l’Auditor – N.3: Un approfondimento sulla UNI EN 16636

Proseguendo l’esplorazione del mondo “UNI EN 16636”, ci rendiamo conto di come le attività elencate nel nostro secondo approfondimento facciano parte di un flusso circolare che l’azienda che applica un sistema in accordo con la norma in oggetto deve essere in grado di garantire e rispettare.

Tutto il punto 5 della norma si concentra sull’analisi di questo diagramma (foto sopra) all’interno del quale si muovono le seguenti figure:

  • Responsabile tecnico
  • Utente professionale (operatore sul campo)
  • Venditore (agente)
  • Amministrazione

le cui competenze sono esplicitate nella appendice già vista, anche questa, nel nostro secondo approfondimento.

Passiamo a esaminare ciascun punto del diagramma che compone per intero il processo del servizio di gestione degli infestanti.

Guardiamo i primi 5 punti di questo flusso:

5.1 Contatto con il cliente

In questo primo contatto con il cliente, è importantissimo tenere conto in modo specifico di qualsiasi preoccupazione del cliente e di eventuali fattori di rischio che possano influire con la scelta del servizio da offrire (ad esempio posizione geografica, natura del business del cliente, valore dei beni interessati dal servizio, ecc.). Il servizio proposto sarà sicuramente diverso tra quello in una azienda che tratta viti o bulloni o quello in un molino!!!!!! [figure coinvolte: Responsabile tecnico, Operatore sul campo, Venditore]

5.2 Ispezionare / Valutare il sito – Monitoraggio

In questa fase il PCO (nella persona della sua persona competente) deve determinare se vi sia una infestazione in atto o se possa, potenzialmente, aver luogo. Le risultanze di questa prima attività, devono essere spiegate al cliente prima che venga implementato qualsiasi intervento.

Questa valutazione deve fornire indicazioni specifiche circa le eventuali specie infestanti, circa i fattori che potrebbero dar luogo o favorire una infestazione; circa l’identificazione delle diverse misure preventive, sia strutturali che no, per attenuare il rischio di una infestazione, proliferazione o reinfestazione (Pest proofing); revisionare e valutare l’efficacia delle precedenti ispezioni, dei precedenti trattamenti e interventi.

Se questa attività fa parte di un regolare contratto di servizio in cui non viene identificata alcuna infestazione si parla di monitoraggio. [figure coinvolte: Responsabile tecnico, Operatore sul campo, Venditore]

5.3 Valutare le infestazioni, identificare i parassiti e condurre una analisi sulla causa originaria

Se viene rilevata una infestazione, il responsabile tecnico, in questa fase, deve condurre una analisi approfondita e spiegare i risultati al cliente.

La valutazione deve riguardare elementi essenziali per una diagnosi accurata, tra cui:

  • Rilevamento e identificazione di parassiti e loro portata e distribuzione;
  • Valutazione dei fattori che potrebbero portare ad una loro proliferazione;
  • Identificazione delle misure preventive per mitigare i rischi di ulteriori infestazioni;

Attenzione particolare si dovrà porre poi sulle situazioni in cui il cliente non è riuscito ad agire in base a precedenti raccomandazioni.

Quando viene identificata la presenza di parassiti, il PCO deve stabilire e rintracciare le possibili fonti dell’infestazione e utilizzare questi risultati per eventuali raccomandazioni formali e per progettare strategie di prevenzione e trattamento.
[figure coinvolte: Responsabile tecnico]

5.4 Valutazione del rischio del cliente e del sito

In questo punto della norma, come nella nuova ISO 9001:2015, si parla di “risk assessment” o analisi del rischio, ovvero, una metodologia volta alla determinazione del rischio associato a determinati pericoli o sorgenti di rischio. Questa può essere applicata in svariati campi, dal settore agroalimentare (HACCP) sino alla gestione dei rischi ambientali.

Esiste addirittura una norma ISO, la 31000, che fornisce principi e linee guida generali per la gestione del rischio. Può essere utilizzata da qualsiasi organizzazione pubblica, privata o sociale, associazione, gruppo o individuo e non è specifica per nessuna industria o settore. La ISO 31000 può essere adottata per molte attività come la definizione di strategie e decisioni, operazioni, processi, funzioni, progetti, prodotti, servizi e beni. Può inoltre essere applicata a qualsiasi tipo di rischio, sia per conseguenze di tipo positivo che negativo.

Nel nostro caso il PCO deve prendere in considerazione:

  • eventuali implicazioni derivanti dai requisiti della natura e della struttura dei locali, dell’ambiente e del luogo, dalle attività svolte sul sito;
  • il potenziale impatto dell’intervento sull’ambiente e sulle specie non bersaglio;
  • l’atteggiamento del cliente nei confronti del rischio (ossia la natura degli organismi parassitari, la probabilità di presenza e / o proliferazione e una valutazione realistica delle potenziali conseguenze che tale presenza avrebbe sul cliente)

[figure coinvolte: Responsabile tecnico]

5.5 Definire il campo di applicazione legale

Il responsabile tecnico stabilisce formalmente quali regolamenti e leggi sono applicabili (nel settore di intervento) e quindi seleziona una strategia di controllo appropriata da includere nel piano di gestione dei parassiti per il cliente.

I diversi scenari di controllo sono soggetti a diverse normative europee, racchiusi all’interno dell’allegato B della norma:

B2. Protezione delle risorse, inclusi legno, prodotti a base di legno e altri materiali (compresi la proprietà degli edifici e il controllo degli uccelli) – Gruppo Principale 2 del regolamento (UE) No. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi

B3. Protezione di piante e prodotti vegetali – Regolamento (CE) No. 1107/2009 relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari

B4. Protezione della salute in esseri umani, animali e bestiame tramite gestione e controllo delle infestazioni (Pest Management) – Gruppo Principale 3 del regolamento (UE) No. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi

B5. Protezione della salute negli esseri umani, animali domestici e bestiame da disinfezione – Gruppo Principale 1 del regolamento (UE) No. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi

[figure coinvolte: Responsabile tecnico]

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